Lo strappo di Renzi, e della Commissione Europea, con i cittadini e le cittadine italiane lo si vede dalle mobilitazioni di questi giorni. Flash mob e iniziative in città come Milano e Bologna, migliaia di tweet inviati a Premier e Ministro con l’hashtag #StopTTIP diventato di tendenza per ore. Un invio massivo di email a Renzi per fargli sentire il fiato degli italiani sul collo, il tutto per le mobilitazioni europee nelle quali solo in Germania sono scese in piazza centinaia di migliaia di persone. La Germania è il Paese dove si sta giocando la posta maggiore, secondo un sondaggio dell’Istituto Ipsos reso pubblico ieri, circa il 28% dei tedeschi ha dubbi sui vantaggi dell’accordo, mentre il 52% è convinto che i negoziati porteranno a un indebolimento degli standard qualitativi dei prodotti
di Alberto Zoratti e Monica Di Sisto
Il grande strappo di Bratislava Matteo Renzi non l’ha fatto con Germania e Francia, ma con i cittadini e le cittadine italiane. Da quando il suo governo ha scelto di sostenere in maniera acritica il Trattato transatlantico con gli Stati Uniti (il Ttip) e l’Accordo di liberalizzazione con il Canada (Ceta) ha di fatto chiuso il canale di comunicazione con gli italiani, con quei milioni di persone che hanno chiesto spiegazioni e chiarezza su un negoziato evidentemente svantaggioso per la gran parte della nostra economia e delle nostre comunità.
Sarà il Ministero per lo Sviluppo Economico nella persona del ministro Carlo Calenda che, a nome e per conto del premier, spingerà perché venga concluso il Ttip e applicato il Ceta a ogni costo. Persino bypassando il nostro parlamento esautorandolo dalla ratifica del Ceta, come provarono inutilmente a fare nel giugno scorso in una lettera inviata alla Commissione Europea e resa pubblica da un leak della Campagna Stop Ttip Italia, come hanno continuato a fare sostenendo l’applicazione provvisoria dell’accordo con il Canada in attesa delle ratifiche parlamentari, come stanno facendo ora, nel momento in cui Carlo Calenda è tra i dodici firmatari di una lettera di sostegno al Ttip, assieme a Paesi come la Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Svezia e persino il fuggitivo Regno Unito, che quando si tratta di liberismo diventa più europeista della Germania.
“È necessario per creare posti di lavoro nell’Ue”, sottolineano, dimostrando ancora una volta come il nostro ministro non abbia letto le stime di impatto pubblicate pochi mesi fa dal Parlamento Europeo su Ttip and Jobs, dove si evidenzia come l’Italia potrebbe perdere quasi 300mila posti di lavoro, seconda sola alla Germania in questo disastro sociale. Che, peraltro, non ha strumenti efficaci di contrasto, se è vero che il fondo sugli impatti della globalizzazione è stato ridotto di due terzi a poco meno di qualche centinaio di milioni di euro per il periodo 2014 – 2020.
Lo strappo di Renzi, e della Commissione Europea, lo si vede dalle mobilitazioni di questi giorni. Flash mob e iniziative in città come Milano e Bologna, migliaia di tweet inviati a Premier e Ministro con l’hashtag #StopTTIP diventato di tendenza per ore. Un invio massivo di email a Renzi per fargli sentire il fiato degli italiani sul collo, il tutto in preparazione delle mobilitazioni europee per le quali solo in Germania sono scese in piazza centinaia di migliaia di persone. La Germania è il Paese dove si sta giocando la posta maggiore, secondo un sondaggio dell’Istituto Ipsos reso pubblico ieri, circa il 28% dei tedeschi ha dubbi sui vantaggi dell’accordo, mentre il 52% è convinto che i negoziati porteranno a un indebolimento degli standard qualitativi dei prodotti.
“Trattati come il Ttip e il Ceta” dichiara Federico Lodolini, co-founder di Real Shit, “mettono a serio repentaglio il nostro patrimonio agroalimentare e i nostri valori fondativi. Infatti, nel nostro piccolo abbiamo sempre cercato di promuovere un rapporto con la terra autentico e rispettoso della tradizione. La semplicità del tratto e la forza comunicativa delle opere di Laurina Paperina erano esattamente ciò che cercavamo per esprimere la nostra visione”.
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