Quelle impronte di mani stanno lì da millenni, secondo l’Unesco un periodo compreso tra 13.500 e 9.000 anni, ma l’insaziabile sete di accumulazione dei profitti che caratterizza l’estrattivismo le considera probabilmente un fastidioso ostacolo all’avanzare del progresso. Così la Cuevas de las Manos, uno dei primi esempi di arte rupestre della storia dell’umanità, il secondo sito turistico – dopo il ghiacciaio Perito Moreno – della provincia patagonica argentina di Santa Cruz, viene minacciata dalle trivellazioni della Patagonia Gold, autorizzate all’impresa mineraria dal governo locale. La firma dell’accordo è stata posta negli ultimi giorni del 2016. L’uso intensivo di esplosivi, il transito di veicoli di grande trasporto, la costruzione dell’infrastruttura necessaria al progetto minerario avrebbero conseguenze irrimediabili su una una zona molto ampia, senza dimenticare l’avvelenamento di fiumi e ruscelli. I vantaggi per l’occupazione locale, come dimostrato in molti altri progetti minerari nella stessa Patagonia, sarebbero quantificabili in qualche decina di posti di lavoro temporaneo
di Patrizia Larese
Il sito della Cueva de las Manos (La Caverna delle Mani, in spagnolo), situato nella provincia argentina di Santa Cruz all’interno del Parco Nazionale Perito Moreno, comprende una serie di caverne di enorme rilevanza archeologica e paleontologica. La Cueva si trova nella valle del fiume Pinturas, in un luogo isolato della Patagonia, a circa 30 chilometri dalla famosa Ruta 40, una delle strade nazionali che attraversano il Continente da nord a sud.
Il sito archeologico è noto in tutto il mondo per i dipinti policromi rappresentanti mani del popolo indigeno di questa regione, probabilmente dei progenitori dei Tehuelche. La maggior parte delle mani, raffigurate sono sinistre, il che porta a pensare che i “pittori” tenessero gli strumenti che spruzzavano l’inchiostro con la destra. Le mani, circa 800, i guanachi e le figure geometriche affrescate sulla pietra rappresentano l’espressione più antica dei popoli nativi del Sud America di cui si abbia conoscenza e risalgono al 7.350 a.C. circa.
Nel 1999 la Cueva de las Manos è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
L’autorizzazione concessa alla Società Patagonia Gold e al suo socio locale Fomicruz S.E. da parte del governo della provincia di Santa Cruz per realizzare trivellazioni nei terreni circostanti la Cueva de las Manos ha provocato grande preoccupazione tra gli ambientalisti e gli attivisti anti-miniera che hanno denunciato il fatto nelle reti sociali. La firma di questo accordo risale alle ultime ore del 2016.
Il valore storico culturale ed ambientale del luogo della Cueva e di tutta l’area circostante è ampiamente conosciuto nel mondo ed è considerato Monumento Storico Nazionale e Paesaggio Protetto.
Esiste una legge provinciale di protezione del Canyon del fiume Pinturas, dove si trovano anche altri siti archeologici che rappresentano l’eredità millenaria dei colonizzatori nativi del Sudamerica. La legge ha stabilito una scala di categorie del territorio a seconda dei siti archeologici presenti e, in virtù di ciò, le opere che possono essere effettuate in ogni singola area. L’attività per estrarre i minerali tra cui oro ed argento verrebbe realizzata tramite scavi a cielo aperto, soltanto a 1 km dalla Ruta 40.
I terreni nei quali sono stati concessi gli scavi appartengono alla Fondazione Flora e Fauna che promuove la conservazione dei luoghi di rilievo paesaggistico, archeologico e culturale. La Fondazione acquista i siti e poi li dona allo Stato nazionale perché li inserisca nel sistema delle aree protette dell’Amministrazione dei Parchi Nazionali. A metà del 2015, la proprietà, conosciuta come Estancia Los Toldos, entro cui si trova la Cueva de las Manos, fu acquistata dalla Fondazione al fine di promuovere la creazione di un parco nazionale che proteggesse questo patrimonio dell’umanità e che, fino a quella data, si trovava in mani private.
Come ha riferito ai media Sofia Heinonen, presidente della Fondazione Flora e Fauna, i lavori di scavo provocherebbero una grave distruzione dell’ambiente archeologico, paesaggistico ed ambientale in una zona unica nel pianeta. L’uso di esplosivi, il transito costante di veicoli di grande trasporto, la generazione di notevoli quantità di materiali e la costruzione dell’infrastruttura necessaria per realizzare il progetto minerario avrebbero conseguenze irrimediabili per il secondo luogo turistico (il primo è il Ghiacciaio Perito Moreno) tra quelli maggiormente visitati nella provincia di Santa Cruz. Oltre a tutti gli impatti propri dell’attività del settore minerario dell’oro e dell’argento, non bisogna dimenticare la conseguente diffusione di sostanze tossiche ed inquinanti nei fiumi e nei ruscelli.
Anche se l’Amministrazione dei Parchi Nazionali ha dimostrato interesse nel ricevere l’area, il processo di donazione dei terreni allo Stato nazionale è stato interrotto dall’inizio dei lavori di estrazione mineraria.
Ciò dimostra la fragilità dello status di protezione e la necessità di salvaguardare, in maniera urgente, questi luoghi, grazie ad un’adeguata politica di conservazione.
Nel luogo della Cueva esistono già vari sfruttamenti minerari, uno si trova nella zona che la legge menzionata precedentemente qualifica come “intoccabile” per il suo valore archeologico, e le conseguenze di tali attività di scavo sono state devastanti ed irreparabili. È chiaro come questi lavori vadano contro le politiche portate avanti per consolidare il Circuito Turistico Binazionale del Parco della Patagonia che propone di trasformare la regione patagonica – cilena ed argentina – in un sito di importanza mondiale per il turismo per il suo tesoro archeologico, culturale e la sua straordinaria ricchezza naturale.
La Ruta 40, una delle vie di accesso e comunicazione più importanti del circuito, è una strada panoramica da cui si possono ammirare paesaggi unici e memorabili, tra cui il Cañadon del Rio Pinturas appunto, un vero e proprio santuario naturale. Permettere la realizzazione di una miniera a cielo aperto, presso la Ruta 40, risulta contrario al diritto ad un ambiente sano stabilito anche nella Costituzione Argentina.
Spesso, tuttavia, chi è a capo dell’amministrazione di un’area è portato a considerare solo i vantaggi immediati e non valuta i rischi provocati da attività aggressive nei confronti dell’ambiente. Ė compito delle autorità competenti impedire che i valori naturali e culturali del luogo archeologico siano danneggiati se non distrutti irrimediabilmente.
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