Le navi delle ONG sono invise al Governo perché rappresentano dei testimoni scomodi in mare e si continua a costruire la figura dello scafista su cui dirottare l’immaginario pubblico come responsabile delle morti. E’ indubbio che tutti i paesi occidentali e le loro polizie sanno chi veramente organizza i viaggi della morte e trae effettivamente profitto: i governi europei che si accordano per i respingimenti con paesi come la Libia e la Tunisia che non rispettano i diritti umani. Sono loro che lucrano sulla disperazione delle persone in cammino. Sono i confini i veri responsabili delle morti in mare e i veri trafficanti di vite. Dal 16 al 24 settembre mobilitazione
nei porti con le navi in stato di fermo
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Sono tante le imbarcazioni che stanno partendo da Libia e Tunisia in questi giorni per affrontare la frontiera acquea più mortale del mondo. Le navi di salvataggio sono indispensabili non essendo presente una politica di soccorso e di accoglienza che salvi le persone intervenendo sulle imbarcazioni che si trovano in condizione di distress nelle acque internazionali del Mediterraneo centrale. In 2 giorni nel mese di Agosto 3 navi di salvataggio sequestrate: l’Aurora della Sea Watch a Lampedusa, il rimorchiatore della Open Arms a Carrara e la Sea –Eye 4 a Salerno. La Mare Ionio di Mediterranea che doveva partire in questi giorni è stata nuovamente bloccata per questioni amministrative.
Un attacco continuo contro le navi delle ONG da parte del nostro governo: tra l’assegnazione di porti sempre più lontani dal luogo di salvataggio (gli ultimi quello di Livorno, dato come POS alla Sos Humanity e quello di Genova alla Ocean Viking), fermi amministrativi e multe, statuiti dal Decreto Legge n.1 del 2023 convertito con alcune modifiche dalla L. 24 febbraio n. 15, nonostante sia in pieno contrasto con le convenzioni internazionali. In mare si salva una volta sola, secondo queste disposizioni e se si incontra qualcun altro..aspetterà il suo turno per morire!
Il decreto definito anti ONG, presuppone infatti che non siano ammissibili soccorsi multipli in mare, in violazione dell’obbligo di soccorso previsto dalla Convenzione Solas ( Cap V, reg. 33) che viceversa prevede che il soccorso in mare sia svolto rapidamente ed immediatamente se vi sono persone in pericolo. Il decreto Piantedosi prevede che dopo il primo salvataggio bisogna chiedere un porto sicuro, senza soccorrere chi si incontra nel medesimo stato di necessità. Si tratta di una misura illogica, disumana e illegittima che rappresenta il sistema di frontiera: “tutelare” i confini e non le persone. Inoltre secondo il decreto legge n.1 del 2023, le navi che reiterano per la terza volta la violazione del decreto Piantedosi verranno poi confiscate. E’ evidente che il nostro governo vuole mettere fine alla possibilità del soccorso in mare da parte delle ONG. Un sistema che in nessun modo intende garantire canali sicuri anche se proclama aumento dei flussi legali e canali umanitari e che in realtà porta avanti accordi che impediscano la libertà di movimento e blindano i confini. Aumentano i CPR, le espulsioni e la costruzione di nuovi luoghi per il rimpatrio rapido, come a Pozzallo.
In questo scenario apocalittico, le navi delle ONG sono invise al Governo perché rappresentano dei testimoni scomodi in mare e si continua a costruire la figura dello scafista su cui dirottare l’immaginario pubblico come responsabile delle morti. E’ indubbio che tutti i paesi occidentali e le loro polizie sanno chi veramente organizza i viaggi della morte e trae effettivamente profitto: i governi europei che si accordano per i respingimenti con paesi come la Libia e la Tunisia che non rispettano i diritti umani. Sono loro che lucrano sulla disperazione delle persone in cammino. Sono i confini i veri responsabili delle morti in mare e i veri trafficanti di vite. Il 28 Agosto è stata pubblicata una dichiarazione congiunta sull’ostruzionismo della ricerca e soccorso in mare promosso dalle navi di salvataggio attive nella zona SAR del mediterraneo e molte organizzazioni della società civile ( https://sos-humanity.org/presse/dringende-warnung/… )
Alla ferocia di questo sistema è necessario rispondere tutt*
Mobilitiamoci dal 16 al 24 settembre in tutti i porti, dove si trovano le navi in stato di fermo, ed in tutte le città , affinchè si metta fine a questo confinamento violento ed al migranticidio della fortezza Europa.
#STOPallacriminalizzazionedelsalvataggioinmare
Aita Mari
Alarmphone
Associazione italo africana lavoratori agricoli
Carovane Migranti
Cobas Scuola Catania
La Città felice- Catania
LasciateCIEntrare
Le Siciliane
Maldusa
Mem. Med Project
NoCPR- Maipiù lager
Rete spezzina Pace e Disarmo
Sos Humanity
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