di Bruno Tognolini*
Martedì (16 gennaio) sera nel TG Sky delle 20, edizione da ascolti record, la giornalista annunciava l’arresto dell’ennesima maestra aguzzina con queste parole: “Strattonava i bambini e li offendeva con frasi del tipo: non sei più una neonata, deciditi a crescere!”. Non parlo dei fatti, perché il TG non li descriveva. Parlo del racconto dei fatti. Non giudico la fondatezza di quell’arresto. Sono un narratore: giudico le parole adoperate per narrarlo agli italiani.
Cosa vuol dire in italiano “strattonare”? È violenza “strattonare” un bambino? È violenza dirgli, fosse pure gridando: “Non sei più una neonata, deciditi a crescere!”?
Come sappiamo, l’abdicazione all’esercizio dell’autorità genitoriale produce bambini principini autocrati, che vanno pazzi quando incontrano gli altri bambini principini autocrati come loro nella scuola dell’infanzia. L’erosione dell’autorità adulta pare un processo storico epocale, inarrestabile. Chiunque l’abbia messo in moto alle origini (certo, anche il Sessantotto; e dopo quello anche il mio Settantasette), e chiunque, per qualunque ragione o disegno, da quella messa in moto originaria lo abbia poi sviluppato e accelerato, le conseguenze nel futuro sono ombrose.
Gli indizi e i giudizi sommari, il furor frettoloso con cui si va narrando nei media la caccia alle streghe maestre hanno a specchio, nelle scuole e nelle case, l’erosione dell’autorevolezza degli insegnanti nei rapporti coi genitori. L’uno e l’altro fenomeno portano forse i segni, la tinta scura disciolta di una cattiva coscienza degli adulti: come osi saper fare a scuola, tu maestra, ciò che io genitore non riesco a fare in casa?
La cronaca nera dei TG eccita e orienta l’opinione degli italiani. Instilla e forgia per esempio, servizio dopo servizio, la cosiddetta “sicurezza percepita”: quella che giura che non si può più uscir di casa senza rischio d’essere accoltellati; mentre l’Istat descrive ogni tipo di crimine, tranne le truffe (crimine “non cruento”), in calo deciso e crescente ogni anno.
Sempre Sky, l’altro ieri, dapprima mostrava il ministro Marco Minniti che, col piglio guerriero con cui ha ripulito il Mediterraneo dalle Organizzazioni non governative, proclamava che le babygang “sono un problema nazionale”. Subito dopo il TG lanciava il suo sondaggio: secondo voi le babygang sono un problema nazionale? Pulsante rosso SÌ, pulsante verde NO. Risultato: sì, lo sono per il 70 per cento degli italiani in ascolto.
Non è difficile a questo punto immaginare un caporedattore che dica ai suoi: oggi niente babygang? Non abbiamo allora qualche strega maestra?
Una narrazione pubblica della realtà che convince i cittadini, le maggioranze che pigiano pulsanti e poi votano partiti, che i bambini assassini e le maestre aguzzine “sono un problema nazionale”, che infanzia, che scuola, che nazione e soprattutto quale futuro ha in mente?
Siamo sicuri che siano solo gli smartphone a “fare male” ai bambini?
Colleghi scrittori e poeti, al lavoro. Bisogna scrivere belle storie e belle rime per riequilibrare: risarcire le centomila brave e buone maestre che conosciamo, i centomila ragazzini gentili e pensierosi che abbiamo incontrato. E in generale, come sempre, il silenzio della foresta che cresce.
Melissa Cecconi dice
Buongiorno,
mi rincresce leggere certe cose proprio su comune.info. Strattonate è violenza, gridare è violenza, dire cose umilianti (gridando) è violenza. Lo sarebbe tra adulti e lo è a maggior ragione se chi subisce è un bambinmo piccolo e chi la commette un educatore. Che vergogna.
Anna dice
Strattonare e urlare cose del tipo “… deciditi a crescere” in un contesto che si dovrebbe definire educativo è senz’altro violenza. Perché l’autore ha dubbi?
La bellezza della letteratura e dell’arte ci salveranno non certo i Tg, tanto più in periodo di propaganda elettorale. Certo. Attenzione però a dividere il mondo in buoni e cattivi (bimbi o maestre/adulti che siano).
L’immagine di un gruppo di “principini autocrati” corredati di genitori che incarnano l’erosione epocale dell’autorità parentale nei confronti della prole e che magari per questo meritano maestri altrettanto maleducati è un po’ pericolosamente sempliciotta.
gaetano stella dice
FANTOZZI DIREBBE CHE QUESTO SCRITTO E’ “UNA CAGATA PAZZESCA”. I RIFERIMENTI AL 68 fanno ridere. Sa il nostro “poeta” cos’era l’autoritarismo dei BARONI prima del 68?. E quello “genitoriale”? In questi giorni e quest’anno io festeggio il CINQUANTENARIO. E dico che il problema oggi è proprio costruire organizzare vivere un altro 68..più ampio più diffuso più complesso più duraturo..o almeno studiamolo ristudiamolo e raccontiamolo alla generazione SMARTFHONE….rivendicare il dialogo la reciprocità il discorso la pratica del dare/ricevere la leggerezza l’empatia il dono …rimettere in discussione la rigerarchizzazione il potere ai capi ai presidi ai segretari di partiti inesistenti come partiti….diffondere il potere evacuarlo…responsabilizzare costruire autonomia-democrazia nelle case e in tutta la società….strattonare caro poeta (?) è violenza…abbracciare è amore…g-s -http://blog.gaetanostella.it
sabina calogero dice
Grazie Melissa Cecconi chiunque tu sia e spero che tu sia una maestra, almeno una risposta al giorno “già scritta da qualcun altro” allevia la fatica di tappare mille buchi della barca con sole dieci dita.
Buongiorno,
mi rincresce leggere certe cose proprio su comune.info. Strattonate è violenza, gridare è violenza, dire cose umilianti (gridando) è violenza. Lo sarebbe tra adulti e lo è a maggior ragione se chi subisce è un bambino piccolo e chi la commette un educatore. Che vergogna.