“Prima si salva, poi si discute”, si presenta con semplicità e chiarezza il secondo festival organizzato da Mediterranea Saving Humans. Si svolge per quattro giorni a Roma, a inizio settembre. Un’occasione importante per confrontare e far convergere esperienze, punti di vista e proposte partendo da un presupposto che, malgrado i decreti e i Memorandum velenosi che fioccano, in mare non può essere oggetto di esitazioni o ripensamenti, quello espresso nello slogan che aggiorna simpaticamente il vecchio detto latino: primum (far) vivere, deinde philosophari
“Prima si salva, poi si discute” è lo slogan che farà da sfondo alle quattro giornate del festival organizzato da Mediterranea Saving Humans. Un principio che ormai sembra essere sopito, secondo le parole della presidente Laura Marmorale, che ha presentato l’11 luglio il programma del festival insieme a Sara Alberani, portavoce dell’equipaggio di terra. A fronte di politiche migratorie mosse da altre priorità anche di fronte ai tragici bilanci in termine di morti nel Mediterraneo, ribadire l’importanza della tutela delle vite umane prima di tutto non deve essere dato per scontato.
È per questo che è necessario parlare attivamente di migrazioni, per contrastare l’approccio securitario dominante e costruire dei discorsi e delle pratiche diverse, basate sulla salvaguardia della vita umana, della libertà di movimento e del diritto di chiedere asilo. La ONG italiana, attiva dal 2018 con operazioni di search and rescue nel Mediterraneo centrale e dal 2020 con un progetto di supporto ai profughi fuggiti dall’Ucraina dopo lo scoppio del conflitto, vuole proporre il festival proprio come uno spazio dove discutere di questi temi.
Giunto ormai alla sua seconda edizione dopo la prima napoletana dello scorso anno, “A Bordo” si svolgerà a Roma presso la Città dell’Altra Economia, un “porto sicuro” nella capitale per far convergere esperienze, punti di vista e proposte. Il festival sarà animato da workshop, dibattiti, spettacoli e musica. Un ricco programma che mette in dialogo esperienze plurali: dal mondo dell’attivismo al giornalismo, passando per gli studi accademici, la scrittura e le arti.
Gli incontri toccheranno vari argomenti, tra cui la criminalizzazione del soccorso in mare, la chiusura e il controllo delle frontiere, il rapporto tra crisi climatica e migrazioni. Diversi momenti affronteranno il tema degli accordi europei e italiani con paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che sistematicamente violano i diritti delle persone in movimento – in primis Libia e Tunisia, dove la situazione per stranierə e persone nere è in costante deterioramento.
Un workshop sarà dedicato alla presentazione delle attività di Mediterranea in supporto dei profughi in Ucraina (MedCare for Ukraine), in un contesto in cui continuano a piovere finanziamenti per gli armamenti ma si lascia in secondo piano l’azione di supporto alle persone e alla società civile lacerate dalla guerra. Il festival ospiterà anche un talk condotto da scrittrici afroitaliane su prospettive future, radici, generazioni, in un paese che ancora pone mille ostacoli al riconoscimento della cittadinanza e che non accetta di riconoscere quanto le sue leggi, istituzioni e società siano ancora permeate di razzismo. Ci sarà inoltre uno spazio per discutere i modi per cambiare la narrativa giornalistica sulle migrazioni, appiattita sul discorso dell’emergenza e della sicurezza.
“A Bordo” sarà quindi un’occasione per immaginare e costruire azioni di supporto alle varie istanze che emergono nei luoghi di frontiera. Melting Pot, un progetto che da più di 26 anni porta avanti un’attività di informazione collettiva basata sul principio della libertà di movimento, sarà tra i media partner che seguiranno l’evento e parteciperanno ad alcune tavole di discussione.
Per scoprire tutti i dettagli sul programma e per partecipare come volontariə, segui i profili social di A Bordo! e di Mediterranea.
Fonte: Melting Pot Europa
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