Vogliono prenderli come i pesci, intrappolati nelle reti. Il governatore del Texas Greg Abbott ha cominciato a costruire sul confine con il Messico segnato dal Rio Grande una barriera di gigantesche boe ancorate al fondale del fiume e collegate da un sistema di reti. Costa almeno un milione di dollari. Dopo la caccia al migrante, negli Stati Uniti si è aperta anche la stagione della pesca, a fondo
Si tratta di decine di boe gigantesche, ancorate al fondo del fiume e collegate tra loro da un sistema di reti. Un muro galleggiante che costa almeno un milione di dollari. Il governo del Texas ha già cominciato a farle posizionare per più di 300 metri lungo il Rio Grande, il fiume che nasce nelle Montagne San Juan del Colorado, scorre attraverso la valle di San Luis, poi va a sud nel Nuovo Messico fino a El Paso, Texas, sul confine messicano.
Il tratto di fiume in cui le boe sono già state piazzate è quello della zona di Eagle Pass, dove quest’anno sono già annegate quasi 50 persone, un quarto di quelle che le stime ufficiali calcolano che muoiano affogate ogni anno cercando di attraversare il Rio Bravo, il nome che i messicani preferiscono dare al fiume per evidenziarne la “cattiveria” delle acque impetuose.
Quelle enormi sfere arancioni serviranno a ostacolare, con il forte rischio di ucciderle, centinaia di migliaia di persone migranti che tentano un attraversamento già estremamente pericoloso. Lo scorso anno, secondo i dati che forniscono le pattuglie statunitensi di frontiera, sarebbero stati 270mila i migranti intercettati che erano riusciti a varcare il fiume di confine con successo.
Amnesty International e altre organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani sostengono che questa nuova invenzione della guerra di frontiera contro i migranti non scoraggerà la determinazione di chi già oggi sa di rischiare la vita per inseguire il sogno di un futuro migliore, spesso la sola alternativa a un presente impossibile, ma aumenterà certo il numero delle morti.
Il governatore texano, Greg Abbott, grande sostenitore di un progetto che viola apertamente un trattato firmato da Usa e Messico 50 anni fa e scavalca la legge federale – infatti viene preso ora in esame dalla Commissione degli Stati Uniti sui Limiti e le Acque internazionali per il rischio che infranga i trattati che delimitano la frontiera, quello di inondazioni e la stessa distribuzione delle acque – non è affatto preoccupato dell’eventualità di far crescere il numero delle morti.
Non lo preoccupano nemmeno le proteste di chi promuove attività turistiche in canoa sul fiume e, men che mai quelle delle associazioni ambientaliste che denunciano i danni alla flora e alla fauna che la costruzione del muro galleggiante ovviamente presuppone. A tutti loro, il governatore ultraconservatore Abbott ha lanciato il guanto di sfida con un twitter. “Ci vedremo in tribunale”, diceva con ammirevole capacità di sintesi.
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