Noi di Comune li conosciamo bene, quelli che fanno Cronache di ordinario razzismo. Ci aiutano a raccontare quel che accade alle persone che si muovono nel mondo (generalmente molto più interessanti di quelle che stanno ferme) e a comprendere come la paura di ciò che non si conosce e la presunzione di poter vantare privilegi nazionali possano avvelenare in modo letale una società. La chiave di volta di un lavoro che ogni giorno diventa più necessario – soprattutto nelle periferie metropolitane, cioè nei territori forse oggi più decisivi nell’orientare i destini del pianeta – sta principalmente in quell’aggettivo semplice: ordinario. Il razzismo che dobbiamo sconfiggere non è solo quello istituzionale, né soprattutto quello più cruento e visibile. È principalmente quello annidato nella vita di ogni giorno e tra le persone comuni, cioè nella gente che cambia davvero in profondità il mondo e la storia. Per questo crediamo sia necessario sostenere la campagna lanciata perché quelle Cronache restino vive e indipendenti: non sono soltanto utili ma indispensabili a chi, come noi, pensa che non esista alcuna buona ragione perché si possa sostenere che una determinata terra appartenga a qualcuno in misura maggiore che ad altri
di Cronache di ordinario razzismo
Una volta si chiamava colletta. Oggi si chiama crowdfunding. Il succo non cambia: chiediamo soldi. Con un certo pudore dati i tempi duri che corrono. E per questo partiamo innanzitutto dai nostri soci e collaboratori.
Se osiamo è perché pensiamo di fare qualcosa di utile. Se abbiamo torto o ragione lo deciderete voi sostenendo o meno, ciascuno secondo le proprie possibilità, la nostra campagna di raccolta fondi per mantenere in vita questo spazio di informazione, controinformazione e attivazione antirazzista.
Cronachediordinariorazzismo.org è nato nel marzo 2011 per dare un seguito al lavoro che Lunaria ha avviato con la realizzazione del primo Libro bianco sul razzismo pubblicato qualche anno prima. Erano tempi in cui la parola razzismo era bandita dal dibattito pubblico, chi osava pronunciarla era accusato di allarmismo eccessivo, di “drammatizzazione”. Anche quando le violenze razziste non si limitavano a correre sul web o sugli striscioni di qualche manifestazione di destra, ma colpivano le persone in carne e ossa. Facendo male. Come avvenne nel pogrom contro il campo rom di Ponticelli nel 2008, a Nettuno con l’aggressione incendiaria contro Navtej Singh o ancora con l’uccisione a Milano di Abdul Guibre “ladro di biscotti” il 14 settembre 2008 e con l’ignobile pestaggio di Emmanuel Bonsu a Parma compiuto il 29 settembre 2008, tanto più esecrabile perché compiuto da alcuni vigili urbani.
La fase che stiamo vivendo oggi è molto diversa da quella che caratterizzò il biennio 2007-2009 ma è anche molto simile.
È diversa perché siamo al settimo anno di una crisi economica e sociale che non accenna ad arretrare, le diseguaglianze sociali crescono sempre più e il contesto politico nel quale ci muoviamo è profondamente mutato.
E’ molto simile perché oggi come allora la risposta istituzionale al disagio sociale che sta deflagrando nel paese sembra ancora una volta optare per l’approccio sicuritario da un lato, per la rimozione o la propaganda rassicurante dall’altro.
Sullo sfondo un’Europa nella quale dopo il 24 e 25 maggio scorsi sono presenti più di 100 europarlamentari riconducibili più o meno direttamente ed esplicitamente a forze e movimenti politici xenofobi, nazionalisti e populisti.
E Borgaro Torinese, Corcolle, Tor Sapienza sono solo alcune avvisaglie di ciò che ci aspetta. Leggere in modo semplicistico quanto è accaduto come diretta espressione del malessere sociale in crescita nelle nostre città o come frutto della strumentalizzazione politica di qualche movimento di destra non ci aiuta. La guerra tra poveri non spiega da sola il razzismo ma certo facilita il lavoro di chi non esita ad utilizzarla politicamente per accrescere il proprio consenso.
Il punto è che mancano anticorpi collettivi sufficientemente forti e radicati sul territorio capaci di fermare la folle ricerca di facili capri espiatori e di ricostruire dal basso relazioni, interventi concreti e una cultura diffusa di solidarietà sociale.
In questo contesto così difficile, frammentato e sfavorevole a chiunque non si pieghi alla cultura della competizione a tutti i costi, Lunaria ha portato avanti il suo lavoro sociale e culturale contro il razzismo.
3.967 casi di razzismo monitorati dal 2007 a oggi, e segnalati in un database consultabile online.
231 sportelli legali gratuiti segnalati in una mappatura online.
227.144 visitatori unici dal 2011, con una media mensile di 10.000.
8377 download dei tre Libri Bianchi sul razzismo in Italia, disponibili gratuitamente online.
Una pagina Facebook che ogni giorno dialoga con più di 5.000 persone, un profilo Facebook costantemente in linea con più di 1000 amici, un profilo Twitter quotidianamente attivo.
12.030 download dei tre dossier realizzati nell’ambito della campagna “I diritti non sono un costo”, disponibili gratuitamente online.
Una newsletter che, a cadenza settimanale, aggiorna con notizie, appuntamenti, iniziative, approfondimenti, raggiungendo più di 9500 persone.
Questo lavoro è reso possibile da molte persone che collaborano con noi a titolo volontario e che ringraziamo. Ma senza l’impegno costante delle due persone che ci lavorano ogni giorno non ce la faremmo.
Per il 2015 non abbiamo nessun finanziamento a disposizione. Per questo abbiamo pensato di attivare i nostri soci, gli amici, i lettori, i compagni di strada di molte campagne e iniziative chiedendo un sostegno.
Sarà un modo per capire se il nostro lavoro ha un senso e un’utilità collettiva che va oltre la nostra rete associativa. L’equivalente di un pacchetto di sigarette, una pizza, persino di una birra da parte di chi utilizza il nostro lavoro, potrebbero fare la differenza.
Grazie sin da ora per l’aiuto che vorrete darci.
teresa lapis dice
grazie, lo leggerò volentieri e con interesse. ( se riesco a scaricarlo perchè non ho ancora ben capito come si fa) Se lo sapevo prima vi avrei mandato un contributo( dato che ci sto lavorando da 5 anni) ma forse bisogna fare parte del giro ed io sono un pò out sider.
spero di poetr venire il 13 anche se, come al solito sarà difficile discutere. Per quest non partecipo più volentieri, parlano sempre gli stessi, da anni, l’estabiliscment della sinistra locali, già seduta, organizzata in una lobby come altre, che mi è più simpatica di altre ma il meccanismo è sempre lo stesso : fa sistema ,è sistema.
Poco spazio di discussione e tempi diversi di intervento , sempre che si riesca a intervenire. Se non si cambiano questi elementi e condizione di partecipazione non si cambierà nulla, a parte i canali, e chi li gestisce e le denominazioni.Pochissimi giovani, che non ascoltano e non sono ascoltati per lobby , comunque, di potere che parlano, scrivono organizzano e poi ci si incontra quelli di sempre, appunto, da sempre alcuni ” vincenti” ed altri , più o meno, soccombenti oppure, comunque , silenti. Sapete che di terzo settore si parla solo in Italia, per il resto del mondo ci sono le istituzioni e le lobby e noi, moviimento del comune, dove pensate ci si possa posizioniare ,al di là dell’adesione ad esso o meno?
Teresa Lapis