Ascoltare straordinarie storie di ribellarsi facendo, leggere brani di un libro, scambiare abbracci e auguri di Natale, mangiare cibo buono in un luogo accogliente e sorprendente, un pezzo di campagna dentro Roma. Ascoltare, leggere, scambiare, mangiare: la Taverna comunale di martedì 20 dicembre alla Tenuta della Mistica – nell’azienda di agricoltura biologica di Capoadarco (sulla Prenestina, prima del Raccordo, secondo Google meno di un quarto d’ora da San Lorenzo) – si annuncia come una serata speciale. E per chi ha scelto di chiamarsi Comune (dal latino cum-munus, mettere in comune, dove munus rimanda a un dono da dare) è il momento di donare una sorpresa a tutti i partecipanti.
Quali storie metteremo in comune? Questa volta l’aggettivo straordinario, cioè fuori dall’ordinario, contro e oltre le diverse forme di dominio che schiacciano la vita di molte persone, non è per nulla inappropriato. A condividere esperienze, punti di vista, pezzi di vita, alla Taverna intitolata Con una certa abilità ci saranno Marisa Galli, Francesco Mugheddu, Danilo Garcia Di Meo e Andrea Cocco.
Fino a trentacinque anni Marisa non sapeva leggere, viveva in una famiglia molto povera e in una grande emarginazione, comune per altro ad altre donne con disabilità. Ha imparato a leggere e scrivere da sola e ha trovato poco a poco la forza per ribellarsi. Insieme a un sacerdote di strada, Franco Monterubbianesi, ha cominciato a costituire cooperative sociali con al centro un concetto di lavoro bizzarro, non costruito intorno al profitto, ma alla possibilità per tutti e tutte di intraprendere percorsi di vita piena, persone con disabilità incluse. Dall’ostinazione di Marisa Galli, oggi autrice di diversi libri – l’ultimo è Intimo a rovescio (edizioni Sensibili alle foglie) – e di don Franco è nata la Comunità di Capodarco che ha ormai cinquant’anni di storia alle spalle.
Di perseveranza e resistenza ragioneremo anche con Francesco Mugheddu, autore di L’ostinazione al servizio della democrazia (prefazione di Paolo Fresu, edizioni Erickson). Nato a Oristano e residente a Monterotondo in provincia di Roma, Francesco è un fisico e osservatore internazionale che si è confrontato con grandi realtà di conflitto e di violenza in molti paesi. La storia del suo impegno per la pace si è intrecciata improvvisamente con una grave malattia, diagnosticata proprio alla vigilia della partenza per una missione internazionale in Kosovo, ma questo non ha impedito la crescita della sua voglia di cambiare il mondo.
Danilo invece è un fotografo, anche lui vive a Monterotondo e pensa che la fotografia sociale, in un contesto di bombardato di immagini senza contenuti, può aiutare a rivelare, conoscere e perfino a trasformare le relazioni sociali. Lo dimostra il reportage fotografico “Letizia – Storia di vite non viste” realizzato e pensato con Letizia che, nonostante una tetra paresi spastica che la costringe alla carrozzina e le impedisce di parlare, comunica tutto il suo amore per il mondo e tutta la sua voglia di autodeterminarsi, grazie ai suoi occhi e a un computer. Letizia e Danilo dicono che bisogna smettere di identificare una persona disabile con la sua disabilità: per questo il reportage fotografico, che ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali, racconta quello che sfugge all’occhio distratto dei più, storie di persone che ci passano accanto nella vita quotidiana e di cui ignoriamo il disagio ma anche la voglia di creare un mondo nuovo.
Andrea Cocco, infine, con l’agenzia radiofonica indipendente Amisnet ha curato il laboratorio radiofonico insieme a un gruppo di lavoratori e studenti con sindrome di Asperger, per accrescere la consapevolezza sull’autismo. Un laboratorio splendido presentato all’As film festival, appuntamento con il cinema e il mondo dell’autismo che si svolge da diversi anni al Maxxi (il Museo Nazionale della arti del XXI secolo) di Roma.
Naturalmente partecipare alla Taverna comunale (per la quale proponiamo un costo di 18 euro, che include cena e dono) è un modo per sostenere la fragile avventura di comunicazione indipendente di Comune, ma anche la fattoria sociale di Capodarco, dove lavorano ogni giorno diversi ragazzi con disabilità.
.
L’appuntamento per tutti è alle ore 18 di martedì 20 dicembre.
È necessario prenotarsi scrivendo a .
paola badessi dice
A cinquant’anni dalla nascita della Comunità di Capodarco, un pensiero ed un doveroso ringraziamento al suo Fondatore, Don Franco Monterubbianesi ed a quanti hanno creduto in lui, ponendo le basi per la costruzione di un mondo diverso che ha saputo trasformare la disabilità da problema a risorsa, creando intorno un indotto produttivo in grado di autosostenersi, attraverso un sistema cooperativo sociale che oltre alla disabilità, ha saputo includere e dare risposta anche al disagio sociale, espandendosi nel mondo, laddove il bisogno chiamava e tuttora chiama.
L’esperienza antesignana delle case-famiglia ha attirato l’attenzione internazionale, coinvolgendo obiettori di coscienza al servizio di leva, studenti provenienti da ogni dove, persone che si sono messe in gioco donando la propria professionalità al servizio sociale del bene comune.
Grazie, caro “prete di strada”, per esserti trovato sul mio cammino.
Grazie, cara Marisa, per essere stata capace di tirare fuori, e di trasmettere, tutte le risorse ed i virtuosismi che nascondevi, trasformandoti da “assistita” ad assistente di anime alla ricerca di una guida, e poi, scrittrice, scultrice… artista completa.
Grazie a tutte le belle persone che hanno creduto in questo percorso ed a quanti continuano a brulicare incessantemente in questo bacino culturale ricco di esperienze multietniche e di molto, molto altro.