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Genuino clandestino

Paolo Cacciari

25 Ottobre 2013

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di Paolo Cacciari

Essere contadini significa non fare differenza tra ciò che si produce per sé e ciò che si vende. Essere coltivatori significa rispettare la terra, non dipendere dal mercato. Ritornare alla terra è un modo di vivere molto libero e di pensare molto anarchico, che piace sempre di più ai giovani. Non sarà un caso che l’unico settore in cui l’occupazione aumenta è il biologico.

1379675_10151937675664244_1291139709_nAlcuni di loro hanno cominciato a riconoscersi e ad uscire dalle loro piccole tenute. Da alcuni anni organizzano incontri nazionali. Si sono dati un bel nome, “Genuino Clandestino”, un sottotitolo, “Comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare”, e un logo, che è un maialino con una benda da pirata sull’occhio (http://genuinoclandestino.noblogs.org) . Dall’1 al 3 novembre si incontreranno a Firenze, prima con un’occupazione simbolica in una tenuta abbandonata di proprietà della Provincia nel comune di Bagno a Ripoli, poi in assemblea al centro sociale nEXt Emerson.

Sono decine di gruppi che verranno da tutta Italia: “Campi aperti” (Emilia), “Mercatobrado” (Umbria), “Ragnatela resistente” (Campania), “Terre in moto” (Lombardia), “Terra bene comune” (Toscana), “Coltivar condividendo” (Veneto) foto, Ccampo (Viterbo), “Terra Terra” (Roma) e tanti altri, dalla Sicilia alla Val di Susa. Non chiedono nulla. Solo di essere lasciati in pace, cioè, di non sottostare alle normative vessatorie che regolano la produzione e la commercializzazione del cibo industriale e che risultano assurde se applicate alle piccole aziende a conduzione familiare. Rivendicano la possibilità di instaurare un rapporto diretto e fiduciario con i loro clienti (preferiscono chiamarli co-produttori), famiglie e gruppi di acquisto. Soprattutto, sono consapevoli che se vogliamo salvare il pianeta il futuro è loro.

Scrivono nel manifesto di Genuino Clandestino: “le agricolture contadine tutelano la salute della terra, dell’ambiente e degli esseri viventi, a partire dall’esclusione di fertilizzanti, pesticidi, diserbanti e organismi geneticamente modificati”. Solo le coltivazioni contadine riescono a custodire le varietà locali dei semi. Cercano, quindi, di costruire una “alleanza fra movimenti urbani e movimenti rurali” sul tema della sovranità alimentare, ovvero, sul “diritto al cibo genuino, economicamente accessibile e locale”. Quest’anno hanno aperto la campagna “Terra Bene Comune” (http://terrabenecomune.noblogs.org/) di sensibilizzazione dell’opinione pubblica per la coltivazione di terre abbandonate e contro la svendita delle terre demaniali. Il decreto “Salva Italia” (sic!) dello scorso anno prevede infatti la privatizzazione di 360 mila ettari attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. Ciò renderà ancora più difficile l’accesso alla terra di quanti vogliono intraprendere progetti di “neo-ruralità” e mette persino in pericolo l’attività degli attuali fittavoli.

Paolo Cacciari () ha lavorato all’Unità ed è stato più di un semplice collaboratore del settimanale Carta. Consigliere comunale e assessore a Venezia per vari periodi, attualmente collabora con la Rete per la Decrescita con cui è stato tra gli organizzatori della terza conferenza internazionale sulla decrescita (Venezia, 2012). Tra le sue pubblicazioni Pensare la decrescita. Sostenibilità ed equità, Carta e Intra Moenia, 2006. Il comune non pensa solo all’immondizia, in: Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla società dei consumi, i libri dell’Altreconomia, 2006. Decrescita o barbarie, Carta, 2008, ora disponibile gratuitamente su decrescita.it, e con altri La società dei beni comuni, Ediesse, 2011. Altri articoli di Paolo Cacciari presenti nell’archivio di Comune-info sono QUI. Questo articolo è stato pubblicato anche su Left.

DA LEGGERE

L’autogoverno della terra

Esiste una ostinata rete di piccoli contadini, “genuini e clandestini”, che non hanno bisogno di terra ma si battono lo stesso contro lo sfruttamento, la devastazione e l’abbandono delle terre private o pubbliche. E propongono una campagna nazionale

Coltivare terre abbandonate

Un sito cerca di trovare un coltivatore per ogni spazio agricolo disponibile

I ragazzi-contadini che trasformano la terra in oro

Carlo Petrini

In questo articolo di Repubblica, Carlo Petrini, fondatore di Slow food, ragiona della riscoperta dell’agricoltura. Scrive Petrini: «Come giustamente titolava un sito di settore qualche giorno fa, è ora di “salire in agricoltura”». Quel sito è Comune-info. In link all’articolo in questione è qui

La rivoluzione delle giuggiole

Piero Bevilacqua

Ci sono molte buone ragioni per ripensare l’agricoltura a cominciare dalle aree interne, cioè i territori collinari e montuosi. Non solo per tutelare biodiversità, paesaggi, acqua e ambenti ma anche perché in queste aree il mestiere del contadino non sarà mai un’impresa industriale

«La terra è vostra. Prendetela!»

La straordinaria occupazione delle terre a Somonte, Spagna, ha compiuto un anno

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