di collettivo Rivoltiamo la precarietà – Bari
I migranti che attualmente ‘vivono’ nella tendopoli allestita nel capannone ex-set nel quartiere Libertà di Bari sono arrivati in Italia durante l’emergenza Libia nel 2011, inizi 2012. Dopo lunghi mesi di attesa all’interno dei Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) o di altre strutture provvisorie, hanno ottenuto la protezione internazionale. A causa della mancanza di politiche concrete di seconda accoglienza da parte delle istituzioni competenti hanno dovuto dormire per strada, nei giardini, stazionare in alloggi occasionali, senza ricevere un minimo di accompagnamento all’inclusione sociale, come previsto dai Trattati internazionali per i rifugiati politici.
Nel febbraio scorso dopo una serie di manfestazioni e richeste rimaste inascoltate, hanno deciso di entrare nell’ex-convento di santa Chiara (già Casa del Rifugiato). Grazie a un percorso di autogestione e al supporto di associazioni, collettivi e cittadinanza sono riusciti a recuperare la struttura; con lavori di carpenteria a creare stanze confortevoli, ad ottenere acqua e luce corrente (attraverso alcuni generatori), a predisporre toilette e docce. Senza il mimino sforzo delle istituzioni competenti le quali sono rimaste indifferenti alle diverse richieste e proposte per l’assegnazione di un’abitazione ‘regolare’, l’assistenza socio-sanitaria e il rilascio della residenza.
Dopo quasi un anno, a causa di un incendio, hanno subito immediatamente un’ordinanza di sgombero da parte del Comune e della Prefettura di Bari, che li ha costretti a trasferirsi nell’attuale tendopoli.
Di fronte alla mancanza di risposte concrete, rispetto alle promesse ricevute ed agli accordi pattuiti, agli inizi di gennaio hanno scritto una Lettera/appello in cui hanno denunciato il peggioramento delle proprie condizioni di vita, la mancanza del rilascio della residenza e l’ambiguità sui tempi di permanenza nelle tende e quelli per un’assegnazione definitiva di un’abitazione dignitosa e stabile.
Grazie alla manifestazione del 9 gennaio, durante la quale si sono incontrati il Prefetto ed alcuni assessori comunali, a distanza di appena una settimana si è ricevuta la garanzia per l’ottenimento della residenza. Questo significa poter rinnovare il permesso di soggiorno, non cadere nell’invisiblità e nell’irregolarità permanente, col rischio anche di subire l’espulsione.
Riguardo l’assegnazione definitiva di un’abitazione l’unica notizia certa è che il Comune e la Prefettura di Bari vogliono utilizzare ben 1,6 milioni di euro di fondi governativi ed europei destinati all’accoglienza per l’allestimento di prefabbricati. L’incontro è servito anche per ufficializzare una proposta alternativa da parte dei migranti i quali continuano, ormai da un anno a questa parte, a sollecitare le istituzioni affinché le risorse disponibili siano destinate al recupero di immobili di proprietà pubblica o di case ed appartamenti in disuso o sfitti. Infatti la domanda rimane sempre la stessa: perché ogni volta che si parla di diritto all’abitare per migranti e rom, le proposte istituzionali rimangono confinate a campi, container o prefabbricati e non all’assegnazione di vere e proprie case?
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