Serve una svolta radicale dei meccanismi ambientali che ci sovrastano. Servono obiettivi concreti, efficaci nel breve periodo. Ecco una lista degli interventi da considerare essenziali per l’Italia e alcuni principi e criteri operativi. Qualche esempio? Immediata chiusura degli impianti a carbone, incentivi per il rispamio energetico, interventi per la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, ampliamento delle aree protette, deforestazione zero, promozione di modelli di consumo alimentare sani… Proposte magari incomplete e per alcuni aspetti provocatorie che aiutano tutti però a capire cosa succederà al vertice sul clima di Parigi nei prossimi giorni
di Alberto Castagnola*
Nelle ultime settimane il governo italiano dovrebbe aver messo a punto il documento che la Cop21 ha chiesto di inviare prima dell’inizio del vertice di Parigi. Il testo non è a nostra conoscenza e quindi quanto segue è solo esercizio forse potrebbe rivelarsi utile per capire cosa succederà a Parigi e cosa si dovrà fare come movimenti subito dopo.
Non pensiamo quindi sia possibile indovinare cosa intendono fare il governo e le forze politiche in vista di una scadenza così importante, specie dopo i completi fallimenti dei venti incontri internazionali precedenti, però abbiamo ritenuto opportuno formulare degli obiettivi molto concreti e che lascino poco spazio a tentativi di interpretazione o di distorsione da parte di gruppi di interesse economico. I contenuti derivano dalle letture fatte e da alcune esperienze di altri Paesi già da tempo sperimentate (ad esempio in Svezia) e solo in alcuni casi potrebbero essere facilmente corredati da studi di settore approfonditi. Si è però cercato di evidenziare i processi e le metodologie da adottare se si vuole davvero realizzare degli interventi che incidano sui principali meccanismi di danno ambientale, che siano efficaci nel breve periodo e in una prospettiva a più lungo termine e che soprattutto non possano essere tramutati in corso d’opera in attività apparentemente “green” e che siano invece solo fonte di profitti che aggravino ulteriormente la situazione del pianeta.
Si tratta di indicazioni se si vuole a carattere provocatorio, ma che possono permettere di valutare nelle loro dimensioni reali gli interventi che tutti i governi dei 195 paesi partecipanti metteranno sul tavolo delle trattative. Ci è sembrato infatti importante mettere questi elementi di realtà a disposizione di un pubblico più vasto, che si troverà a vivere in un mondo molto più difficile da affrontare di quello attuale, se non riusciremo, nei prossimi pochi mesi o anni, a imprimere una svolta radicale e trasformativa ai meccanismi ambientali che ci sovrastano. Come è abbastanza noto, i rapporti degli scienziati dell’Onu (Ipcc) insistono perché le emissioni di anidride carbonica non determinino i 2 gradi di aumento del riscaldamento globale, considerato il livello minimo per non innescare meccanismi climatici fuori da ogni possibilità di controllo. E invece qualcuno ritiene che questo livello sia stato in realtà già superato, mentre una prima analisi dei documenti presentati da un numero cospicuo di paesi (ma non ancora da alcuni dei paesi maggiori inquinatori) porterebbero a raggiungere in tempi brevi i 2,7 gradi.
Le indicazioni che seguono sono sicuramente incomplete, potrebbero essere sostituite o integrate da altre ugualmente essenziali e urgenti, ma soprattutto dovrebbero entrare a far parte di piani esecutivi che permettano di raggiungere gli obiettivi entro i cinque anni che ci separano dal 2020, iniziando la fase di attuazione nel più breve tempo possibile, escludendo quindi ripensamenti, sostituzioni in corso d’opera, ritardi che non permettano i completamenti entro il quinquennio, considerato dall’Ipcc il periodo essenziale di concentrazione degli interventi, al di la del quale i rischi per l’umanità diventerebbero insostenibili.
Questa è la lista degli interventi da considerare essenziali per l’Italia, nella speranza che tutti gli altri paesi abbiano formulato interventi significati ed efficaci e siano ugualmente impegnati nella loro realizzazione nel tempo minimo previsto.
1. Immediata chiusura impianti energetici e di altra natura alimentati a carbone.
2. Avviare la chiusura delle miniere di carbone esistenti sul territorio nazionale.
3. Individuare i rifornimenti di carbone dall’estero e sottoporli a misure restrittive.
4. Bonificare con urgenza i 44 siti produttivi maggiormente inquinanti.
5. Individuare le industrie con maggiori emissioni di CO2 e definire un programma di interventi per ridurre drasticamente tali emissioni, anche prevedendo incentivi per le imprese che realizzano subito tali operazioni.
6. Estendere alle imprese con maggiori consumi di energia le misure già previste in alcune regioni per favorire il risparmio energetico, incentivando nel contempo la produzione di impianti e tecnologie innovative a basso consumo energetico e il loro acquisto da parte di tutto il settore industriale e dei servizi.
7. Attribuire la massima priorità agli interventi di rinaturalizzazione sui corsi d’acqua che negli ultimi anni hanno causato i danni maggiori originando esondazioni specie nelle aree urbane.
8. Ampliare in misura consistente le aree protette sul territorio nazionale e quelle marine, garantendo i mezzi per una loro gestione corretta protratta nel tempo, favorendo in particolare il loro adattamento ai cambiamenti climatici.
9. Raggiungere il più presto possibile l’obiettivo netto di zero deforestazione e zero degrado degli ecosistemi forestali e mantenerlo nel tempo.
10. Ripristinare gli ecosistemi e i servizi ecosistemici danneggiati, in particolare le aree un tempo coperte da foreste e boschi, calcolando con precisione il loro apporto al riassorbimento dell’anidride carbonica entro il 2020.
11. Dare la massima priorità al ripristino degli ecosistemi e dei loro servizi essenziali per la sicurezza delle risorse alimentari, idriche ed energetiche, per la resilienza e per l’adattamento ai cambiamenti climatici.
12. Interrompere la continua frammentazione dei sistemi naturali di acqua dolce, garantendo in particolare la ricarica delle falde sotterranee.
13. Ridurre significativamente le immissioni e i materiali di scarto nei sistemi di produzione, aumentando l’efficienza dell’intera filiera delle forniture alimentari, massimizzando l’efficienza energetica, idrica e dei materiali, nonché i processi di riciclo, recupero e riutilizzo, minimizzando le emissioni dei gas ad effetto serra.
14. Ridurre in tempi stretti gli inceneritori oggi funzionanti e soprattutto evitare di costruirne di nuovi.
15. Gestire in maniera sostenibile le risorse ittiche, eliminando la pesca eccessiva delle flotte commerciali, in particolare la cattura indiscriminata di organismi accidentali (il cosiddetto bycatch).
16. Ridurre al minimo le ulteriori conversioni di habitat e la cementificazione dei suoli, verificando rigidamente il rispetto delle destinazioni d’uso, riviste nel senso di un maggiore rispetto dell’ambiente.
17. Ridurre al minimo le dispersioni di acqua, eliminare le captazioni eccessive, applicare rigide misure di sicurezza che migliorino la qualità dell’acqua.
18. Aumentare la percentuale di energie rinnovabili tra le fonti di energia complessiva, fino a raggiungere almeno il 45% entro il 2020, il 60% entro il 2040 e il 100% entro il 2060.
19. Modificare i modelli di consumo energetico, riducendo la domanda di almeno il 20% entro il 2020.
20. Promuovere modelli di consumo alimentare sani, riducendo al minimo lo spreco di cibo da parte di venditori e consumatori e bilanciando l’apporto proteico secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
21. Attribuire la massima priorità a tutte le produzioni biologiche e alle coltivazioni con metodi alternativi più rispettosi per l’ambiente, precisando subito gli obiettivi da raggiungere in ogni regione, per estensione e tipo di prodotto, a partire dalle semine del 2016.
22. Perseguire stili di vita nei nuclei familiari a bassa impronta ambientale e incidere fortemente sui consumi collettivi nelle aree urbane al disopra di una certa dimensione, adottando nel più breve tempo possibile e comunque molto prima del 2020, metodi alternativi di produzione e di consumo nelle abitazioni, nella mobilità e nella gestione dei servizi.
23. Assegnare un valore alla natura, facendo rispettare un sistema onnicomprensivo e socialmente accettato per misurare il valore economico e non economico del capitale naturale, integrando tali indicatori in tutte le scelte, le priorità e le urgenze delle politiche economiche e delle imprese ben prima del 2020.
24. Sostenere e incentivare la conservazione dei beni naturali, la gestione delle risorse e le politiche dell’innovazione, eliminando tutti i sussidi, in particolare quelli che sostengono l’impiego dei combustibili fossili e le pratiche agricole, forestali e di pesca non ecologiche.
25. Aumentare al massimo livello e in tempi brevi tutte le forme di partecipazione informata e dal basso alle decisioni in materia di rispetto dei meccanismi biologici e dell’ambiente nel suo complesso, garantendo la diffusione delle conoscenze in tutte le fasce sociali.
In ogni caso, ci sembra importante sottolineare l’esigenza di mettere a punto e avviare la realizzazione di una organica politica di interventi che il governo italiano si dovrà impegnare a realizzare con tempi, scadenze e modalità organizzative mai prima sperimentate, in particolare adottando modelli di monitoraggio continuo e di controlli sulla efficacia e l’efficienza delle operazioni.
Abbiamo quindi ritenuto utile evidenziare alcuni principi e criteri operativi che dovrebbero presiedere al faticoso e urgente lavoro di selezione e adempimento di impegni che saranno sottoposti alla occhiuta vigilanza delle organizzazioni internazionali. Esse dovranno monitorare il lavoro di una molteplicità di paesi e di enti operativi, e ciò potrà avere effetti globali positivi solo se ciascun centro decisionale avrà realizzato tutti suoi obiettivi.
Anche questi criteri sono puramente indicativi e dovranno essere esplicitamente adottati dal governo responsabile:
a) Per ogni attività o intervento dovranno essere valutate ed esplicitate le capacità di incidere sulle emissioni di gas serra e di modificare i meccanismi di danno ambientale, valutando anche in termini quantitativi i risultati attesi entro il 2020 e in tempi più lunghi.
b) Per ogni attività o intervento dovranno essere valutati in anticipo tutte le conseguenze e gli effetti che possono produrre in altri settori, territori e meccanismi ambientali.
c) Saranno inoltre considerate prioritarie le iniziative che contemporaneamente migliorano le condizioni di vita e la salute di un numero consistente di cittadini.
d) Elemento di priorità sarà anche costituito dalla possibilità di creare un numero significativo di posti di lavoro qualificati con contratti a tempo indeterminato.
e) Altro fattore da tenere presente è la possibilità di far realizzare le attività previste da imprese cooperative, a statuto ordinario o non profit, che non hanno mai danneggiato l’ambiente e che possono continuare ad operare nel massimo rispetto delle esigenze ambientali del territorio.
f) Ogni intervento, anche se di piccole dimensioni, deve rappresentare un primo passo di una strategia di azione di breve periodo, che sia cioè parte di una azione integrata che in pochi anni( 2 o 3), perverrà ad eliminare un settore o una zona ad alto inquinamento.
g) Infine, tutti gli interventi selezionati dovranno essere avviati e completati contemporaneamente nei periodi previsti, in modo da superare una soglia di massa critica che permetta la completa eradicazione dei meccanismi di danno ambientale affrontati.
In pratica, non possono più essere tollerati interventi saltuari, frammentati, sotto dimensionati o lasciati incompiuti, oppure che perseguono un solo obiettivo, lasciando in scopertura ancora una volta le esigenze complessive del pianeta o della popolazione mondiale. Inoltre gli interventi massicci che devono assolutamente essere realizzati nei pochi anni che ci separano dal 2020 – e destinati a bloccare la spirale in aumento dei danni arrecati al clima e all’ambiente – dovranno continuare ad essere realizzati nei decenni successivi per eliminare radicalmente le attività svolte ai danni del pianeta e per metterci in grado di accogliere una popolazione sicuramente in aumento.
Marco Sassi dice
Strano non trovare nulla , tra i 25 punti proposti, sulla natura dei carburanti per i veicoli da incentivare, sulle modalità di trasporto, passeggeri e merci, ma anche urbane od aeree, da favorire o limitare, e sulle modalità di riscaldamento domestico da favorire o limitare.
Good Bear dice
Auspico da subito il “non fare nulla” umano perchè impattante e devastante per il pianeta.
La natura, resiliente, si riapproprierà di ciò che le è stato tolto soprattutto nell’ultimo secolo e rinascerà.
Ne gioveranno tutte e tutti, senza distinzione di specie.
Sarò felice quando non potrò più usare il pc, l’auto, il cellulare e farò spesa dal contadino andando a piedi da lui.
#cop21 è una farsa!
Tutto continuerà ad essere come prima finchè l’unità di misura rimarrà il profitto delle corporations e le oppurtunità di arricchirsi dei singoli componenti dei governi.
Auspico anche il risveglio delle persone che singolarmente o in gruppo, trovino dal basso le strade giuste da percorrere, senza i fronzoli dell’accumulo di denaro e di cose spesso inutili al vivere.
Un economista non poteva che fare un elenco da economista, cambiando alcune cose e lasciando integro il sistema capitalistico.
Se siamo qui a scriverne e a parlarne è a causa di questo orribile sistema che abbisogna dello sfruttamento di animali, umani e delle risorse (beni comuni) del pianeta.
Pietro dice
The Paris Agreement: Insurers around the world join the Paris Pledge for Action
Global businesses, investors, cities and regions pledge to meet or exceed the ambition set by the Paris Agreement on climate change
Paris, 16 December 2015—Last week, at the UN Climate Change Conference in Paris (COP21), governments of the world united in action on climate change by adopting the Paris Agreement—the first universal, legally binding climate deal (see text of the Paris Agreement). This agreement will spur a transformation of global growth and development and open the door to a low-carbon, stable, sustainable future.
Today, insurers together with major cities, regions, the broader business community and investors from across the globe promised to quickly and effectively help implement the Paris Agreement and accelerate the transformative changes needed to meet the climate change challenge.
L’Appel de Paris—or The Paris Pledge for Action—is a call to action in support of the Paris Agreement which brings together a multitude of voices on an unprecedented scale within a single, collective statement:
“We welcome the adoption of a new, universal climate agreement at COP21 in Paris, which is a critical step on the path to solving climate change. We pledge our support to ensuring that the level of ambition set by the agreement is met or exceeded.”
This landmark Pledge is a clear signal that the message sent by the negotiations has been received loud and clear and that cities, regions, business, insurers, investors and other non-state actors are now ready and willing to stand shoulder to shoulder—alongside governments—to implement the terms of the agreement. This is our best opportunity to limit global temperature rise to less than 2 degrees Celsius and raise ambition even before the agreement takes effect in 2020.
The Pledge has already been signed by over 800 non-state actors, from businesses and investors, to cities and regions.
Initial signatories include businesses from various industry sectors such as construction, consumer goods, food manufacturing, infrastructure, insurance, and petrochemicals; cities such as Addis Ababa, London, Quezon City, Rio de Janeiro and Sydney; and regions such as Baden-Württemberg (Germany), California (USA), Cross River State (Nigeria) and Chiapas (Mexico).
Christiana Figueres, Executive Secretary of the UN Framework Convention on Climate Change said: “COP21 was a landmark, and not just for the Paris Agreement by governments. The extraordinary momentum witnessed before and during the UN conference by cities, provinces, regions, companies and citizens was also a hallmark”.
“The Paris Pledge for Action is about taking that momentum to the next level in support of nations as they work towards raising ambition up to 2020 and well beyond—it is about building ever more support by non-state actors who are aligning with government policy as never before,” she added.
The Pledge is an initiative of the COP21 French Presidency and uniquely incorporates under one roof a diverse range of entities that are already committed to quickly mitigate emissions and adapt to the impacts of climate change. These non-state actors include members of the Under 2 MOU, the White House Act on Climate Pledge, the Montreal Carbon Pledge, the UNEP FI Principles for Sustainable Insurance (PSI) Initiative, the We Mean Business “Road to Paris” initiatives, the Paris City Hall Declaration, ICLEI, and many more.
The Pledge is open to more signatories and will spread around the world. All non-state actors are invited to join this call to action in support of the Paris Agreement.
In line with the aims of COP21, the UNEP FI Principles for Sustainable Insurance (PSI) Initiative, the largest collaboration between the UN and the insurance industry, carried out the following:
Contributed to developing and launching the UN Secretary-General’s Global Climate Resilience Initiative, “A2R: Anticipate, Absorb, Reshape” at COP21
Launched the final report of the PSI Global Resilience Project led by IAG—”Collaborating for resilience: Partnerships that build disaster-resilient communities and economies”—at COP21’s Resilience Day (see press release)
Announced at various events, including by UNEP Executive Director, Achim Steiner, the UNEP initiatives to create a Sustainable Insurance Policy Forum to enhance policy progress by insurance regulators in addressing climate and other sustainability risks; and to develop a set of Insurance Development Goals to help realise the 2030 UN Sustainable Development Goals, which include the goal of taking urgent action to combat climate change and its impacts
Collaborated with the French Federation of Insurance Companies (FFSA) for the largest insurance industry gathering that convened UN leaders, government ministers, insurance leaders and insurance regulators in support of COP21—the 7th International Insurance Conference (see the special COP21 issue of the FFSA’s Lettre Assurer)
Supported the Appeal on Climate Change developed by the French Insurance Association (AFA) and Insurance Europe and backed by various insurance associations (see press release)
Launched the AXA-PSI survey report—”Business unusual: Why the climate is changing the rules for our cities and SMEs”—the first international study of its kind showing how cities and SMEs are building resilience to climate risks, surveying more than 40 urban/city leaders and 1,100 SMEs (see press release)
With the adoption of the Paris Agreement, we are pleased to announce that many PSI and UNEP FI member insurance organisations; organisations that the PSI Initiative collaborated with in support of COP21 (i.e. the French Insurance Association, Insurance Europe); and the PSI Initiative itself—have all signed the Paris Pledge for Action to further demonstrate leadership, commitment and solidarity in addressing climate change:
Organisation (country/region of domicile)
1.Achmea (Netherlands)
2.AEGON (Netherlands)
3.African Risk Capacity (African Union)
4.Allianz (Germany)
5.ASR Nederland (Netherlands)
6.Atlanticlux (Luxembourg)
7.Aviva (UK)
8.AXA Group (France)
9.Bradesco Seguros (Brazil)
10.Brasilcap (Brazil)
11.Brazilian Insurance Confederation (CNseg) (Brazil)
12.California Department of Insurance (US)
13.Ceres (US)
14.Climate Bonds Initiative (UK)
15.Continental Re (Nigeria)
16.Delta Lloyd (Netherlands)
17.Dutch Association of Insurers (Netherlands)
18.FATUM Schadeverzekering (Suriname)
19.Finance Norway (Norway)
20.French Insurance Association (AFA) (France)
21.Generali Group (Italy)
22.Grupo Segurador Banco do Brasil e MAPFRE (Brazil)
23.HSBC (UK)
24.Insurance Commission of the Philippines (Philippines)
25.Insurance Council of Australia (Australia)
26.Insurance Council of New Zealand (New Zealand)
27.Insurance Europe (Belgium)
28.Interamerican (Greece)
29.International Cooperative & Mutual Insurance Federation (UK)
30.International Insurance Society (US)
31.Italian Banking, Insurance & Finance Federation (FEBAF) (Italy)
32.Liberty Seguros (Brazil)
33.Lloyd’s (UK)
34.MAPFRE (Spain)
35.MS&AD Insurance Group (Japan)
36.Munich Re (Germany)
37.National Reinsurance Corporation of the Philippines (Philippines)
38.NN Group (Netherlands)
39.Samsung Fire & Marine Insurance (Republic of Korea)
40.Santam (South Africa)
41.SCOR (France)
42.Seguradora Lider (Brazil)
43.Storebrand (Norway)
44.SulAmerica (Brazil)
45.Swiss Re (Switzerland)
46.Terra Brasis Resseguros (Brazil)
47.The Co-operators Group (Canada)
48.The Nature Conservancy (US)
49.The UNEP FI Principles for Sustainable Insurance Initiative (Switzerland)
50.Washington State Office of the Insurance Commissioner (US)
51.Zwitserleven (Netherlands)
We also wish to thank organisations within the PSI global network who have reached out to their own members and got many more insurance organisations to join the Pledge.
About the Paris Pledge for Action (L’Appel de Paris)
The Paris Pledge for Action brings together hundreds of non-state actors from across the globe in support of Paris Agreement on climate change. The Paris Pledge for Action is an initiative of the COP21 French Presidency managed by the University of Cambridge Institute for Sustainability Leadership.
Read the Pledge: http://www.parispledgeforaction.org/read