A Torino si sperimenta il primo progetto di baratto urbano, denominato “Pac-baratto”, dov’è possibile sia barattare oggetti con altri che donarli in cambio di nulla. La partecipazione è libera, improntata verso uno spirito di reciprocità, dello scambio non monetario e del dono
di Matilde De Luca
Mentre il consueto mercato storico di Piazza della Repubblica, a Torino, brulica di acquirenti e venditori, un variegato gruppo di cittadini si prepara a rompere gli schemi del consumo. L’associazione Yepp di Porta Palazzo ha presentato qualche giorno fa, il suo primo progetto di baratto urbano, denominato “Pac-baratto” . Sotto la volta della Galleria Umberto I, presso lo spazio 0/6, decine di persone hanno partecipato alla stimolante iniziativa, ciascuna munita dei propri oggetti da barattare.
I ragazzi dell’associazione dopo aver allestito lo spazio con banchetti e musica anni Cinquanta, hanno accompagnato questa iniziativa all’insegna del riciclo e volta alla riqualificazione del quartiere inteso come luogo di scambio ed interconnesione socio-culturale. Un manifesto con le regole basilari del baratto è affisso all’ingresso della galleria e recita cosi: “Tutti i partecipanti allestiscono le postazioni con i propri oggetti e le modalità di scambio vengono liberamente definite. È possibile sia barattare oggetti con altri che donarli in cambio di nulla. La partecipazione è libera, improntata verso uno spirito di reciprocità, dello scambio non monetario e del dono”.
“L’idea che sta alla base di questa iniziativa – spiega Anna Gentile, antropologa collaboratrice di Yepp – è quella di creare relazioni tra persone attraverso lo scambio di beni e il riciclo, così da stimolare forme di consumo più consapevole e meno frenetico. La forte valenza socio-culturale di progetti come questo, mette in luce la necessità di indirizzare i cittadini verso forme di scambio incentrate sui rapporti tra persone, anzichè sul profitto.”
L’intento è di assegnare ai beni utilizzati nello scambio un valore diverso da quello economico, che può essere di tipo affettivo o legato al reale utilizzo dell’oggetto. Ivano Casalegno, uno degli organizzatori dell’evento, racconta come grazie a questo tipo di iniziativa sia possibile riflettere sul senso del riuso e del riciclo, rivitalizzando da un lato oggetti che altrimenti sarebbero stati gettati via, dall’altro la trama sociale e la rete di comunicazione tra individui.
L’associazione Yepp, nata a Berlino e approdata a Torino nel 2003, fa parte di un progetto internazionale che coinvolge centinaia di giovani di età compresa tra i quindici e i ventinove anni e decine di territori, proponendo molteplici eventi e iniziative culturali che spaziano dal teatro alla danza, dal videomaking all’orientamento sul lavoro. Principale obiettivo dell’associazione è quello di divenire punto di riferimento per le politiche giovanili in Italia, favorendo l’inclusione e la partecipazione attiva delle nuove generazioni nello sviluppo e nella crescita dei contesti locali.
Sabato 27 febbraio Yepp ha presentato uno spettacolo del Teatro dell’oppresso, la cui partecipazione è stata aperta a tutti. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito qui.
Nunzio dice
Mai stato a Torino.