di Mario Rigoni Stern
Cari Compagni,
sì, Compagni, perché è un nome bello e antico che non dobbiamo lasciare in disuso; deriva dal latino “cum panis” che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane. Coloro che lo fanno condividono anche l’esistenza con tutto quello che comporta: gioia, lavoro, lotta e anche sofferenze.
È molto più bello Compagni che “Camerata” come si nominano coloro che frequentano stesso luogo per dormire, e anche di “Commilitone” che sono i compagni d’arme.
Ecco, noi della Resistenza siamo Compagni perché abbiamo sì diviso il pane quando si aveva fame ma anche, insieme, vissuto il pane della libertà che è il più difficile da conquistare e mantenere.
Oggi che, come diceva Primo Levi, abbiamo una casa calda e il ventre sazio, ci sembra di aver risolto il problema dell’esistere e ci sediamo a sonnecchiare davanti alla televisione.
All’erta Compagni!
Non è il tempo di riprendere in mano un’arma ma di non disarmare il cervello sì, e l’arma della ragione è più difficile da usare che non la violenza. Meditiamo su quello che è stato e non lasciamoci lusingare da una civiltà che propone per tutti autoveicoli sempre più belli e ragazze sempre più svestite. Altri sono i problemi della nostra società: la pace, certo, ma anche un lavoro per tutti, la libertà di accedere allo studio, una vecchiaia serena; non solo egoisticamente per noi, ma anche per tutti i cittadini. Così nei diritti fondamentali della nostra Costituzione nata dalla Resistenza.
Vi giunga il mio saluto, Compagni dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e Resistenza sempre.
Vostro Mario Rigoni Stern, Mira (Venezia)
20 gennaio 2007 (lettera inviata all’Anpi di Treviso)
Mario Rigoni Stern
Nato ad Asiago (Vicenza) nel 1921, Mario Rigone Stern trascorre l’infanzia tra i pastori e la gente di montagna dell’Altopiano di Asiago. Partecipa come alpino alla guerra, fino a quando viene fatto prigioniero dai tedeschi nel 1943, perché si rifiuta di sostenere la Repubblica di Salò; viene liberato nel 1945. Dagli anni Settanta si dedica interamente al mestiere di scrittore, dopo aver scritto il suo primo romanzo Il sergente nella neve, che diventa un classico della letteratura moderna italiana, e che narra, autobiograficamente, la storia di un gruppo di alpini italiani durante la ritirata di Russia. Nel 1962, scrive Il bosco degli urogalli: la relazione tra memoria e natura diventa l’essenza delle sue opere. Altri libri noti: Storia di Tönle (1978), L’anno della vittoria (1985), Le stagioni di Giacomo (1995). Stern muore ad Asiago nel 2008.
fulvio dice
Giusto nella concisione, forte nel significato, vero, emozionante nel richiamo all’etimologia. Oserei aggiungere solo che, al contrario, il termine camerata sa di ammucchiata, richiama la puzza di una comunità di uomini non liberi, inconsapevoli addetti alla guerra, compagni si ma dei tempi della violenza e dell’inciviltà.
Federico dice
Compagno, come amante, sono due splendide parole. Rovinate completamente dall’accezione comune. Amanti non sono più coloro che si amano, ma i clandestini di un rapporto proibito. Compagno non è più chi condivide il pane, ma colui che sguazza nell’ideologia di sinistra… Peccato!
nonno Ruggero dice
Ci fu un tempo in cui parlando a folle “oceaniche” (basta anche nelle riunione dei consigli di fabbrica, al petrolchimico di Marghera, assai numerose…sono gli anni “sessantotteschi”…) se non declamavi ogni cinque minuti il termine “compagni!” non eri neppure ascoltato (cagato!) poi leggendo Rigorni Stern t’accorgi che questo sostantivo è bellissimo, se poi lo accomuni a “Coniuge” e a “Consorte” allora hai la “sostanza” dei tre termini assieme: due (o più) persone che hanno condiviso una vita mangiando dello stesso pane, godendo della stessa sorte e “avvinghiati” (avete presento il “gioco” dei buoi?) allo stesso percorso….sublime.
Gabriella dice
Per fortuna ci siamo noi a rompere la norma…✊✊✊
Ivano dice
Mio padre è stato partigiano, oggi non c’è più come tanti, come non mai in questo periodo della nostra società trovo necessario ricordare e divulgare ai nostri figli / nipoti l’importanza della resistenza, perché ritengo che c’è stato un periodo storico dove la resistenza è stata dimenticata.
Franco dice
Non conoscevo i notevoli risvolti del termine “compagno”. L’associavo solo alla politica, alla comune attività politica della sinistra detta antagonista. Ma non avevo mai pensato di approfondire l’argomento, l’etimologia della parola. Oggi compagno, compagnia, ha senso come sodale, sodalizio Fra persone che hanno le stesse idee o appartengono allo stesso partito politico (sempre di sinistra e antagonista). La lingua comune cambia significato, storicamente. Ma sostanzialmente non cambia il senso, il significato.
Angelo ing. VENTURA dice
E poi qualcuno vergognosamente usa il termine glorioso di Patriota perché non ero solo sulle cancellate di FIAT Mirafiori a Torino e vestivamo senza coccodrilli sulle camicie perché le portavano i padroni @
Mario dice
Ok non sarai d’accordo con l’ideologia di sinistra, ma usare il verbo “sguazzare” per definire gente che per un ideale ci ha rimesso la vita, è semplicemente antistorico……poi è vero ci sono quelli che senza un ideale per opportunismo , cambiano ad ogni nuovo vento, idea o meglio posizione, e allora “sguazzano”