Le esperienze teoriche e pratiche che hanno osato mettere in discussione l’astrazione delle relazioni sociali sviluppate (e occultate) attraverso il denaro, immaginando anche una ricostruzione della funzione sociale di una diversa moneta, hanno ormai una lunga storia. Negli ultimi tempi, in Italia, si è tornato a discutere spesso della moneta, ma solo in relazione al tema della sovranità nazionale, che non dà certo conto della complessità dei valori, dei poteri, dei limiti, delle opportunità speculative e di molti altri aspetti della questione monetaria. Le rendite e gli interessi monetari stanno intanto facendo crescere il debito, non solo economico, privato e pubblico, ma anche ecologico, dato che rendite ed interessi monetari crescenti implicano tassi crescenti di sfruttamento di ogni risorsa disponibile, al livello locale e globale. Per contribuire al rilancio ed al rafforzamento degli strumenti di scambio e credito mutuale, senza interessi e rendite monetarie, si è dato avvio da qualche anno ad una scuola/laboratorio dedicata alle relazioni tra le pratiche eco-solidali e le monete “altre” superando però la classica divisione tra attivismo e ricerca. Appuntamento a Giovinazzo di Bari dal 14 al 16 settembre
Maurizio Ruzzene*
In un recente articolo su sovranismo e globalizzazione , Guido Viale mette giustamente in evidenza le numerose contraddizioni dell’ideologia sovranista, rilevabili su una pluralità di piani, ma non sembra prestare adeguata attenzione ad un aspetto che risulta più che mai cruciale, oltre che spinoso.
Si finisce per trascurare, in sostanza, la necessità di un recupero delle capacità decisionali delle comunità politiche – locali, regionali e nazionali – riguardo alle questioni monetarie più importanti (come la creazione delle monete, le loro finalità, e il pagamento di rendite e interessi monetari in gran parte ormai infondati, affidati alla discrezione di agenti finanziari di dubbia moralità). Questioni che il sovranismo monetario ha avuto comunque il merito di richiamare sulla scena – certo aiutato dall’esplodere della crisi finanziaria e del debito pubblico – dopo anni di silenzi della cultura ufficiale, prevalente, anche “a sinistra”.
Sovranismo monetario e debito
Al sovranismo monetario si può contestare che nelle condizioni di crisi sistemiche attuali non risulta importante tanto chi crea o gestisce la moneta, quanto il fatto che la moneta e i poteri monetari continuano ad essere costituiti e a presentarsi come valori e poteri “intrinseci”, impersonali, anonimi e reificati, su cui si devono pagare rendite e interessi cospicui proprio in relazione al presunto valore/potere intrinseco delle monete, anche se quel valore è sempre più inconsistente, convenzionale e in larga parte speculativo.
Resta il fatto che le rendite e gli interessi monetari stanno facendo crescere il debito, non solo economico, privato e pubblico, ma anche ecologico, dato che rendite ed interessi monetari crescenti implicano tassi crescenti di sfruttamento di ogni risorsa disponibile, al livello locale e globale. E questo non può più essere lasciato sullo sfondo, specie se vogliamo presentarci come promotori della cura dei beni comuni e dei patrimoni ambientali.
Il lungo cammino delle monete altre
Va ricordato che il progetto/problema della messa in discussione del denaro e della ri-costruzione sociale della moneta non è una novità degli ultimi anni. Richiamava una certa attenzione già tra gli anni ‘60 e ‘70, nell’ampio movimento di contestazione dei poteri costituiti, almeno negli studiosi e negli attivisti più “critici”, in prevalenza di ispirazione marxista e anarco-socialista. Poi, attraverso lo sviluppo di una pluralità di “monete altre”, il progetto ha ripreso nuovo vigore nei movimenti di base, proprio in seguito ai fallimenti dei “socialismi reali” e all’affermazione incontrastata delle politiche neo liberiste, alla fine degli anni novanta, e specialmente dopo l’ultima crisi finanziaria globale.
Né il progetto delle monete altre, né i problemi che ne stanno alla base sembrano però interessare minimamente quel che resta della cultura di sinistra, e neppure la gran parte degli studiosi delle nuove economie e dei modelli di sviluppo sostenibili, con poche eccezioni rilevanti[i].
Si tratta di questioni certamente complesse e difficili da affrontare. La messa in discussione delle forme monetarie continua a costituire comunque l’impegno assiduo di un numero crescente di attivisti e di ricercatori, nel mondo ed anche in Italia, specie nell’ambito delle economie solidali locali[ii].
Le potenzialità dei crediti senza interessi – per nuove forme di protezione ecologiche ed universaliste
Pur tra difficoltà ed incertezze, anche nel nostro paese sono stati messi a punto strumenti di scambio e credito mutuali, senza rendite e interessi monetari; strumenti che implicano di fatto l’avvio di un superamento delle forme di valore/potere di tipo monetario, sebbene su scale per ora molto limitate. Se supportati da un adeguato sostegno collettivo e da una attività di rielaborazione più ampiamente condivisa, strumenti di scambio e credito di tipo mutuale potrebbero svolgere un ruolo molto importante, non solo nel consolidamento delle pratiche eco-solidali di base, ma anche nella riduzione della dipendenza delle economie pubbliche dal finanziamento speculativo globale, contribuendo a ridimensionare il livello del debito complessivo, economico ed ecologico [iii].
Tra i produttori e i fruitori di beni e servizi nei diversi ambiti territoriali, così come tra le economie solidali di base e i settori pubblici, si potrebbero stabilire relazioni e sinergie più solide, vincolanti e stabili, basate sul sostegno reciproco e sulla cura condivisa dei patrimoni ambientali, dei beni comuni, del lavoro e delle persone[iv].
Si tratterebbe di nuove forme di auto-tutela sociale, o di un nuovo tipo di “protezionismo” dal basso, ecologico ed universalista [v], basato appunto su patti etici e sui progetti del prendersi cura più che su vincoli e identità territoriali di tipo esclusivo.
Il recupero di un senso della misura e del limite
Attraverso gli strumenti di scambio e credito mutuali, specie di tipo non monetario, si possono recuperare infine un senso del limite delle attività produttive (e di consumo) e nuovi criteri di misura dei valori economici, che possono aiutarci a contrastare l’ideologia della crescita del PIL ad ogni costo, così come una pluralità di manifestazioni neo liberiste, le quali si registrano ad un livello culturale generale e di pratiche individuali di consumo, prima ancora che nei sistemi economici dominanti.
Lo stesso sviluppo dei patti eco-solidali, come condizione costituiva dei nuovi circuiti di scambio e credito ad orientamento comunitario, ci mostra che sono possibili altri tipi di “scelte”, in relazioni di scambio che non devono essere più solo libere ma anche consapevoli e responsabili, mentre altri tipi di credito, nominativi, interpersonali e basati sulle attività e i beni scambiati, possono risultare efficienti in termini economici senza dal luogo al pagamento di interessi e a concentrazioni di potere/denaro.
A risultare non più credibili e non più sostenibili sono invece gli stessi principi neo liberisti, dominati dalle logiche della competizione sfrenata, in contesti ambientali e in tessuti sociali divenuti sempre più complessi, fragili e minacciati.
Il nemico interno dal volto rassicurante
Certamente la minaccia o il pericolo principale non arriva dall’esterno, dal “diverso”, ma non è individuabile nemmeno nel sovranismo o nelle molte forme di demagogia populista che si stanno diffondendo, non per caso, a livello globale. Il nemico principale opera all’interno, si è insediato da lungo tempo nelle politiche di governo, e nelle nostre coscienze. Ha un volto amichevole, perfino rassicurante. Come rileva lo stesso Viale, il pericolo principale proviene dagli agenti e dalle pratiche della crescita incessante e indiscriminata del potere monetario, individuale e collettivo, ritenuto – con la sua crescita incessante ed indiscriminata – una condizione di funzionamento necessaria, normale e, in quanto normale, indiscutibile.
È ormai abbastanza evidente che queste spinte alla crescita di potere monetario non generano più benessere, se non per frange sempre più ristrette. Generano invece degrado crescente dei contesti ambientali e dei tessuti sociali, mettendo in pericolo le stesse condizioni di vita sul pianeta. Ed è una minaccia a cui una parte crescente dell’universo composito e variegato delle pratiche eco-solidali cerca di rispondere anche attraverso lo sviluppo di strumenti di scambio e credito alternativi, di tipo mutuale, comunitario, senza interessi e rendite monetarie. Soprattutto, sta emergendo una nuova consapevolezza: che non si tratta più nemmeno di rilanciare la crescita produttiva o il massimo impiego delle risorse disponibili, ma di dar forma a nuovi principi e nuovi modi di valorizzare i patrimoni ambientali e socio culturali, i beni comuni, le relazioni e le attività che si orientano alla loro cura.
Alcuni limiti e contraddizioni nelle pratiche di costruzione di altre monete
Certo si tratta di ipotesi e di esperienze ancora deboli, le quali continuano a patire numerosi limiti e contraddizioni. In primo luogo si deve comprendere che non si può pensare di risolvere ogni problema semplicemente impegnandosi nella creazione di strumenti e mezzi monetari, specie se di tipo tradizionale, dotati di un valore proprio e che per questo si possono presentare come funzionali alla soluzione di ogni problema economico. La questione centrale sta nello sviluppo di pratiche sostenibili nel tempo, produttive e di consumo, oltre che di scambio eco-solidale, preferibilmente non monetario.
E poi, tra i limiti principali delle pratiche che dovrebbero ispirarsi a principi eco-solidali, vi è il riemergere della tendenza a riprodurre settorialismi, personalismi e frammentazioni particolaristiche, piuttosto che a sviluppare progettualità comuni più ampiamente condivise, anche su un piano politico e istituzionale.
Per contrastare le divisioni e i particolarismi che affliggono gli stessi ambiti delle monete altre oltre che delle pratiche eco-solidali, e per contribuire al rilancio ed al rafforzamento degli strumenti di scambio e credito mutuale, senza interessi e rendite monetarie, si è dato avvio da qualche anno ad una scuola/ laboratorio biennale, dedicata in specifico al tema delle relazioni tra le pratiche eco-solidali e le cosiddette monete altre.
Una scuola laboratorio per metter in discussione la divisione tra attivismo e ricerca
Quest’anno la scuola laboratorio è organizzata dal gruppo ricerca Retics (Reti comunitarie di credito e scambio mutuale) e dalla RES (Rete di Economia Solidale), in collaborazione con Solidarius Italia e le Associazioni Decrescita, e si svolgerà come nelle due edizioni precedenti a Giovinazzo di Bari (dal 14 al 16 settembre).
Il suo obiettivo di fondo rimane quello di analizzare le potenzialità che gli strumenti di scambio e credito mutuali, specie non monetari, possono presentare nel far fronte alle attuali condizioni di crisi ambientale, socio-culturale ed economica. Mentre alla base, ad ispirare i suoi criteri organizzativi e di ricerca, vi è la consapevolezza che in condizioni di crisi sistemiche così ampie come le attuali si deve mettere in discussione prima di tutto la stessa divisione tra attivisti e ricercatori, tra formatori e formati, o anche tra “relatori” e semplici “iscritti”: perché le soluzioni non sono già pronte e trasmissibili dall’alto, specie nell’ambito delle monete altre, ma devono essere trovate assieme, in un ampio e lungo processo di auto formazione in cui la discussione e l’approfondimento collettivi devono assumere un posto di primo piano.
In conformità con gli obiettivi perseguiti, la partecipazione alla Scuola/laboratorio non prevede costi di iscrizione ma solo la copertura delle spese di vitto e alloggio, molto contenute per l’attività di supporto fornita da un gruppo di attivisti locali (Campagna dePILiamoci e Circolo di Bari del Movimento Decrescita Felice).
Maggiori informazioni sugli obiettivi della scuola si possono trovare in un precedente articolo apparso su Comune-info, per il programma continuamente aggiornato, con l’elenco dei partecipanti, vedi www.retics.org.
* Studioso delle condizioni di sostenibilità dei sistemi monetari alternativi (RetiCS – Reti Comunitarie di Credito e Scambio, e Associazione decrescita)
[i] Vedi ad esempio: Amato M. and L. Fantacci (2006) Monete complementari per i DES, Working paper disponibile on-line: http://it.scribd.com/doc/75878655/Amato-e-Fantacci ; F. Gesualdi, (2013), Le Catene del debito e come possiamo spezzarle, Milano: Feltrinelli; T. Perna (2014), Monete locali e moneta globale, Milano: Altra Economia.
[ii] Vedi North, Peter (2012), Moneta Locale, Arianna, Bologna; Perna, T. (2014), Monete locali e moneta globale, (Milano: Altra Economia).
[iii] – Ruzzene M. (2007), ‘‘Environmental Politics and Actual Degrowth: The issue of a sustainable financing of care activities, public goods, and commons’’. In Flipo, F. and F. Schneider (Eds.) Proceedings of the First International Conference on Economic De-Growth. (Paris 2008) pp.253-258; – Ruzzene (2013), “Crisi finanziarie delle economie pubbliche e pseudo monete locali”, in Musacchio, R., Pizzo, A., P. Sullo e P. Sentinelli (ed.s), Senza Soldi, Napoli: Intramoenia.
[iv] Ruzzene, M. (2015) “Beyond growth: problematic relationships between the financial crisis, care and public economies and alternative currencies”, International Journal of Community Currency Research 19 (D) 81-93
[v] Lipiétz, A. (2012), “Un protezionismo universalista”. in http://www.democraziakmzero.org/2013/02/05/un-protezionismo-universalista/.
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