Nel solo mese di marzo, gli Stati Uniti hanno fermato ben 19mila bambini e adolesecenti non accompagnati che intendevano migrare nel Paese provenendo dal Messico. L’aumento è del 100 per cento rispetto al mese precedente ed è la cifra mensile più alta mai registrata, sebbene la primavera sia sempre stata un periodo caldo per i tentativi. Anche il numero complessivo dei migranti detenuti alla frontiera è cresciuto notevolmente fino a raggiungere la cifra più alta degli ultimi 15 anni, a marzo ha fatto segnare un più 71 per cento rispetto a febbraio. Le principali cause del flusso sono, com’è noto, la violenza, i disastri naturali, l’insicurezza alimentare e la povertà in Messico e nei paesi del Triangolo settentrionale dell’America centrale. Biden, accusato di favorire la migrazione con la sua stessa immagine dagli oppositori, sostiene di voler correggere alcuni degli aspetti più disumani della politica del suo predecessore, come la separazione dei bambini dai genitori, ma che oltre il 60 per cento dei migranti viene comunque espulso. Il problema è negoziare con il Messico le condizioni del rimpatrio, questione da sempre niente affatto semplice, soprattutto per quel che riguarda gli ormai quasi 40 mila minorenni detenuti senza genitori
Le autorità degli Stati Uniti hanno arrestato quasi 19 mila bambini e adolescenti, migranti non accompagnati, al confine con il Messico nel mese di marzo, la cifra mensile più alta mai registrata, ha riferito il governo il 10 aprile.
Il numero di migranti detenuti al confine meridionale degli Stati Uniti è aumentato del 71% a marzo rispetto al mese precedente, per un totale di 172.331 persone – una cifra record per gli ultimi 15 anni -, con un forte aumento dei minori non accompagnati, secondo i dati ufficiali resi noti giovedì scorso.
Il numero dei bambini e adolescenti non accompagnati ha registrato un aumento del 100 per cento in un solo mese, secondo i dati della United States Customs and Border Protection (CBP).
I numeri al confine “sono in aumento dall’aprile 2020 per ragioni che includono violenza, disastri naturali, insicurezza alimentare e povertà in Messico e nei paesi del Triangolo settentrionale dell’America centrale”, ha detto la pattuglia di confine, ma “questo non è qualcosa di nuovo”, ha detto Troy Miller, commissario ad interim del CBP, come riporta la Jornada.
Sempre secondo le autorità, il 60% dei migranti arrivati negli Stati Uniti – 103.900 persone – sono stati espulsi. Di questi, il 28% era “recidivo”.
Il governo di Joe Biden deve affrontare crescenti pressioni per gestire la situazione al confine e ospitare minori non accompagnati. Mercoledì, la vicepresidente Kamala Harris – incaricata di lavorare con Messico, Guatemala, El Salvador e Honduras per affrontare le cause profonde dell’afflusso di migranti negli Stati Uniti – ha parlato con il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador.
López Obrador ha affermato che “c’è la volontà” da parte del Messico di unire le forze con gli Usa nella lotta contro la tratta di esseri umani e la tutela dei diritti umani. Tuttavia, il presidente messicano ha insistito sul fatto che la migrazione irregolare si fermerà solo quando verranno affrontate le cause che la promuovono.
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