Non ci si crede. Mezza Europa sembra aver preso atto del fallimento del Ttip, o almeno così lascia credere, e la zelante Italia non si arrende e lavora tenacemente alla realizzazione di un primo passo, parziale nel monumentale e nefasto progetto originario dell’accordo, da compiere come dono natalizio prima che Obama si dilegui nella notte a stelle e strisce. Una soluzione di compromesso, all’italiana. Un pessimo compromesso, naturalmente. Nell’auspicabile caso di una conferma della disfatta, resta pronto il piano B, il cosiddetto Ceta. Per questo le reti della società civile #StopTtip e #StopCeta hanno rilanciato la mobilitazione d’autunno in tutta Europa. La campagna Stop Ttip Italia lancia un mailbombing e un tweet storm dalle 12 del 16 settembre sul premier Matteo Renzi oltre a diverse iniziative locali, tra cui un flashmob a Milano
di Monica Di Sisto e Alberto Zoratti
Mentre i colleghi francesi, belgi, austriaci e tedeschi del premier Renzi fanno a gara per esprimere critiche (magari anche di facciata) l’Italia sta lavorando intensamente insieme ai negoziatori americani per portare a casa il Ttip, il trattato di liberalizzazione commerciale tra Europa e Usa. La strategia italiana si chiama “step 1”, cioè “primo passo”: è la vecchia fissazione del ministro al Commercio Carlo Calenda per metterci d’accordo entro dicembre almeno sui tagli a dazi e tariffe e sulla cornice “para-istituzionale”, compresa la corte speciale a tutela degli investitori (o Ics) prima che il presidente Barack Obama lasci l’incarico a gennaio 2017.
Per questo le reti della società civile #StopTtip e #StopCeta hanno rilanciato la mobilitazione d’autunno in tutta Europa. La campagna Stop Ttip Italia lancia un mailbombing e un tweet storm dalle 12 del 16 settembre sul premier Matteo Renzi oltre a diverse iniziative locali, tra cui un flashmob a Milano. Il 17 settembre in oltre 20 città tra Germania e Austria la Campagna europea Stop Ttip risponderà idealmente alle decisioni assunte per mettere definitivamente la parola fine sui negoziati Europa-Stati Uniti e per fermare l’approvazione del Ceta.
L’ex rappresentante Usa al commercio Michael Punke la scorsa settimana ha fatto un giro per l’Europa incontrando numerosi suoi contatti nei governi dei Paesi membri, sostenendo questa idea. La Commissione europea continua, però, ad opporsi alla soluzione “all’italiana” che prenderebbe atto del fatto che nessun accordo è possibile su appalti pubblici e indicazioni geografiche per spianare la strada, invece, al negoziato riservato sugli standard di produzione. Se la Gran Bretagna, inoltre, avesse il tempo di uscire dall’Unione prima che il Ttip fosse firmato, gli Usa perderebbero circa il 25% delle potenziali esportazioni in più che sarebbero generate dal trattato, ed ecco che da Washington c’è chi comincerebbe ad appoggiare il “Ttip light” con maggiore convinzione del passato.
Per spezzare il fronte delle contrarietà prima che la Francia, come ha annunciato, proponga di fermare i negoziati sul Ttip al Consiglio informale dei ministri al Commercio dell’Ue che si terrà a Bratislava il 22 e 23 settembre, l’Italia ha fomentato la presentazione di una lettera congiunta di 12 Paesi dell’Unione alla Commissaria al Commercio Cecilia Malmstrom nella quale, in vista del Consiglio dei Capi di Stato previsto sempre a Bratislava il 16 settembre, Danimarca, Repubblica Ceca, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Irlanda, Estonia, Lettonia, Lituania, Italia, Portogallo e Spagna hanno scritto che il Ttip “è un’occasione per modellare le regole del commercio nel 21° secolo” e che quindi l’Ue “dovrebbe concentrarsi sulla ricerca di soluzioni” per le questioni rimaste in sospeso nei negoziati in corso. Resta il fatto, però, che 16 Paesi membri non hanno voluto sottoscrivere la lettera, e cioè che il 56,26% dei cittadini europei da loro rappresentati rifiuta questa scorciatoia.
Il “piano B” della Commissione prevede che, se il Ttip si blocca, si possa comunque contare sull’accordo analogo giù concluso con il Canada, il cosiddetto Ceta, per abbattere il 98% delle tariffe tra Europa e Canada, dove ha sede legale gran parte delle grandi imprese Usa che potrebbero, così, godere dei benefici commerciali e legali previsti dal Ttip anche se esso non venisse approvato, attraverso le loro consociate canadesi. Jean-Claude Juncker, presidente dell’Unione Europea, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione ha affermato che il Ceta va chiuso così com’è e al più presto, perché l’Europa non perda la sua credibilità negoziale con tutti i potenziali partner europei.
Sul sito http://stop-ttip-italia.net alla pagina sul 16 settembre è possibile scaricare la lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e i tweet da inviare a cominciare dalle 12 del 16 settembre, in sostegno delle mobilitazioni internazionali contro il Ttip e contro il Ceta, e rimanere aggiornati su tutti i prossimi appuntamenti.
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