C’è la strage mediterranea che in un silenzio irreale ha (probabilmente) ucciso più persone dopo quella del 18 aprile e ci sono i tre corpi abbandonati nel deserto. Erano una coppia nigeriana e un altro uomo di nazionalità incerta, persone qualsiasi. E poi solo tre. Assassinii di routine, che non fanno notizia fino a che qualcuno (che conta) non decide che siano morti “interessanti”. Il maltese Migrant Report, ripreso in Italia dalle preziose Cronache di ordinario razzismo, dice che “le informazioni su quanto avviene ai migranti sono molto rare”. Noi di Comune scriviamo spesso che i cambiamenti sociali che avvengono in profondità, la lotta politica, la rivoluzione ci interessano quando riguardano la quotidianità, la vita di ogni giorno. Oggi, almeno per una volta, vorremmo precisare che il discorso vale anche per le morti giudicate poco interessanti, quelle di ogni giorno
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di Cronache di ordinario razzismo
Cento corpi senza vita sono stati rinvenuti sulla spiaggia e nel mare all’altezza di Tajoura, uno dei luoghi conosciuti come base di partenza per i viaggi verso l’Europa, a dieci chilometri da Tripoli. Una nuova strage nel Mediterraneo, questa volta passata quasi sotto silenzio, senza titoli ad effetto né dichiarazioni politiche. A darne notizia è Migrant Report, organo di informazione maltese che, riportando quanto dichiarato dal portavoce del dipartimento libico sull’immigrazione, sottolinea che “le autorità non sono ancora in grado di comunicare con certezza né il numero esatto dei corpi né la nazionalità delle vittime, tra cui ci sono molte donne e bambini”. I corpi delle vittime sono stati portati all’ospedale di Tripoli.
Don Mosé Zerai, il sacerdote eritreo presidente dell’agenzia Habeshia e da anni punto di riferimento per le persone che arrivano in Italia, segnala la partenza il 5 o 6 luglio scorso di un’imbarcazione, salpata dalla città libica di Tajoura, ma di cui mancano informazioni relative all’arrivo.
Se il numero delle vittime venisse confermato ci troveremmo di fronte alla più grande strage dal 18 aprile scorso, quando più di 800 persone (ottocento persone) sono morte in mare nel canale di Sicilia. Ma non servono conferme per affermare che stiamo assistendo da troppo tempo a vere e terribili stragi. Solo due giorni fa scrivevamo “Mar Mediterraneo: in sei mesi 1.900 morti”, riprendendo le dichiarazioni dell’Oim. E proprio mentre l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni denunciava questa situazione, a 40 miglia da Tripoli venivano rinvenuti i corpi senza vita di dodici persone, mentre nel Mar Egeo sono ancora in corso le ricerche per il recupero dei corpi di diciannove dispersi in mare.
Il quotidiano italiano Avvenire, unico mass media nazionale a dare la notizia, segnala anche la scoperta, riportata sempre da Migrant Report, di tre corpi nel deserto libico, presso la città di Sabha. Si tratterebbe di una coppia nigeriana, e di un terzo uomo di nazionalità incerta. Una ventina di altri corpi sarebbero invece presso l’obitorio dell’ospedale locale. Sarebbero migranti rapiti da finti trafficanti per estorcere denaro alle loro famiglie, con un riscatto che oscillerebbe tra i 200 e gli 8.000 dollari. “Quando il denaro non arriva – afferma una fonte locale di Migrant Report – gli ostaggi vengono torturati. A volte vengono uccisi e i loro corpi vengono gettati sul bordo della strada, nel deserto”. Secondo Migrant Report, il ritrovamento di corpi di migranti in questa zona del deserto non è una novità, e le persone che riescono a raggiungere l’Europa hanno più volte raccontato cosa succede durante i viaggi. Anche Amnesty International ha documentato violenze, torture e omicidi nel dossier “Lybia is full of cruelty”. “Ciononostante – sottolinea Migrant Report – le informazioni in merito a cosa succede ai migranti sono molto rare”.
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