Ci sono migliaia di bambini rifugiati e senza documenti in fuga dalla guerra provenienti dall’Afghanistan e dall’Iraq, che l’Iran accoglie nelle scuole e negli ospedali. Ci sono bambini migranti ai quali il ministro degli Interni in Italia nega approdi e assistenza. Ci sono bambini vittime di violenza a Kobane, Afrin, Raqqa nell’indifferenza di un’Europa che preferisce dare miliardi di euro a Erdogan per bloccare il flusso dei rifugiati… Bambini e bambine in cerca di un po’ di vita, come quelli che Aldo Morrone, medico noto in tutto il mondo per il suo impegno trentennale accanto ai migranti e in diversi paesi del Sud del mondo, si ostina a incontrare ogni giorno
di Aldo Morrone*
Sono tornato da poco dall’Iran, dove ho incontrato medici e ricercatori provenienti da tutto il mondo in occasione del Congresso Intercontinentale che si è tenuto a Teheran per discutere delle nuove scoperte scientifiche da utilizzare per tutti gli esseri umani e non solo per i cittadini dei paesi ricchi. Ho rivisto colleghi con cui ho lavorato insieme in aree di guerra come il Libano, la Siria, la Palestina e la Libia.
In Iran sono presenti oltre un milione di rifugiati provenienti dall’Afghanistan e dall’Iraq. Il leader supremo dell’Iran ha dichiarato che ogni bambino rifugiato è tenuto a frequentare la scuola, indipendentemente dalla regolarità dei documenti. Questo ha permesso a più di trecentocinquantamila studenti afghani e iracheni, senza documenti, di andare a scuola e ricevere cure gratuite.
Torno nel mio Paese e trovo una rincorsa a proclamare blocchi navali, a negare approdi e assistenza a donne e bambini. Di concerto con altri paesi europei che fino a pochi anni fa erano paradossalmente, alla ricerca delle origini cristiane di questo vecchio continente.
Sono colpito anche io dalla terribile notizia dei dodici bambini calciatori, che con il loro allenatore, da giorni rischiano di morire in una grotta in Thailandia. E spero con tutto il cuore che possano essere salvati. Anche se mi ricorda molto la triste vicenda del piccolo Alfredino a Vermicino.
Certo mi sembra un paradosso che ci si commuova così facilmente (è stato lo stesso per la morte del piccolo Aylan) ma si continui poi a smarrire il senso di umana solidarietà nella realtà di ogni giorno.
Solo pochi giorni fa Nisrin Abdollah, giovane comandante YPJ delle donne curde che combattono in Siria, contro i terroristi dell’ISIS, ha raccontato alla Camera dei deputati delle migliaia di donne rapite, ferite e uccise tra Kobane, Afrin, Raqqa nell’indifferenza di un’Europa che preferisce dare miliardi di euro a Erdogan per bloccare il flusso dei rifugiati siriani.
Sembra che oggi nessuno sia interessato alla sorte delle donne e dei bambini curdi nell’enclave di Afrin, uccisi dall’esercito di un paese membro della Nato. Eppure Zerocalcare qualche mese fa aveva illustrato la storia di Ayse Deniz Karacagil, una combattente che in battaglia era nota come Cappuccetto Rosso, uccisa nell’estate dell’anno scorso. Veniva dalla Turchia, dove era stata condannata a cento anni di carcere perché aveva osato protestare per Gezi Park.
Si chiamava invece Anna Campbell, una ragazza inglese di ventisei anni, un’altra combattente, uccisa il 15 marzo scorso durante un bombardamento dell’aviazione turca sull’enclave curda.
Mentre parla alla Camera, Nisrin ha lo sguardo fiero e la voce sicura. I suoi occhi neri e profondi emozionano tutti i presenti. Eppure racconta della guerra contro i terroristi dell’ISIS e delle atrocità vissute, con la tenerezza che non si dovrebbe mai perdere anche quando è necessario essere duri. Chiede aiuto per poter curare i feriti che non possono ricevere le cure necessarie in Kurdistan. Parla della speranza che persegue insieme alle altre otto mila guerriere che comanda, per una pace che possa restituire dignità e libertà a tutte le donne oppresse.
Noi abbiamo deciso di partire nuovamente per visitare i feriti. È un peccato che ad ascoltarla fossimo solo in otto.
Paolo Moscogiuri dice
G.le prof. Aldo Morrone,
sono ancora scosso alla lettura del suo articolo, e basito nell’ultima riga: ” È un peccato che ad ascoltarla fossimo solo in otto”. Posso sapere, gentilmente, in che data si è svolto l’incontro alla Camera dei Deputati? Ho fatto una rapida ricerca in internet, ma non ho trovato alcuna notizia. È incredibile come la stampa sia completamente assente su questo fronte, tranne Comune-info, naturalmente.
grazie, tutta la mia solidarietà e stima
Paolo Moscogiuri