Non poteva certo mancare la tappa aymara nel grande viaggio di Marco e Irene alla scoperta dell’América delle alternative. Un viaggio che comincia con lo straordinario messaggio alla nostra campagna, Ribellarsi facendo, e diventa man mano una ribellione della vita che crea esperienze e relazioni sociali lontane distanze siderali da quelle di ogni forma immaginabile di turismo. Sono le fantastiche Storie dell’Altro mondo (le trovate tutte nel blog ma alcune anche su Comune-info) arrivate adesso a El Alto, la città più aymara del Sudamerica, cresciuta alla periferia settentrionale di La Paz. E’ qui che i fratelli Bertana incontrano Juan: mi ha insegnato molto su come girare inventando modi per vivere e sul fatto che non bisogna mai darsi per vinti, racconta Irene. Così, nella magica atmosfera del Carrettero, l’ostello dove alloggia chi viaggia d’arte, suona, fa teatro di strada, la nostra “scrivi-storie” impara a preparare e vendere le trufas, squisiti dolcetti a base di banana e dulce de leche. Non si guadagna molto, quel che basta per un letto e per mangiare, ma ci si diverte un sacco…
di Irene Bertana
‘Hola! Que tal? Puede colaborar nos con una trufa?‘, non so quante volte abbiamo ripetuto questa frase durante i giorni trascorsi a La Paz. Sono stata l’administraidora di Juan, il mio socio in affari. Mi ha insegnato molto su come vendere, girare il mondo inventando modi per sopravvivere e come non bisogna mai darsi per vinti. Ma andiamo con ordine.
Dopo Cochabamba ci siamo diretti a La Paz, la capitale della Bolivia, circa 3.600 metri di altitudine, che raggiunge i 3.800 a El Alto, una città di oltre 800 mila abitanti cresciuta ai margini settentrionali di La Paz senza soluzione di continuità, che si può raggiungere anche in funivia. Da El Alto si vedono le cime delle montagne innevate. E’ una città grande, oltre 800 mila abitanti, e con il suo fascino, tra il mercato de Los Brucos, dove si possono trovare filtri d’amore, feti di lama e polveri per riti esoterici, strumenti musicali andini e tanto artigianato. Nella plaza San Francisco, nel pomeriggio, si possono ammirare spettacoli di teatro si strada o a volte ascoltare strani predicatori che sostengono che i peggiori vizi dell’umanità sono l’anarchismo e la musica metal (scatenando l’ilarità nostra e quella dei nostri compagni di viaggio).
Non avevamo piani precisi quando siamo arrivati, ma sapevamo dove avremmo dormito: al Carretero, un ostello quasi leggendario, dove alloggiano coloro che viaggiano di arte, come si dice qua, chi facendo giocoleria e teatro di strada, chi vendendo artigianato, chi suonando, chi vendendo cibo.
Il Carretero è un posto dove ti svegli la mattina e davanti alla porta puoi trovare qualcuno che giocola con sei claves (le mazze dei giocolieri, ndr), su un monociclo, con una palla in testa, mentre sul divano altri fanno braccialetti in macramè e qualcun altro suona la chitarra. La maggior parte degli avventori sono argentini e cileni e si spargono nel pomeriggio per le vie della città per tornare la sera a riempire la piccola cucina con le cronache dei loro affari durante la giornata. Dopo cena ricominciano le esercitazioni di claves, palline luminose e catene di fuoco (che una volta quasi incendiavano l’ostello).
Inutile dire che questo posto e queste persone ci hanno stregati, dato idee e voglia di fare, ma soprattutto ci hanno fatto riflettere su quanti modi ci sono di viaggiare e di come per farlo la determinazione sia più importante di avere dei soldi da parte o un piano definito. Per chi vive in Cile, e soprattutto in Argentina, riuscire a risparmiare abbastanza per fare un viaggio di più di un mese è praticamente impossibile, per cui le persone si ingegnano e trovano dei modi per guadagnare viaggiando, cosa che si rivela molto più facile di quanto non immaginassimo.
Così si incontrano persone come Juan, cileno, che viaggia da 15 anni per l’America Latina e ha fatto di tutto, ha imparato a lavorare il legno con il tornio con suo papà e ha lasciato il Cile per la prima volta a tredici anni. Ha fatto artigianato con legno e ferro, ha venduto uova a Lima per qualche anno su un furgone a forma di pollo e quando lo abbiamo incontrato si stava guadagnando da vivere vendendo poesie scritte da lui. Chiacchierando, ci ha parlato del fatto che talvolta vendeva dolcetti buonissimi, ‘trufas‘, a base di banana e dulce de leche. Ho preso la palla al balzo e gli ho chiesto di insegnarmi la ricetta, così abbiamo prodotto trufas e per qualche giorno e siamo andati a venderle insieme.
Lui ha un talento incredibile nel fermare le persone e convincerle a comprare e io imparavo, davo una mano, segnalavo le prede e gli davo man forte. Il risultato è stato che quasi ogni giorno vendevamo oltre cento trufas, ‘una por tres bolivianos, dos por cinco‘. Non si guadagnava molto, ma abbastanza per pagare l’ostello e il cibo per la giornata. E ci si divertiva un sacco, passando i momenti di riposo guardando gli spettacoli degli altri avventori dell’ostello, in Plaza San Francisco…
Ecco la ricetta delle Trufas de Juan!
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=maPco1GRx4k[/youtube]
Ingredienti:
6 banane ben mature
200 gr biscotti
500 gr avena
500 gr dulce de leche
100 g zucchero
100 gr cocco polvere
Procedimento:
Rompere i biscotti e le banane, unirli e impastare, dopodiché aggiungere il dulce de leche e l’avena e lo zucchero, impastare fino a che non diventa tutto una massa uniforme.
Quando l’impasto è pronto mettere il cocco in polvere in un piatto, fare delle palline con l’impasto e impanarle con il cocco.
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