In un congresso locale del suo partito, il presidente turco Erdogan, forte del fragoroso silenzio delle istituzioni internazionali e della complicità di tutte le potenze coinvolte nella tragedia siriana, rivendica di aver assunto il controllo dei “tre quarti di Afrin”, “neutralizzando”, anche attraverso le milizie jihadiste mandate in avanscoperta, oltre 3.500 «terroristi» delle unità di difesa curde Ypg/Ypj. Oltre 30 mila le persone in fuga dalla straordinaria esperienza di democrazia del Rojava. La resistenza delle donne e degli uomini kurdi contro la pulizia etnica di Erdogan è allo stremo ma annuncia che non è ancora vinta. Per il 24 marzo sono previste manifestazioni di sostegno ovunque
della Rete Kurdistan Italia
Il 20 di Gennaio è iniziata l’invasione del cantone di Afrin. Questo territorio, collocato nella parte occidentale della Federazione Democratica della Siria del Nord, è stato bombardato senza pietà da cacciabombardieri, artiglieria e ogni tipo di armamentario moderno che porta il marchio della Nato. L’esercito turco, al fine di non sporcarsi le mani e cancellare il numero di morti dalle sue statistiche, sta conducendo l’attacco servendosi di milizie jihadiste. Queste milizie, che in principio facevano parte di Al-Qaeda e che nel 2014 si sono riorganizzate nella forma di Daesh, vanno oggi sotto il nome di FSA. Le immagini brutali che gli invasori stanno pubblicando sui propri social media, così come le chiamate rumorose alla guerra contro gli infedeli, al grido di “Allaha Akbar”, ci ricordano che il Rojava sta ancora combattendo lo stesso nemico che ha già sconfitto a Kobane e Raqqa. Ma questa volta, la bandiera dietro cui avanza è quella del secondo più grande esercito della NATO. Del resto, in molte immagini la bandiera nera di Daesh è stata avvistata insieme alla bandiera rossa della Turchia. Molti combattenti, uccisi in battaglia dalle forze di auto-difesa che stanno resistendo ad Afrin, sono stati senza dubbio identificati come comandanti di Daesh.
Il dittatore fascista e misogino dello stato turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato pubblicamente che, attraverso questa invasione ai danni di un territorio autonomo all’interno di una nazione sovrana, si augura di “restituire Afrin ai suoi veri proprietari”. Dietro questa messinscena, si sta effettivamente portando avanti una pulizia etnica e un genocidio ai danni del popolo Curdo e di altre minoranze che vivono ad Afrin da tempo immemore. Afrin è stato uno dei pochi territori che hanno relativamente goduto di una situazione di pace durante la sanguinosa guerra che imperversa in Siria negli ultimi sette anni. Molte famiglie sfollate dalla guerra hanno trovato rifugio in questo territorio. In questo momento, Erdogan sta provando ad approfittare di questa instabilità e della sofferenza che attanaglia la popolazione della Siria per legittimare la sua sete imperialista di potere, sognando di riconquistare i territori che una volta erano occupati dall’impero Ottomano.
La comunità internazionale sta chiudendo gli occhi di fronte alle continue richieste di aiuto che arrivano da Afrin. Il ritiro delle truppe russe che stazionavano ad Afrin ha dato il via libera all’invasione e ha mostrato la complicità della Russia con lo stato turco. Ad ogni modo, non è minore la complicità degli stati membri della NATO. Questi ultimi stanno permettendo alla Turchia di utilizzare armamentari e tecnologie occidentali per massacrare civili. La Federazione democratica della Siria del Nord è stata la principale forza di opposizione alla barbarie islamista di Daesh, ma ciò sembra essere irrilevante per quei governi che, fin dal 2014, avevano condannato ogni massacro rivendicato dalla propaganda di Daesh. Il 24 Febbraio, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha unanimemente adottato una risoluzione per una tregua in tutta la Siria. Ciò ha offerto un barlume di speranza per evitare altri massacri di civili. Nonostante questo, resta innegabile il silenzio seguìto all’intensificazione degli attacchi turchi.
D’altra parte, il regime baathista di Bashar Al-Assad’s, dopo aver dichiarato che non avrebbe mai permesso l’invasione di suolo Siriano da parte della Turchia, ha dimostrato la propria incapacità di affrontare l’aggressione. Malgrado un sistema antiaereo potrebbe fermare gli attacchi della forza aerea turca, il regime ha richiesto ad Afrin di sottomettersi completamente allo stato siriano e rinunciare alla propria autonomia, che è stata ottenuta attraverso il processo rivoluzionario che ha avuto luogo in Rojava negli ultimi anni. Non ci sono dubbi che questa invasione sia il risultato degli accordi di Sochi tra Assad, la Russia e la Turchia. L’esercito Arabo Siriano ha scelto di evitare ogni confronto diretto che potrebbe opporsi ai piani di Erdogan e di abbandonare le forze siriane democratiche. La sua dipendenza dalla Russia e la sua ostilità nei confronti della Federazione Democratica della Siria del Nord sta permettendo alle forze jihadiste neo-ottomane di occupare Afrin.
La situazione è critica. Le forze di occupazione sono ai cancelli della città. Una città che offre riparo non solo ai suoi abitanti, ma a molti rifugiati che hanno lasciato i propri villaggi dopo la distruzione causata dai bombardamenti turchi. Oltre ai bombardamenti massicci, sono stati registrati attacchi chimici contro i civili, in particolare con cloro gassoso. E ancora, questa non è che l’immagine di una parte sola del disordine provocato: anche le infrastrutture vitali alla sopravvivenza della popolazione civile sono state volutamente attaccate. Una settimana fa la Turchia ha interrotto la fornitura di acqua e elettricità alla città, costringendo i residenti a fuggire. L’assedio continua e la popolazione va incontro ad un massacro imminente. Ieri si trattava dell’ISIS a Kobane, oggi dello stato turco ad Afrin.
La Comune internazionalista del Rojava, tenuto conto di tutti questi avvenimenti, si unisce alle molteplici iniziative di solidarietà con Afrin. Esortiamo tutte e tutti a unirsi in una giornata di azioni e solidarietà globale, come quello che ebbe luogo l’1 Novembre 2014 per Kobane. E come Kobane, Afrin resisterà, Afrin vincerà.
Il #GlobalActionforAfrin avrà luogo Sabato 24 Marzo. La solidarietà con Afrin sarà ricevuta e sentita da tutto il mondo, per provare che Afrin non è sola e che il progetto democratico e antipatriarcale che vive ad Afrin sarà difeso dal mondo intero.
#GlobalActionforAfrin
Long live international solidarity
Biji Berxwedana Afrin
Dossier: Il motivo dell’attacco su Afrin mira ad indebolire il movimento di liberazione delle donne e l’alternativa democratica
Alle donne del mondo: trasformiamo il XXI secolo nell’era della libertà delle donne!
maura manganelli dice
Scusate, ma non ho familiarità con twitter e quindi non ho capito se il 24 marzo bisogna mandare un tweet a quell’indirizzo o ci sono delle manifestazioni o sit-in alle quali si può partecipare. Grazie
Maria Maranò dice
Per cortesia dov’è e a che ora la mobilitazione a Roma il 24 marzo?
maomao comune dice
ciao maria,
Questo appuntamento c’è di certo
Info: sabato 24 marzo 2018 domenica 25 marzo 2018 20:00 1:00 Centro Socıo Culturale Ararat
Via di Monte Testaccio 28 ROMA
Newroz 2018 – dalla parte di chi resiste
poi vedi se compare qualcosa qui:
https://www.retekurdistan.it/