In occasione della Giornata Internazionale dell’Ambiente, il 5 giugno alle ore 11, la dr.ssa Vandana Shiva, presidente di Navdanya International, presenta il Manifesto Ecofemminista “Fare pace con la Terra” del network globale Diverse Women for Diversity (DWD) presso Associazione della Stampa Estera in Italia, in Via dell’Umiltà, 83.
Tra i relatori: Nadia El Hage Scialabba, Swette Center for Sustainable Food Systems, Nicoletta Dentico, responsabile Global Health Justice della Society for International Development (SID), Silvia Francescon, responsabile del programma ecologia dell’Unione Buddista Italiana (UBI), Elisa d’Aloisio, coordinatrice Coalizione Italiana Liberi da OGM.
In un contesto di crescente caos climatico e di conflitti per le risorse naturali ed economiche, quest’anno, dal 2 all’8 marzo, più di cento donne provenienti da tutti i continenti si sono riunite presso la Navdanya Biodiversity Conservation Farm. L’incontro si è concluso con la stesura di un documento collettivo per diffondere e amplificare le voci di contadine, attiviste, conservatrici di semi e ricercatrici di tutto il mondo. Il documento, “Fare pace con la Terra. Un manifesto Ecofemminista” raccoglie le voci delle donne contadine e dei movimenti femminili per denunciare collettivamente le responsabilità sociali ed ecologiche dell’agricoltura industriale e dell’economia neoliberista.
Il Manifesto è un appello all’azione rivolto ai leader mondiali, ai movimenti di base e alle organizzazioni internazionali, affinché si abbandoni il paradigma dell’avidità, dell’estrattivismo e della separazione dell’umanità dalla natura, passando a un’economia della cura, che nutra gli ecosistemi da cui dipendiamo e ripari i danni che abbiamo prodotto finora. L’agricoltura industriale, con la sua intrinseca dipendenza dai pesticidi e dai fertilizzanti chimici, dai combustibili fossili e dalle monocolture, è stata ampiamente riconosciuta come uno dei fattori più pervasivi che contribuiscono all’impoverimento degli ecosistemi, alla perdita di biodiversità e alle emissioni di gas serra.
L’industria dei pesticidi, degli erbicidi e dei fertilizzanti chimici, così come le monocolture intensive, sono responsabili di un massiccio ecocidio a livello mondiale. Inoltre, gli alimenti industriali altamente trasformati, provenienti da pratiche agricole intensive e da lunghe catene di approvvigionamento, hanno scarse proprietà nutritive e sono considerati responsabili dell’aumento delle malattie croniche e non trasmissibili, con impatti negativi sulla società, sulla salute e sul benessere umano. Le soluzioni promosse dall’agroindustria di fronte al cambiamento climatico e per soddisfare il fabbisogno alimentare mondiale si basano essenzialmente su innovazioni tecnologiche, presentate come l’unica opzione possibile. Queste soluzioni tecnologiche sono il prodotto di una visione meccanicistica del mondo che vede la natura come materia inerte che può essere ingegnerizzata e manipolata per adattarsi ai nostri bisogni e favorire gli interessi e consolidare il controllo delle grandi aziende sul sistema alimentare.
Stiamo assistendo a processi di deregolamentazione e a forti campagne a sostegno delle nuove tecniche di editing genetico, promuovendo le colture e le sementi geneticamente modificate come soluzione per i cambiamenti climatici.
In Italia abbiamo a assistito a diversi tentativi di deregolamentazione. Recentemente, la Coalizione Italia Libera da Ogm ha reagito in opposizione alla decisione delle Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato di approvare all’unanimità un emendamento al Decreto Siccità che apre alla sperimentazione in campo dei nuovi OGM. Leggi il comunicato.
Oggi, il movimento DWD dimostra che le donne sono ancora una volta all’avanguardia nella difesa della biodiversità, della libertà dei semi e della sovranità alimentare. Le donne attiviste, scienziate e studiose sono in prima linea nel dare forma a nuovi paradigmi scientifici ed economici. Le donne stanno rivendicando la sovranità delle sementi e costruendo la sicurezza alimentare in tutto il mondo. Come custodi di semi e produttrici di cibo, come madri e consumatrici, le donne sono impegnate nella creazione di un sistema alimentare più in linea con i processi ecologici della Terra e la protezione della salute, con le leggi dei diritti umani e della giustizia sociale.
Alcuni dati:
In Europa, solo il 26,8% dei ministri responsabili delle politiche in materia di ambiente e cambiamenti climatici sono donne, mentre il 73,2% sono uomini. Sebbene questo rappresenti un significativo squilibrio di genere, la percentuale di donne rilevata nel 2021 è la più alta rispetto ai dati raccolti nel 2012 (19,2%). [Fonte]
Le donne rappresentano il 43% della forza lavoro agricola mondiale, ma sono fortemente discriminate per quanto riguarda la proprietà della terra e del bestiame, la parità di retribuzione, la partecipazione agli organi decisionali e l’accesso al credito e ai servizi finanziari. [Fonte]
In ogni parte del mondo, le donne sono più a rischio di insicurezza alimentare e fame rispetto agli uomini. Come indicato negli SDG, garantire alle donne diritti fondiari sicuri è un prerequisito necessario per l’eliminazione della povertà e della fame e per l’affermazione dell’uguaglianza di genere. [Fonte]
L’80% delle persone costrette a spostarsi a causa dei cambiamenti climatici sono donne.
Il Covid-19 ha messo in evidenza le capacità di leadership delle donne. Uno studio su 194 Paesi ha rilevato che le risposte alle pandemie sono state sistematicamente più efficaci nei Paesi guidati da donne. I dati mostrano anche che i decessi Covid-19 sono stati inferiori negli Stati guidati da una donna.
Dal Goldman Environmental Prize, quello che alcuni chiamano il “Premio Nobel” per l’ambiente, risulta che circa il 60% degli oltre 200 premiati sia composto da donne.
Le donne agricoltrici nutrono il mondo. Con la gestione del 70% delle piccole aziende agricole africane, le donne assicurano più della metà del fabbisogno alimentare delle persone che vivono nel continente.
Secondo le Nazioni Unite, con le stesse risorse degli uomini, le donne sono in grado di aumentare i raccolti agricoli del 20-30%, riducendo il problema della fame del 12-17%. [Fonte]
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