Esiste un disturbo delle attività cognitive, chiamato “aprassia costruttiva”, che comporta il non saper ricostruire o disegnare per intero un determinato modello. Pensando alla delusione degli organizzatori dei referendum per l’eutanasia e la legalizzazione della cannabis e alla gestione della pandemia, ma anche a quanto accaduto in Ucraina dal 2013 a oggi e all’attuale guerra, viene da chiedersi, scrive Paolo Moscogiuri, se quel disturbo non sia diventato sociale. Perché vediamo soltanto una metà delle cause che hanno generato un problema? Perché ci schieriamo pro e contro annullando complessità, ricostruzioni storiche e pensiero critico?
Esiste un disturbo delle attività cognitive, chiamato “aprassia costruttiva”, che comporta il non saper ricostruire o disegnare per intero un determinato modello. Spesso il soggetto ne ridisegna solo una parte, ma è convinto di averlo disegnato tutto. È questa una vera e propria sindrome da non confondere con il “negazionismo” dell’”Elefante nella stanza” che tutti fanno finta di non vedere, o del “Re nudo” della favola di Andersen, perché questi effetti si esercitano per convenienza, mentre chi è affetto da aprassia costruttiva è veramente convinto di aver disegnato tutto il modello. Magari però alcune volte e per certe categorie, sono presenti tutti e due.
Ecco, a me sembra che in questi ultimi due anni oltre che la pandemia da Covid 19, in Italia ci sia stata anche quella da “aprassia costruttiva”, cosicché il disturbo è diventato sociale. Infatti molti cittadini, ma anche coloro che in qualche modo li amministrano o li coinvolgono in battaglie sociali, sembrano vedere solo una metà delle cause che hanno generato un problema, pur rimanendo convinti di avere sotto controllo l’intero sistema. E a questo punto l’espressione di stupore è d’obbligo, perché quel tale risultato, proprio non lo si aspettava.
Possiamo riferirci a fatti internazionali, come a quelli interni.
Iniziando da quest’ultimi riporto la delusione degli organizzatori dei referendum per l’eutanasia (richiesto con ben 1,24 milioni di firme) e la legalizzazione della cannabis (con 630 mila firme), che come sappiamo sono stati respinti dalla Corte Costituzionale. Ora la forte delusione degli organizzatori, parte dal fatto che almeno per la richiesta di abrogazione parziale del cosiddetto “omicidio del consenziente” (art. 579 Cp), si tratta di un fattore di dignità umana e di diritto sulle decisioni del proprio corpo, quindi era quasi scontata l’ammissibilità, perché il quesito si rifà proprio a quanto in questi termini viene sancito dalla nostra Costituzione.
Peccato però che nel frattempo lo stesso Governo e lo stesso Presidente della Repubblica, che come sappiamo tutti è anche garante della Costituzione e presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, utilizzavano la pandemia ancora in atto per introdurre uno strumento che non permetteva, ad alcuni cittadini di decidere sul proprio corpo, se farsi iniettare una medicina sperimentale, chiamata impropriamente vaccino anche se non immunizza, ma al massimo protegge per un limitato periodo di tempo. Il governo inoltre, incrementava l’incostituzionalità di tale atto, ignorando le tantissime e gravi reazioni avverse, fino alla morte di giovani sani e magari sportivi, e con vere e proprie coercizioni come: l’allontanamento dai posti di lavoro, la sospensione dello stipendio, il divieto di entrare in bar e ristoranti e di non poter consumare nemmeno all’aperto (pura follia, se non giustificata da voluta e sadica violenza), il non poter ritirare la pensione da banche e uffici postali; il divieto per i minori maggiori di 12 anni, di salire su un mezzo pubblico, o di frequentare palestre e luoghi ricreativi. Per gli anziani in ospedale o nelle case di riposo si è arrivati a vietare la visita dei congiunti o il funerale a quelli deceduti. E come ciliegina sulla torta, il divieto di manifestare la contrarietà all’obbligo “vaccinale”, sotto qualsiasi forma, perché anche cittadini isolati, con in mano un cartello sono stati allontanati per uno o più anni dalle città dove esprimevano il loro pensiero.
Ecco allora l’aprassia costruttiva dei sostenitori dei referendum che mentre “disegnavano” il loro onorevole programma di civiltà e dignità, perdevano di vista l’altra metà del cielo. Ma come avrebbe fato un governo che nel frattempo metteva in atto delle vere e proprie violenze sui suoi cittadini (violenze anche fisiche, dato che in molte manifestazioni sono stati manganellati cittadini inermi, seduti e in preghiera), ammettere un referendum che proprio quel diritto di autodeterminazione del proprio corpo, definito con lo slogan: “liberi fino alla fine”, ne faceva un emblema di democrazia, dignità e libertà?
Naturalmente anche tutto quanto ho esposto sopra in riferimento al green pass e alle coercizioni governative, sono state ben accettate dalla maggioranza dei cittadini, proprio in funzione di quell’aprassia costruttiva che li ha colpiti: incapaci dunque di vedere come l’altra “metà della pandemia”, era curabile con medicine da banco e riguardava soprattutto le persone anziane o ultrasessantenni, e non certo bambini e giovani che se si ammalavano, nella maggior parte dei casi, avveniva in maniera asintomatica. Mentre il cosiddetto vaccino, a loro ha creato più danni che benefici.
Contemporaneamente alla pandemia da Covid 19, altri eventi avversi non stavano di certo ad aspettare che i cittadini italiani si svegliassero dal lungo torpore creato da un consumismo e materialismo che non ha pari nel mondo, e ricostruissero almeno in parte una coscienza critica. Così questo popolo molto scarso in geografia, perché la cultura dominante gli ha fatto credere che l’Italia è ancora l’ombelico del mondo come ai tempi degli antichi romani, ogni tanto scopre l’esistenza di qualche nazione e cultura, “grazie” allo scoppio di una guerra che magari indirettamente li riguarda, perché da lì, non partono più beni di consumo o energetici, o perché i fuggiaschi raggiungono le loro coste.
Ora è il tempo della “scoperta” dell’Ucraina, nazione posta molto al di là dei confini che la nostra cultura ci permette di oltrepassare. Infatti mentre a ovest il limite dell’Europa, in gran parte conosciuta non a scuola, ma grazie alla trasmissione televisiva “Giochi senza frontiere”, andato in onda dal ’65 al ’99, ha come confine l’oceano Atlantico, che qualcuno confonde però con il Pacifico, a est invece i nostri confini culturali sono limitati da quell’insuperabile blocco sovietico, alla Germania, all’Austria e al mare Adriatico. Al di là, una grande macchia rossa, con nazioni dai nomi difficili e incomprensibili. Poi gli eventi storici e la cronaca ci hanno dapprima fatto sapere che esisteva anche la Polonia, poi la Cecoslovacchia, la Germania dell’est, e le tante etnie che convivevano nella Jugoslavia e l’Albania; venne poi il momento della Romania, ma questa già troppo a est per i nostri gusti, così, mentre i primi fuggiaschi dalla Polonia furono da noi accolti con calore e curiosità, anche per il fatto che la loro rivolta era stata se non guidata, almeno aiutata da un papa polacco, quelli della Romania invece con un po’ più di diffidenza, che ancora persiste.
Ma torniamo all’attualità con l’Ucraina, di cui avevamo sentito parlare a fine 2013 per la grande crisi politica che portò ad annullare gli accordi per l’ingresso nell’Unione Europea, poi le elezioni per brogli e la caduta del presidente filo russo, sostituito con quello filo europeo, passando per sanguinose proteste capeggiate sia da ideologi filo russi che filo nazisti. Le rivolte per la separazione delle provincie del Donbass, un mese dopo l’annuncio dell’indipendenza dall’Ucraina della Crimea, portarono dure reazioni del governo centrale, che sfociò in una vera e propria guerra, con il conteggio di circa 15.000 morti in otto anni di contesa. In questi anni, episodi di uccisioni barbare, e massacri da entrambi le parte si sono succedute a ritmo sostenuto, ma gli italiani che ricordano questa “metà della ricostruzione dei fatti”, si contano sulle dita di una mano, anche perché i nostri mezzi di informazione in quegli anni hanno ritenuto evidentemente più importanti gli accadimenti nella casa del “Grande Fratello”, che poi quello vero, nel frattempo la casa se la stava costruendo mattone dopo mattone per infiltrarsi silenziosamente nei meandri della politica.
E così, oggi, che la la guerra in Ucraina è sfociata nell’invasione russa, tutti noi, colpiti da quella sindrome che ti fa vedere solo metà della forma: l’aprassia costruttiva per l’appunto, ci stiamo schierando pro o contro, allo stesso modo del pro e no-vax, anzi accomunando i due drammi con una semplificazione che rafforza l’aprassia: i pro-vax con i pro-Ucraina e o no-vax con i pro-Putin. E il Grande Fratello issa la sua bandiera della vittoria sui palazzi del potere.
researt.net dice
Il problema è stabilire quale metà manchi. La realtà è sempre diversa dalle verità indotte o percepite e, a volte, solo a volte la si può ricostruire magari anni o secoli dopo. Una realtà indiscutibile provata dalla geografia politica è che, per esempio, l’Ucraina, che nel medioevo era la famosa Rus di Kiev e andava dal territorio delle odierne Ucraina, Russia occidentale, Bielorussia, Polonia, fino a Lituania, Lettonia ed Estonia, dalla costituzione dell’impero russo fino agli anni ‘90 era parte integrante di una unica simile entità nazionale e geografica. In pratica dal 1721 al 1990. Un dettaglio? Indipendentemente da chi e cosa siano innegabilmente Putin e Zelensky e dalle loro storie. È tutto molto più complicato e complesso delle diatribe a volte miserande di questi giorni. Le guerre sono sempre tra ricchi e poveri e sappiamo chi spesso le vince come scrisse da qualche parte Tolstoj.
Paolo Moscogiuri dice
Grazie per il commento.
Paolo Moscogiuri dice
Sì, cercare laltra metà mancante, ma per ricostruire l’insieme. Una frase molto cara a chi si occupa di progettazione sistemica, come il sottoscritto, è: “Il tutto è sempre maggiore della somma delle parti”. Ed è proprio la ricostruzione del tutto che a mio avviso sta mancando e ci sta portando in una barbarie senza rirorno.