di Roberto Salustri
Il 23 marzo ai Castelli Romani si è svolto un incontro piuttosto interessante: molte realtà si sono riunite per condividere le proprie esperienze sul tema della Permacultura e degli orti collettivi con l’obiettivo di creare una agricoltura resiliente ai Castelli Romani. Una idea bioregionale di permacultura sociale che persegue i principi di condivisione delle risorse e di attenzione alle persone e alla terra. Durante l’incontro sono state presentate molte iniziative nate o realizzate nella Bioregione dei Castelli Romani.
E’ stato un incontro tra persone e gruppi che fanno permacultura, vogliono creare o già gestiscono orti collettivi, cooperative agricole, piccoli coltivatori e sono interessati a costruire un sistema resiliente di agricoltura ecologica e solidale. Ma è stata anche una giornata di lavoro collettivo con i metodi di partecipazione delle Transition Town.
Il tempo delle api
Una delle attività presentate è la realizzazione del documentario “Il tempo delle api“. Gli autori e registi del documentario, Rossella Anitori e Darel Di Gregorio, intervenuto durante l’incontro, hanno fatto una scelta coraggiosa: non girare l’ennesimo film-denuncia sulla moria delle api nel mondo, ma raccontare un’esperienza concreta ed efficace per affrontare il problema, un esperimento facilmente realizzabile, che può essere fonte di ispirazione per molte persone. “Il processo di produzione del miele – spiegano gli autori – oggi è diventato intensivo e meccanico: gli allevamenti sono totalmente medicalizzati e le api sono sempre più deboli. Gli alveari vengono trasportati sistematicamente da un luogo all’altro per ottenere diverse qualità di miele e da una parte all’altra del pianeta per rimpiazzare i vuoti lasciati dalla loro progressiva scomparsa. Mauro e Valerio, i protagonisti del documentario, hanno scelto un’altra strada, la permapicultura, ispirata ai principi della permacultura”.
Andrea Rostagnol di Reseda ha ricordato che le api svolgono un ruolo fondamentale nella catena alimentare, perché se non impollinassero i fiori, molti tipi di frutta e verdura non esisterebbero. Basti pensare che su 100 colture che coprono il 90 per cento della produzione mondiale di derrate per alimentazione umana, 71 sono legate all’attività di impollinazione delle api. La principale produzione degli alveari non è dunque il miele ma la maggior parte del nostro cibo.
Matteo Attolico di “Equiazione“ ha raccontato invece di una equitazione non convenzionale, dove il cavallo non è cavalcato se non gli va. EquiAzione è un laboratorio nomade, attualmente ospite presso la onlus Ciampacavallo. La natura è l’ambiente di queste esperienze, con il gran caldo o sotto la pioggia. Ogni hanno fanno una transumanza con i loro cavalli per spostarli in modo naturale nel territorio dei Castelli Romani. Oltre a questa esperienza Matteo ha raccontato di “Ciampacavallo“ dove si fa educazione ambientale, orti collettivi, sostegno psicologico e gruppi di ascolto tutto in un’area naturale alle porte di Roma.
Orti comunitari
Molti gli esempi di orti collettivi tra cui quelli gestiti da cooperative sociali e da gruppi informali di cittadini: Sandro Pravisani di Artigiani dell’amore, ad esempio, ha raccontato di un orto nato per salvare dal degrado uno dei fossi di Giulianello (Latina). Alcuni abitanti del paese, sensibili a valori come collettività, condivisione, sostenibilità e autoproduzione, stanno oggi realizzando un progetto di orto sinergico collettivo a Giulianello di Cori.
Di Microforestazione e Oasi Urbane hanno parlato quelli della cooperativa ecosociale Reseda, una iniziativa – portata avanti con decine di scuole – per coltivare a partire dal seme gli alberi e gli arbusti autoctoni del territorio, che ha portato alla piantumazione di più di sei mila piante. Le piantumazioni sono state effettuate in aree colpite da incendi dolosi, aree urbane degradate, aree comunali e nei cortili delle scuole. In questo ambito è stato utile il sostegno dell’assessorato all’Ambiente del Comune di Albano laziale (Roma) e in passato della XI Comunità montana del lazio “Castelli Romani e Monti Prenestini”. La Reseda ha anche fatto un censimento delle aree pubbliche non utilizzate nel Comune di Ariccia e di Albano laziale e ha lanciato l’idea di corridoi ecologici tra orti collettivi.
Granjas Urbana Solar
Alcune iniziative descritte sono nate ai Castelli Romani ma sono state realizzate in altri paesi: Orti solari familiari (Campi profughi Saharawi), Granjas Urbana Solar (Cuba); e uno delle più grandi esperienze al mondo di Permacultura, i 236 ettari della Cpa “Roberto Amaran” a Pinar del Rio. A raccontare queste esperienze quelli di Reseda che hanno anche parlato dei principi tecnici ed etici della Permacultura e illustrato cosa è una foodforest (Bosque comestible). Un video-documentario su queste realtà a Cuba, secondo Reseda, dimostra come quella sia probabilmente tra le più grandi esperienza di Transition Nation del mondo.
E ancora: Laura Raduta ha raccontato l’esperienza dell’EcoVillaggio A pedali, una esperienza tra il cohousing, il recupero dei luoghi, l’uso di tecnologie appropriate. Trovando difficoltoso comprare una proprietà adatta, un po’ per caso si è presentata la possibilità di prendere in affitto una proprietà a Torri in Sabina, che permette, con relativo poco investimento economico, di iniziare a conoscersi, a fare gruppo e mettersi alla prova per la nascita di un ecovillaggio che tende all’indipendenza alimentare, energetica ed economica.
Infine, tra le iniziative nate attraverso questo incontro citiamo: le aree naturali della Socialstreet di Villa Ferraioli (Albano laziale) con la creazione di microhabitat nel quartiere; la rinascita dell’orto botanico della cooperativa Spazio Lavoro in collaborazione con i volontari di Cantiere Ecologia, il corso per gli ottanta rifugiati ambientali sulla permacultura e le energie rinnovabili presso Casa Sociale Piamarta (Ariccia), la difesa della biodiversità con l’iniziativa “microhabitat” e “bosco e sottobosco” per la realizzazione di microaree umide e angoli per gli imenotteri.
Questo articolo è stato pubblicato anche su transitionitalia.wordpress.com (con il titolo Disegnare la resilienza alimentare).
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