I semi di accoglienza, solidarietà e reciprocità gettati dieci anni fa da donne romane e donne rom in fuga dall’ex Jugoslavia hanno portato frutto. Insieme Zajedno è una cooperativa sociale interculturale che ha unito esperienze di cooperazione internazionale e microcredito per far nascere una piccola impresa al femminile, di artigianato (borse, portachiavi, abiti, collane…), libri in stoffa con caratteri braille commissionati da altri paesi, prodotti di riciclo. Venerdì 9 novembre la cooperativa festeggia l’inaugurazione nel quartiere romano di San Lorenzo. Cosa significa zajedno? Insieme (a proposito di donne rom insieme, suggeriamo la lettura anche di «Siamo state zitte per troppo tempo»)
Ida al telefono ha una voce entusiasta. Sono riusciti ad aprire un vero e proprio negozio nel centro di Roma. Sembra un sogno, in realtà è la perseveranza dell’incontro tra donne rom, l’associazione Insieme Zajedno e alcune operatrici sociali, che hanno deciso di inventarsi un’economia diversa, una fucina di colori e di creatività al femminile, come dimostrani le foto del loro sito web zajedno.it.
A raccontarci la storia di queste donne è Nadia Angelici, giornalista. Durante la guerra della ex Jugoslavia, negli anni ’90, un gruppo di donne romane si impegna nel sostegno ai bambini bosniaci e alle loro madri, sfollati nei campi profughi della Slovenia: un impegno che oltre al contributo economico creò dei legami di affetto e di amicizia molto forti. Con la fine della guerra i profughi rientrarono nei loro paesi ma la relazione tra quel gruppo di donne non è scomparsa. Nasce così, nel 1998, Insieme Zajedno, un’associazione dedicata all’infanzia e alle donne più deboli per offrire un aiuto concreto, per riconsegnare dignità, per riscoprire il signficato di espressioni come giustizia sociale e diritti. L’esperienza di Insieme Zajedno, cominciata in Bosnia Erzegovina, e poi consolidata attraverso progetti in Macedonia, Kosovo, Moldavia, Iraq, dal 2006 si è trasferita a Roma dove, nel cuore di San Lorenzo è nato il «Laboratorio Manufatti delle donne rom» (qui un video sul laboratorio), progetto di microcredito per l’auto-impiego di donne rom attraverso la realizzazione di accessori originali per l’abbigliamento e la casa.
Zajedno vuole dire in bosniaco «insieme» ed è così che nascono quesi prodotti. «Dare continuità a un’idea e a un laboratorio libera la creatività, rafforza le competenze e lo scambio interculturale», dice Ida. Le donne rom, in gran parte mamme, vengono dai campi di Salone e di Gordiani, alla nostra domanda di come arrivano in centro la risposta è netta: «Autonomamente!». Il lavoro più intenso si fa la mattina tra le 9 e le 13: un po’ sartoria e un po’ bottega, il negozio è aperto tutto il giorno, offrendo una vetrina che ci sembra una festa di colori e artigianato di qualità, con pezzi di design, borse, abiti, collane, ma anche articoli per bambini, bambole di stoffa. Ci sono anche numerosi oggetti nati dell’immaginazione creativa di alcune delle donne rom: pezzi di stoffa avanzati sono stati trasformati in gadgets e portachiavi. «Nei nostri magazzini conserviamo le cose più diverse: avanzi di stoffe, bottoni, cerniere lampo. Tutto viene recuperato – spiega Cristina – Magari per decorare borse, spille o teli da bagno».
Molti si fermano a osservare i «libri tattili» in stoffa per l’infanzia provvisti di caratteri braille, per adattarsi alle diversi abilità di lettura di tutti i bambini. Tra le pagine in tessuto interamente realizzate a mano, personaggi e oggetti di stoffa e altri materiali raccontano fantastiche storie tutte da toccare. «Ci vengono commissionati dalla Svezia e dalla Finlandia, in minima parte anche dall’Italia, ma per ora solo da alcune biblioteche al Nord. Con questa produzione – continua Cristina – le donne rom hanno conosciuto il linguaggio braille, loro che non hanno scrittura».
Questa cooperativa insomma è un bel segnale per la città: mette in discussione pregiudizi e gioca con le potenzialità creativa dell’incontro tra donne. Roma ospita sempre più spesso, nonostante le mille difficoltà, storie di piccole imprese di donne migranti, imprese che favoriscono microredditi, recuperano mestieri manuali e ricompongono relazioni. Per adesso gli ingredienti di questa cooperativa sembrano una combustione unica; da una parte Cristina Roselli del Turco, pediatra in pensione, che ha sempre pensato a come offrire un’opportunità alle donne dei campi, da un’altra parte l’esperienza dell’associazione di volontariato Insieme Zajedno, impegnata in progetti di cooperazione e solidarietà internazionale, dove i progetti di micro-imprenditorialità e micro-credito sono la norma.
«Abbiamo deciso di dar vita a una cooperativa multiculturale – spiegano – Siamo una piccola impresa di sei donne, ma periodicamente ne ospitiamo altre attraverso le borse lavoro che svolgiamo nel corso dell’anno. Attualmente c’è una donna serba che viene dal campo di via dei Gordiani e da settembre sarà con noi una ragazza madre italiana. L’idea è formare donne di qualsiasi origine che, per motivi diversi, sono fuori dal mercato del lavoro. Per questo siamo in contatto con gli sportelli sociali e con i Municipi». Di certo le cose da fare non mancano: non si tratta solo di imparare un mestiere, ma anche di gestire la clientela, rispondere alle ordinazione. Alcune di queste donne hanno avuto la possibilità di tenere i loro bambini nel laboratorio mentre lavoravano. È qui che la piccola Cristina ha trascorso il suo primo anno di vita, cresciuta tra macchine da cucire e solidarietà.
Zajedno inaugura il proprio punto vendita venerdì 9 novembre, dalle ore 18 con una festa e un gustoso aperitivo. L’appuntamento è in via dei Bruzi 11/C.
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