
Il Consiglio europeo dello scorso 6 marzo ha annunciato un pacchetto di riarmo per l’Europa del valore di 800 miliardi di euro. L’Italia dovrebbe contribuire con 50 miliardi, l’equivalente di due finanziarie. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen giustifica questo impoverimento programmato della popolazione sulla base di una “emergenza esistenziale” talmente grave da rendere possibile la rimozione del tabù del debito (impossibile indebitarsi, così ci è stato detto finora, nonostante le condizioni in cui versano i nostri servizi pubblici, gli ospedali, le scuole, l’edilizia pubblica, gli acquedotti, solo per menzionare pochi esempi).
Come studiosi e studiose di diverse discipline, indipendenti o variamente inquadrati nelle università italiane ed estere, sappiamo che le scienze sociali – per prima la storia – hanno mostrato come ogni corsa agli armamenti renda il mondo un posto più insicuro: le guerre paventate sono profezie che si autoavverano.
Nei tempi oscuri che stiamo vivendo una cosa ci è chiara, limpida e cristallina: la guerra affama i popoli e arricchisce i produttori di armi; e coloro che invocano la necessità di andare in guerra non sono coloro che tale guerra la combatteranno davvero. Dal momento in cui si annuncia la corsa agli armamenti, e ancor più quando i giovani e le giovani europee saranno mandate al fronte, ci sarà un solo vincitore: le oligarchie internazionali che traggono benefici dal mercato delle armi; e ci sarà un solo perdente: i popoli, a qualunque nazione essi appartengano.
Per questa ragione ci appelliamo al mondo della cultura, della ricerca e dell’insegnamento perché si schieri contro questa barbarie montante, rifiutandosi a tutti i costi di rifornire di braccia, parole, denaro, speranze, idee e progetti questa delirante corsa verso l’abisso; contrastando ogni volta che è possibile i proclami guerrafondai di opinion makers accecati da sogni di gloria o dalla convinzione che si possano difendere nobili valori e principi con mezzi che li contraddicono alla radice; e, soprattutto, rifiutandosi di sostenere in ogni modo gli stati e i leader che promuovono la guerra.
Solo la diserzione di massa – intellettuale, militare, fiscale, sociale – può fermarli e frenare questa corsa verso l’inferno della guerra e della possibile distruzione nucleare.
Primi firmatari:
Massimiliano Andretta – Università di Pisa
Paolo Barrucci – Università di Pisa
Stefano Boni – Università di Modena e Reggio Emilia
Nadia Breda – Università di Firenze
Maddalena Gretel Cammelli – Università di Torino
Duccio Canestrini – Ricercatore indipendente
Stefania Consigliere – Università di Genova
Osvaldo Costantini – Università di Roma la Sapienza
Fabio de Nardis – Università di Foggia
Sara Gandini – Università di Milano
Paola Imperatore – Università di Pisa
Elisa Lello – Università di Urbino
Ugo Mattei – Università di Torino
Mimmo Perrotta – Università di Bergamo
Stefano Portelli – Università Roma Tre
Pietro Saitta – Università degli Studi di Messina
Mauro Van Aken – Università Milano Bicocca
Cecilia Vergnano – Université Libre de Bruxelles
Cristina Zavaroni – Università di Torino
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