Come rendere ogni 27 gennaio – il Giorno della memoria, quello in cui nel 1945 l’esercito sovietico abbatteva i cancelli di Auschwitz – una ricorrenza non solo celebrativa? C’è bisogno di riflettere e discutere a fondo, liberando il campo dalla retorica, della relazione tra storia e memoria e serve, soprattutto, prendersi cura della memoria, tenerla viva, leggendola alla luce di quel che accade anche molti anni dopo. Per questo, per tenerla viva, sono così importanti i luoghi della memoria. La Fornace Veschi, nel quartiere romano di Valle Aurelia, abbandonata per decenni al degrado malgrado il suo valore storico, oggi è uno di quei luoghi, un simbolo importantissimo della storia antifascista di quel territorio, una sorta di “civico giusto”, cioè l’altra faccia della medaglia delle pietre di inciampo, uno dei luoghi dove gli ebrei furono nascosti, salvati e protetti dalla persecuzione nazista. Peccato che se ne ricordino in pochi. Domani, comunque, l’iniziativa Percorsi della memoria porterà studenti delle scuole medie alla scoperta del quartiere, punto nodale della resistenza romana, partendo proprio dalla Fornace Veschi. Il Collettivo delle Cattive Ragazze promette di impegnarsi perché in futuro si riesca a fare molto di più
Domani è la Giornata della Memoria. Una data che sul calendario ha un suo peso specifico. La memoria è una funzione del cervello tipica degli umani ma, in generale, è la capacità comune a molti organismi di conservare tracce di esperienze passate, vissute direttamente o assunte da altri. Esistono diverse forme di memoria: personale, familiare, collettiva, ecc., le quali hanno come minimo comune denominatore il richiamo al ricordo di esperienze precedenti. La memoria storica è una di queste modalità.
Memoria e Storia sono la stessa cosa? No. La storia è un processo fondato sull’analisi e sul discorso critico. La memoria colloca al suo centro il ricordo, si radica nel concreto, nello spazio, nel gesto, nell’immagine, in un oggetto. La storia si installa nel rapporto tra continuità e discontinuità temporali, nelle evoluzioni e nei rapporti tra le cose. La memoria vive, inoltre, attraverso i luoghi in cui si promuove, in cui si racconta. Andare sui luoghi che conservano la memoria, aiuta, come detto, a ricostruire, con il contatto e il “calore” vivo che da essi promana, una cittadinanza consapevole.
La Memoria dell’Olocausto va doverosamente curata e alimentata. In ogni territorio occorre rintracciare i segni di questa Memoria così da inverare quel “Mai più” scolpito all’ingresso di Auschwitz. La Memoria si cura e dovrebbe essere curata sempre, perché parte del nostro sistema valoriale, endoscheletro di una visione del mondo.
Nel Municipio XIII di Roma abbiamo una grande responsabilità perché ci sono diversi luoghi della Memoria.
La Fornace Veschi situata nel quartiere di Valle Aurelia è uno di questi. Da sempre simbolo della Memoria e della Storia Antifascista del nostro territorio, la Fornace rappresenta una sorta di “civico giusto”. Il “civico giusto” è l’altra faccia della medaglia delle pietre di inciampo, vale a dire individua i luoghi dove gli ebrei furono nascosti, salvati e protetti. Alcune storiche che si sono occupate della storia di Valle Aurelia, come Donatella Panzieri[1] e Paola Bertelli[2], riportano che durante le persecuzioni razziali contro gli ebrei, alcuni di loro furono nascosti all’interno della fornace Veschi.
Assume in questo senso carattere urgente rendere la Fornace Veschi, restaurata e resa fruibile alla cittadinanza attraverso un’opera di recupero del patrimonio pubblico in un percorso partecipato, un luogo dove ogni giorno e soprattutto ogni 27 gennaio le scuole e le persone del nostro territorio possano esercitare la memoria, senza attendere l’iniziativa del Municipio o delle Associazioni.
E. J. Hobsbawm[3] affermava che “La maggior parte dei giovani alla fine del secolo è cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi vivono”. Se questo è vero, ed in parte le recrudescenze di violenza contro ogni “altro da sé” dei nostri tempi ne sono una dimostrazione, allora dobbiamo salvare i luoghi che rendono viva la Memoria e far sì che essa si faccia Storia.
Ci sarebbe piaciuto sentire oggi queste parole pronunciate dai rappresentanti dell’Amministrazione municipale e capitolina in un grande evento che avesse visto la Fornace al centro. Così non è stato, e anche per questo motivo ci impegneremo affinché avvenga in futuro.
[1] Donatella Panzieri, Valle Aurelia Valle dell’Inferno Antifascismo e Resistenza”, Roma, 2005
[2] Paola Olivia Bertelli, Valle dell’Inferno, la Memoria collettiva di un gruppo operaio romano, Firenze 1990
[3] E. J. Hobsawm, Il secolo breve: 1914-1991, Milano, 2000
Giorgio giannini dice
Nella Fornace Veschi, che molto probabilmente
sarà in centro polifunzionale, sarebbe oppportuno installare una Mostra sulla Resistenza anell.antico borgo di Valle Aurelia
marina dice
Fin quando nella scuola non si comincerà a studiare la storia del secolo scorso, per i giovani sarà difficile avere Memoria. Sorvolare sulle guerre puniche e conoscere meglio i fatti più recenti darebbe la possibilità di ancorare meglio quello che si ascolta.