Lungo l’antica strada statale jonica, nei pressi di Rossano, c’è un angolo di paradiso botanico calabrese che ha bisogno di acqua, il Mary Flowers. Giardiniera per passione, Maria non ha la possibilità di scavare un pozzo, e allora chiede il sostegno di chiunque non voglia condannare all’aridità quel che con tenacia e infinita cura ha saputo inventare perché i colori e i profumi tornassero a far gioire una terra d’incanto. In fondo, come ogni bella fiaba che si rispetti, anche questa non potrà che raggiungere un lieto fine, ma la primavera s’è annunciata da tempo e bisogna far presto
Una deiziosa scarpata, al centro di proprietà più importanti, di nome e per ampiezza e per cui il Mary Flowers si fa pistillo e stame di un grande fiore immaginario, che si ribalta all’occhio di chi vi arriva davanti. Ed è subito fiaba solo a sentirlo nominare, il Mary Flowers! Fantasia e sentimento giocano e rimandano alla piccola Mary Lennox, protagonista del famoso romanzo, Il giardino segreto, della scrittrice angloamericana Frances Hodgson Burnett. Un giardino segreto scovato per caso che la bambina decenne cura e riporta alla vita.
Maria Ariosto come la Mary Lennox: bambina dall’animo colorato che porta i profumi della terra e che come la terra accoglie e dona, perde e ritrova, cade e si rialza. Ancora più forte e più “bambina” di prima. Non smette mai di sognare, Maria. Anzi sogna in comunione con la sua scarpata argillosa, che ha acquistato con fatica e che con fatica cerca ogni volta di far vivere e rivivere. Da anni, pianta da settembre a febbraio e gioisce in primavera. Pur cosciente di non sapere come andrà a finire nella successiva stagione estiva…
Perché in quel pezzetto di terra non arriva l’acqua. Eppure, l’acqua è vicina. Basterebbe un tubo, un semplice e corto tubo da collegare a uno degli irrigatori dei vicini. Ma i vicini non vogliono problemi e quel pezzetto di terra è costretto ad attendere, silente e paziente. E Maria continua a combattere per “lui” come fosse suo figlio.“Ci vogliono soldi per tutto” mi dice “e io non ce li ho. Basterebbero sei mila euro per far fare un pozzo e il Mary Flowers vivrebbe senza paura di dover, ad ogni stagione, ricominciare“.La scruto mentre parla. Mi racconta della sua moto e di come i vicini l’hanno sempre guardata in maniera strana, come “la donna con la moto che combatte per un giardino”.
I capelli scompigliati, il sorriso dei suoi occhi melanconici, zigomi forti come l’ossatura della sua corporatura: tutto in lei profuma del sapore della terra, del grembo della Grande Madre. E come la grande Madre, soffre e spera, abbraccia il dolore e saltella di gioia nel vedere i suoi “bimbi” morire o crescere, perdere o resistere e lei… lei non demorde! L’ostinazione della “terrona” è lì, riposta dentro al suo ventre e, esplodendo, si fa poesia…A un certo punto, sposta il cancello sgangherato, le cui ante sono accostate, ma non serrate.
Chiunque potrebbe entrare al Mary Flowers!
Ride e si diverte a raccontare, Maria, che lì davanti c’erano le piante del benvenuto e dell’accoglienza: il gelsomino selvatico e la mortella, o meglio il mirto (o Myrtus Communis), che han voglia frettolosa di rivivere. Ascolto il suono delle sue parole: si intrecciano e si aggrovigliano, l’una dentro l’altra, parole dette a metà, altre prolungate o spezzate da risa improvvise. Il dialetto si mescola all’italiano e insieme incontrano l’accento semitedesco. Per me musica wagneriana… come wagneriana è la sua passione sofferta per un giardino che ogni volta tenta di essere vivo sotto le sue forti mani e che, puntualmente, le sfugge di mano.Varcata la soglia, i suoi racconti si vestono di alberi e di fiori… ma anche di sentimento angoscioso per le piante infestanti, quelle stesse per cui la piccola Mary Lennox dovette combattere prima di rimuoverle tutte. E piano piano il giardino segreto si scolpiva da sé.
Poi però il profumo del pepe rosa distoglie la nostra giardiniera dalla loro prepotenza. Ne accarezza le foglie e mi chiede di odorare. Siamo sullo spiazzo della parte più alta del giardino.
Sulla sinistra è una vecchia roulotte che Maria ha riutilizzato per il ristoro. Una rustica Coffee House per la pausa e la rigenerazione dopo la fatica. Una roulotte abbandonata, su cui s’inerpicava un tempo, vanitosa, la bouganville, e che ora, lasciata sola, sembra volersi fare rudere e rovina, ma che, come la “barca o la canoa”, assurge qui a simbolo del viaggio dell’anima e si mescola con le piante. Continua a raccontare Maria che, sul fondo del piazzale dove la scarpata si fa discesa davanti a noi, saranno le piante da frutto a dimorare: i limoni e i kiwii, il melo e i cocomeri gialli, il fico d’india e i mandarini cinesi, misti alle rose, rampicanti o a cespuglio, antiche o moderne, in cui spicca la rossa e variegata osiria. A metà di questo tratto di scarpata, sopra e sotto di noi, dolci filari di pini e tuie che, a metà e nella parte bassa del giardino, fanno da quinta e da cornice alla parte centrale. Soprattutto, danno il sapore del gioco del visto-e-non-visto dei capricciosi giardini all’inglese, dove tutto è governato dalla mano dell’uomo, senza che lo si percepisca.
Si procede lungo gli stretti sentieri e intanto la scarpata si colora di cespugli aggettanti di vite canadesi (o ampelopsis brevipenduculata), dell’erbacea-arbustiva Stevia rebaudiana e di altre erbacee perenni come la passiflora o il narciso, le camelie o i cosiddetti fiori di carta (hilchrysum bracteatum) o elicriso lucido. Un fiore quest’ultimo che non secca mai e che perciò è detto fiore dell’amicizia. Spontaneamente, lo adottiamo come simbolo di questo giardino.
Ci sorridono passando altri arbusti colorati come il callistemon viminalis coi suoi fiori rossi e appassionati o anche il cotone (o gossypium) coi suoi fiori bianchi. E tra alberi ad alto fusto e arbusti, decidui o sempreverdi, sbucano le piante officinali come il sesamo nero o ancora l’ombelico di Venere (o umbilicus rupestris) che sembra addirittura scherzare facendo capolino tra le rocce ai piedi dei secolari alberi della luce, gli ulivi. Ma di luce qui parla anche il Lumino greco (ballota acetabulosa) una pianta che ha proprietà calmanti contro l’insonnia!
A ricercare attenzione, sul piccolo pendio, con le loro particolari forme e i loro fiori statuari, sono le succulenti come l’aloe vera o la barba di giove; ma anche le coloratissime bulbose come il poco familiare draculus vulgaris, o gli iris di varie specie e la rizomatosa cuor di Maria (dicentra spectabilis), una pianta rara da queste parti; e poi ancora le soffici erbe aromatiche come il rosmarino, la salvia, il basilico rosso, il curcuma, che con i loro profumi ormai mescolati ubriacano gli animi, finché l’olezzo che ne deriva finisce con l’esser nauseabondo.
Non manca neppure il tocco esotico al Mary Flowers, come in ogni giardino all’inglese che si rispetti! E allora piante tropicali come la Coffee arabica, l’Annona tropicale di Reggio, pianta storica in Calabria, o il Goji Goji (o Lycium Barbarum) proveniente dalla Mangolia, dalla Tahilandia o dalla Cina, con le sue bacche curative, per cui potrebbe essere annoverata tra le officinali di questo giardino dell’eterna giovinezza, di cui la pianta porta la simbologia nell’immaginario collettivo. E poi varietà di thé verde, canna da zucchero nero e papaya. Un bellissimo Baobab (Adansonia L.): l’albero africano per eccellenza, asse del mondo e della sapienza.
Impressionanti sono i fior di loto e i giacinti d’acqua, piante che Maria sapientemente fa vivere in contenitori ricolmi d’acqua, cambiata puntualmente ogni settimana. Quanto al papiro piantato a terra, sembra essersi adattato (per amore?) e riuscire a sopravvivere nella stagione calda anche senza essere annaffiato, sfruttando al massimo la terra argillosa che trattiene l’umido. “Altre varietà saranno messe a dimora quest’anno”, insiste la nostra giardiniera delle fiabe e dell’amore incondizionato per le piante, e poi sollevando le mani, mi lancia un “uff e poi nel giardinetto dietro casa!!!! Devo cominciare a preparare vasi, scaffali e spazi…” e di quel giardinetto dietro casa lei ne ha fatto il suo laboratorio degli incroci e degli innesti, il luogo della sperimentazione: poesia che si prepara ad essere, ma che è già realtà di convivenza paziente e partecipata delle piante, nell’attesa del loro grande momento… E il Mary Flowers le attende anch’esso, come attende il viandante, quel viaggiatore che a piedi nudi cerca la speranza.
Sullo spiazzo nel fondo del giardino, Maria ha disegnato, allineando paletti e pietre, la stella di Davide all’interno del fiore della vita, i cui vuoti sono riempiti di colori e di profumi per tutte le stagioni. Non illudiamoci però. Il Mary Flowers ha urgente bisogno di tornare ad accogliere e ricominciare le sue attività di una volta. Tuttavia, non può farlo senza l’acqua. Ecco perché abbiamo pensato ad una richiesta di aiuto, ad una donazione (di pochi euro ciascuno) che permetterebbe alla sua giardiniera di raggiungere la cifra di 6.000,00 euro e di poter infine realizzare il suo pozzo. Perché Maria ne abbia il sollievo e la gratificazione che merita.
Chiunque volesse aiutarla, può contattarla in privato per email a oppure nella sua pagina Facebook
Maria e il suo Mary Flowers continuano ad attendere… ma questa volta con una speranza in più che sentono già non sarà disattesa!
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