Quella della raccolta dei rifiuti riutilizzabili rappresenta un’altra economia con un giro di affari stimato intorno ai 50 milioni di euro l’anno. I «rovistatori» producono reddito ma non vengono riconosciuti e nella capitale non hanno più mercati per vendere quello che hanno recuperato nei 45 mila cassonetti. A questa economia sommersa è dedicato il servizio «Il popolo dei rovistatori» di Rossella Santilli, giornalista rai del Tgr Lazio: un viaggio tra i rom «operatori dell’usato». Il servizio ha partecipato al settimo premio «L’Anello debole», all’interno del Capodarco corto filmfestival, nella sezione tv, e sarà proiettato domenica 1 aprile, durante la tre giorni in difesa della Città dell’altra economia, alle 16,30, su iniziativa della Rete Onu, rete nazionale peratori dell’usato. Il coordinamento regionale della rete promuove infatti un incontro dal titolo «L’Usato come modello di economia ecologico e solidale» con dibattito e proiezioni di inchieste e documentari.
Scrive Guido Viale in «La civiltà del riuso» (Laterza): «Non facciamo mai caso che in albergo, al ristorante, al bar, al cinema, dormiamo tra lenzuola e mangiamo in piatti già usati centinaia di volte, ci mettiamo in bocca posate che altri hanno già utilizzato, ci accomodiamo su sedie e poltrone che hanno già sostenuto molti altri corpi. L’appartamento dove viviamo, se non è di nuova costruzione, è già stato abitato da molte altre famiglie. Le città che frequentiamo sono già state utilizzate per centinaia o migliaia di anni. L’intero pianeta è stato ed è usato e condiviso da miliardi di altri esseri umani. Dono, baratto, condivisione, abbandono, esproprio e saccheggio hanno da sempre un peso molto maggiore di quanto si pensi: l’atteggiamento, i sentimenti e le finalità che accompagnano queste azioni ci svelano la realtà del nostro rapporto con le cose, che è quasi sempre carico di senso e di affetti, ben più delle pulsioni o dei ragionamenti che guidano all’acquisto del ‘nuovo’, dove prevalgono invece sensazioni e scelte imposte dal mercato. Ma il riuso ha potenzialità nascoste: perché le cose che scartiamo ogni giorno sono tantissime e perché il recupero conviene sia a chi cede che a chi acquisisce, riduce il prelievo di materie prime e la produzione di rifiuti, promuove condivisione e commistione di gusti e stili di vita, aumenta l’occupazione. Promuovere il riuso si può fare in breve tempo e con poche risorse».
Per approfondimenti visitate il sito dell’Occhio del riciclone.
Questo invece è il sito della campagna Diamocidafare (contro dicariche e inceneritori e per la differenziata porta a porta)
* Città invisibile è un piccolo collettivo, attento ai temi della decrescita, dell’omonima libreria di Roma (parte della Città dell’altra economia)
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