L’autogestione di uno spazio sociale come il Bread&Roses a Bari (come molti altri di città diverse) dimostra che è possibile creare relazioni attraverso le quali cambiare se stessi e trasformare non-luoghi in beni comuni. È possibile proteggere la propria autonomia di pensiero e di azione e al tempo stesso costruire relazioni con altre realtà sociali ma anche con l’amministrazione locale. Abbiamo cominciato a prenderci cura del Bread&Roses, dicono in questo racconto inviato da Bari, per “prenderci cura della Polis, per cambiarla”. C’è vita sotto e oltre le urne elettorali
Prenderci cura del Bread&Roses.
Prenderci cura della Polis, per cambiarla.
A seguito della firma dell’Accordo di collaborazione tra il Comune di Bari e l’associazione Bread&Roses del luglio 2018, il 3 maggio scorso abbiamo incontrato l’assessore al Patrimonio Pierluigi Introna, insieme agli ingegneri competenti, per definire tempi e modalità per l’avvio dei lavori per la messa a norma dell’impianto elettrico e idrico nell’immobile dell’ex casa del custode dell’ex Villa Capriati.
Con i tecnici e l’assessore abbiamo definito l’inizio dei lavori, previsto tra il 3 e il 7 giugno prossimo. A più di tre anni, era il 24 marzo del 2016, dalla riapertura dei cancelli di uno dei tanti spazi ed immobili abbandonati presenti in città e dall’avvio di quel processo autogestito di riqualificazione urbana e sociale che abbiamo chiamato di “illegale giustizia”, finalmente abbiamo dei tempi certi assolutamente da non disattendere.
Il progetto esecutivo per l’avvio dei lavori si inserisce tra gli interventi straordinari a carico dell’Amministrazione previsti dall’Accordo. Si potranno così proseguire con meno difficoltà le diverse iniziative di tipo sociale e culturale basate sui principi dell’autogestione; tutte quelle attività con finalità di solidarietà ispirate alle società di mutuo soccorso. Si potrà continuare a praticare e favorire modalità di autoregolamentazione partecipata e collettiva ad ogni processo decisionale; a promuovere progetti ed azioni di recupero e riqualificazione senza fini di lucro dei “Beni Comuni”. Pratiche riportate direttamente nell’Accordo di Collaborazione (artt. 2 e 3), scritto collettivamente e letto, discusso e condiviso pubblicamente nelle ultime due assemblee tenutesi lo scorso 31 marzo e 25 aprile nei giardini del Bread&Roses. Momenti durante i quali ci siamo confrontati con singol@ cittadin@ ed altre esperienze territoriali: dall’ex Post Moderno di via Napoli a Villa Roth – casa autogestita nel quartiere san Pasquale – e provenienti da altre città: dai Laboratori Alchera di Laterza al movimento No Ilva di Taranto, agli spazi sociali di Napoli (ex Asilo Filangieri, Santa Fede Liberata e Terranostra di Casoria).
Da ogni racconto di disparate esperienze di solidarietà, di lotta contro le discriminazioni e la violenza di genere, per la salvaguardia dell’ambiente, è emersa la consapevolezza comune di cambiare anche se stess@: da “utenti” passivi di prestazioni esterne a soggetti capaci di riprendere iniziativa, esprimere energie latenti e taciti saperi, volti a costruire spazi di autonomia economica, produttiva e riproduttiva.
L’esperienza del B&Rs, descritta come scuola di autorganizzazione e, come anello di congiunzione tra la cultura di mestieri più variegati e di nuove relazioni sociali, non accetta l’idea che ciascun@, abbandonat@ a se stess@, debba cavarsela ed imparare ad arrangiarsi. Non ci piace una società fondata sulla capacità di accesso del “cliente” al mercato del welfare privatistico, contraddistinto dall’assistenza selettiva, dall’attività oblativa e dall’intervento caritatevole, di fronte ai quali i diritti sociali e civili tendono a subire una regressione verso il favore concesso al bisognoso supplicante. Ragion per cui ci poniamo dalla parte del far da sé collettivo e solidaristico, come presupposto di un’ascesa sociale cooperativa tra le persone volta a trasformare gli assetti sociali esistenti.
Condividere il percorso di autogestione del B&Rs con altre sperimentazioni affini, per noi ha l’intento di rompere il nesso assistenza-dipendenza, anche verso le Istituzioni stesse, e quindi di affermare il valore irrinunciabile dell’autodeterminazione dei soggetti. Il valore dell’autogestione, la capacità positiva di realizzare in basso e rivendicare verso l’alto parte da una considerazione imprescindibile: forme di nuovo mutualismo non possono (e non vogliono) essere considerate come interventi di supplenza di diritti negati dalla crisi e dal restringimento del welfare ma come azione diretta, volta a rendere esigibili diritti elusi e a promuoverne di nuovi. E soprattutto tesa ad affermare un rapporto radicalmente mutato tra pubblica amministrazione e società che veda emergere il protagonismo dei soggetti, il loro potere di partecipazione solidale alle scelte e alle decisioni, anche istituzionali, che riguardano le nostre esistenze.
La ricerca e soprattutto la pratica di nuove vie della politica, che oggi comprendono anche forme di cooperazione di servizi, di riappropriazione e riqualificazione di spazi di vita ed autoimpiego collettivo, di imprese sociali, insieme al principio nobile e necessario, ma non sufficiente, del volontariato sono portatrici dell’esigenza di una riforma radicale del Welfare: accesso alla casa, alle cure sanitarie, ai trasporti, all’istruzione, alla libertà di circolazione. Tutto questo richiede un forte impegno politico generale nel rendere giusta la solidarietà fiscale ed assicurativa con un’alta connotazione redistributiva delle ricchezze. Nell’attuale condizione di lavoro disperso, precario e non garantito, le attività mutualistiche possono rappresentare un punto di coesione, che a partire dagli ambiti di vita, ricompone socialità e crea solidarietà anche dentro i luoghi di lavoro.
E su questi presupposti che partendo dalla volontà di prenderci cura di noi, vogliamo prenderci cura anche della Polis in cui viviamo. Come? Ripartendo dall’esperienza del B&Rs:
- pensiamo ad un Patto di mutuo soccorso tra tutte quelle persone che abitano, attraversano e vorranno attraversare lo spazio secondo i propri tempi, bisogni e desideri. Riflettiamo ad una Carta di partecipazione diretta, una banca del tempo condivisa tra persone che si rifanno alla logica associativa della cooperazione tra diverse soggettività, per praticare concretamente quella possibile rottura del nesso assistenza-dipendenza, produttore-consumatore, erogatore di servizi-percettore passivo.
- avanziamo anche un’idea che vada oltre lo spazio circoscritto del B&Rs. Un’idea che porti a modificare e integrare il “Regolamento per i Beni Comuni” della città Bari in alcuni aspetti burocratici che limitano processi collettivi di autogoverno dei beni pubblici, che frenano l’uso civico partecipato della cosa pubblica. Anche questa sfida la vogliamo affrontare attraverso la logica associativa dell’alleanza tra esperienze e realtà diverse tra loro ma convergenti, accomunate dai principi del mutuo aiuto.
Perché insieme al pane vogliamo anche le rose.
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