di Elisabetta Cangelosi*
Vorrei dire un paio di cose, in sordina, senza fare troppo rumore che ce n’è pure troppo in giro. Due cose su Parigi, sulle foto profilo con la bandiera francese, sui morti e, spingendomi al di là di ciò che faccio di solito, sul caso specifico della ragazza italiana vittima dell’attacco al Bataclan. Sono delle cose disconnesse e difficili. E non sono riflessioni politiche. Quelle un altro giorno (e comunque non mi esprimo neanche sui cosiddetti giornali italiani e su altri razzisti sparsi perchè quello che direi sarebbe scontato).
Perchè nonostante io non sia esattamente digiuna di politica internazionale gli attacchi a Parigi mi coinvolgono più di quelli negli altri posti? Per due motivi: perchè Parigi per me è casa, e perché, come ha detto oggi un mio caro, carissimo amico, se fossero venuti da est invece che da ovest potevano sparare sul mio ristorante preferito (dove peraltro mi trovavo a cena). Quindi sì, per forza che mi colpisce di più. E per forza che colpisce di più i parigini, siano essi veri o di adozione. Quello che non capisco è perchè colpisca così tanto gli abitanti di, per dire, Sondrio? E non capisco perchè ci siano tanti che non hanno nulla a che vedere con la Francia che hanno usato l’app di FB, se vi fate un giro scoprirete che pochissimi di quelli che stanno a Parigi lo hanno fatto. Non dico affatto che sia sbagliato, ognuno può e deve manifestare la sua solidarietà come vuole, mi fa solo una strana impressione… e apre a ragionevoli commenti come: “E perchè non lo avete fatto con quella libanese?”.
Un’altra cosa, ma i giornali italiani dove le trovano le informazioni? Parigi è stata deserta solo sabato sera. E non era per paura, era perchè la gente non aveva certamente voglia di faire la fete! Su 129 morti e più di 300 feriti, e 1.200 persone traumatizzate per essere state sotto attacco tutti hanno un amico, un conoscente, un vicino, un amico di un collega/vicino/conoscente, un lontano parente, qualcuno insomma che era lì… voi sareste usciti di sabato sera a farvi un bicchiere di vino? Ma non era paura, e non era nemmeno il coprifuoco!
In ultimo, per favore, smettetela di occuparvi morbosamente delle età delle vittime: era un concerto, difficile ci fossero 60enni, che però potevano essere al ristorante, al bar. Quindi per favore basta: hanno sparato nel centro della vita serale parigina, sapevano esattamente come farci del male.
Infine, smettetela anche di occuparvi morbosamente, della ragazza veneziana. Non vi pare che ci siano abbastanza suoi amici in giro a soffrire per la sua morte? Se non la conoscevate che importanza ha che fosse italiana? Perchè il nazionalismo anche nella morte? E per favore cari giornalisti eliminate dal vostro vocabolario il concetto di cervelli in fuga! Se la descrizone che me ne ha fatto il mio amico che era un suo amico è esatta ho come l’impressione che non le sarebbe affatto piaciuto. Scommetto che anche per lei Parigi era casa! Per lei e per tutte le altre vittime, smettetela di vociare.
Lasciateci un po’ di silenzio, lasciateci piangere in pace.
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Elena dice
Grazie. 100% d’accordo con te.
Abito a due passi del ristorante “La Belle Equipe”. Venerdi sera dormivo perche attacavo il lavoro il giorno dopo alle 5.
Choc totale alle 4 svegliandomi. Non capivo le SMS sul telefonino.
E poi, al lavoro (mi occuppo dell’imaggini per una rete televisiva) e le archivio, l’overdosi.
E sabato sera l’angoscia perchè non si ha notizie di un giovane collega che lavora in regia.
E domenica sera la pena infinita perchè abbiamo conferma che infatti è morto.
Sabato sera, infatti la metro era vuota non per paura ma perchè eravamo sotto a stare in famiglia per chi ce l’ha, a riconfortarci gli uni gli altri.
Un abbraccio Cara Elisabetta,
Elena, Paris 11ème