Anche se speravo in un miracolo, non avevo dubbi che la Lega avrebbe vinto le elezioni comunali a Riace. L’avevo detto ad amici e compagni che in questi anni si sono prodigati per salvare questa straordinaria esperienza. L’avevo detto anche a Domenico Lucano, “se fai una lista devi essere sicuro di vincere, altrimenti è un autogoal bestiale! Forse è meglio se non partecipi a queste elezioni farsa perché non c’è agibilità democratica: non puoi parlare con la tua gente da cui ti hanno separato da otto mesi… Puoi fare una grande battaglia in questo senso e molti ti ascolteranno…”. Purtroppo, Domenico si è convinto che poteva farcela ed è andata a finire come sappiamo. O meglio: come pochi sanno veramente.
La Lega ha vinto perché già da questo inverno aveva preparato, tramite il suo delegato nella Locride, una strategia formidabile. I leghisti avevano fatto promesse, in caso di vittoria sarebbero arrivati i soldi. Basta una parola del ministro e la Prefettura paga gli arretrati e la gente potrà finalmente respirare. Per capire meglio bisogna sapere, infatti, che da quasi due anni ottanta giovani di Riace e dintorni, decine di esercizi commerciali, i pochi migranti rimasti sul posto, aspettavano di essere pagati. Per sette anni si erano abituati essere pagati subito in moneta locale (con l’effige di Nelson Mandela, Peppino Impastato, Che Guevara, ecc.), poi, quando il Comune riceveva i soldi dalla Prefettura, la moneta locale veniva convertita in euro. Il sistema funzionava bene, aveva dato un grande impulso all’economia locale, ed è crollato quando lo Stato ha bloccato i pagamenti dovuti.
Da quel momento è iniziato un lento e progressivo distacco della gente di Riace dal suo sindaco. Prima con dei dubbi sul suo operato, poi con una rabbia che montava man mano che passavano i mesi, che non si vedeva una soluzione, che Domenico Lucano diventava sempre più famoso e presente in tutti i massa media. Sentivano che il loro ex-sindaco aveva ricevuto grandi onori dal comune di Milano, Parigi, e da tanti altri meno noti, mentre loro erano sempre più disperati. Poi l’esilio ha fatto il resto, tagliando ogni rapporto tra la gran parte della popolazione riacese e Lucano.
Era inutile spiegare che questa situazione era stata creata ad arte, prima dal ministro Minniti e poi dal suo successore, con la collaborazione di una parte delle istituzioni che hanno perseguitato l’ex sindaco di Riace, al di là di ogni immaginazione, come fosse stato un pericoloso mafioso (leggi anche La torbida trama dietro Riace di Roberta Ferruti, ndr).
Certo, per essere onesti e avendo vissuto la vicenda dall’interno, debbo dire che anche Domenico Lucano ha commesso degli errori di ingenuità. Il più grave quello di pensare che sarebbe tornato presto al suo posto, che non avendo commesso reati penali avrebbe avuto presto ragione. La conseguenza di questa ingenua aspettativa è stata di bloccare tutte le proposte fatte da tante organizzazioni, associazioni, nazionali e europee, disposte a far riaprire le botteghe artigianali, a riportare i turisti, insomma a rimettere in moto l’economia locale. Ma, Domenico ha detto a tutti “aspettate che torni, debbo rivedere tante cose, abbiate ancora pazienza…”. Senza rendersi conto che la disperazione avrebbe portato tra le braccia della Lega una parte rilevante della popolazione di Riace.
Ma, non è finita qui. Hanno colpito un simbolo, ma non una prassi e una idea: ci sono tanti comuni nelle zone interne della Calabria che sono rinati grazie agli immigrati – da Acquaformosa a Gioiosa Jonica ai paesini pedemontani dell’Aspromonte- esperienze che andrebbero raccontate perché l’esperienza di Riace ha fatto scuola e non la fermerà nemmeno il ministro dell’Inferno.
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* Fonte: il manifesto (pubblicato anche su Diritti globali)
Docente di sociologia economica presso l’Università degli studi di Messina, Tonino Perna è stato tra gli ideatori dello straordinario progetto di accoglienza diffusa avviato da Mimmo Lucano
Manuela Grillo Spina dice
Forse si dovranno mettere le mani sul mondo del lavoro, per modificare le norme che tutelano pochi e precarizzano molti. L’odio è diventato di moda anche grazie alle ingiustizie radicate nel tempo. Le disuguaglianze portano voti, non è una novità. La sinistra ne ha di responsabilità, prima di tutto non essendo più sinistra. Non sa neanche più cos’è, infatti, si definisce umana, definendo l’avversario come uno che manca di umanità. Questo è il meccanismo di ogni discriminazione: proiettare sull’altro le proprie mancanze e cercare così un’identità. La dc vendeva pane in cambio di voti, e mica solo quella. Cosa è cambiato in Italia? In alcuni uffici escono, parlano al telefono e nessuno può dire nulla. Poi leggi gli annunci di lavoro: cercano personale per musei, lavoro di 4 o 5 mesi, agosto e festivi compresi. Ma perchè quelli a tempo indeterminato non possono lavorare d’agosto? O bisogna sostituirli per farli andare al mare? Poi a ottobre arrivederci e grazie, si torna a casa a fare i disoccupati. Questo genera odio, mette gli uni contro gli altri, tanto quanto le campagne razziste e omofobe. Abbiamo paura dei populisti, forse perchè siamo un po’ razzisti e omofobi e su questo non ci sarebbe niente di strano, dato che i pregiudizi sono subdoli e non sempre li riconosci. Il problema è che non siamo liberi.
Fiorella Palomba dice
Non c’è alcun dubbio che la trappola predisposta nei confronti di Lucano fosse stata predisposta scientemente.
Mentre il mondo plaude per questa esperienza di integrazione, in Italia si trama, si emargina, si condanna e i complottisti vincono. Complimenti ?
https://nuovoeutile.it/domenico-lucano-riace/
Guermandi Alessandrab dice
Perché non è stata avviata una grande raccolta nazionale di fondi per Riace? Sarebbe stata un’ottima occasione per far crescere consapevolezza fra la gente e per dare un segnale efficace alla politica. Perchè si viene a sapere solo ora di questa condizione del paese ? Questo secondo me è stato un grave errore, di chi sapeva, Mimmo Lucano in testa, a cui non ho mai sentito far cenno.