Mai la resistenza del popolo kurdo era stata tanto popolare e conosciuta nel mondo intero, mai il partito politico più vicino alle lotte per l’affermazione dei loro diritti, l’Hdp, era stato così forte. La reazione di Erdogan, il leader tirannico e megalomane della Turchia che ha sempre coperto e sostenuto l’avanzata dello Stato Islamico, è quella consueta: repressione e terrore. Come a Gezi Park, contro il suo stesso popolo. Intanto, fa veramente impressione, come e forse più di altre volte, l’ipocrisia dei leader politici e dei grandi media europei e statunitensi: le guerrigliere e i guerriglieri kurdi, fino a ieri romantici e valorosi ragazzi pronti a giocarsi la vita nel corpo a corpo contro l’Isis, tornano a essere “terroristi” internazionali. E’ vero, servono ancora un po’ come carne da macello, almeno per risparmiare imbarazzanti rientri di salme imbandierate in Occidente, ma dovrebbero almeno dissociarsi … “dalla violenza politica”, cioè dal Pkk. Insomma da tutto quello in cui credono. A Roma la protesta in catene davanti all’ambasciata di Ankara per rompere un muro di silenzio e menzogne
di Roma per il Kurdistan
Da diversi giorni il governo turco bombarda villaggi civili e postazioni militari del popolo curdo. In tutti questi mesi, Erdogan ha sostenuto e appoggiato l’ISIS. Dal confine turco sono passate autobombe dirette a Kobane, miliziani dello Stato Islamico sono stati curati negli ospedali turchi, mentre si continua a tenere chiusa la frontiera con la città curda liberata da YPG/YPJ. Anche nel recente attentato che ha causato la morte di decine di giovani socialisti e anarchici a Suruc, le responsabilità del governo dell’AKP stanno emergendo con sempre maggiore chiarezza.
Il dittatore turco Erdogan ha annunciato di voler combattere l’ISIS solo perché si sente estremamente debole, sia all’interno, che all’esterno del Paese. Dopo le ultime elezioni non è in grado di ottenere la maggioranza necessaria a formare un governo, anche grazie alla straordinaria affermazione dell’HDP, partito capace di parlare ai curdi e a tutta la sinistra turca. Inoltre, è stato messo alle strette dall’accordo sul nucleare iraniano e, soprattutto, ha paura che l’esperienza di democrazia radicale del Rojava possa consolidarsi e diventare contagiosa.
Per queste ragioni, dietro la maschera della lotta all’ISIS, Erdogan ha lanciato una campagna contro la resistenza curda e contro le opposizioni interne. Su circa 800 arresti, meno del 10 per cento riguardano presunti membri dello Stato Islamico: tutti gli altri sono militanti curdi o membri delle opposizioni.
Questa operazione è condotta con la complicità degli USA e dei Paesi dell’Unione Europea, mentre i media internazionali, che fino a pochi giorni fa esaltavano le gesta delle eroiche guerrigliere curde capaci di fermare l’avanzata dell’ISIS, adesso descrivono le stesse persone e le stesse organizzazioni come “terroriste”.
Dopo mesi di solidarietà attiva nei confronti della popolazione curda e delle sue unità di autodifesa, oggi vogliamo rompere il muro di silenzio e menzogne creato intorno all’aggressione militare che stanno subendo. Vogliamo denunciare ilterrorismo di Erdogan e dello Stato turco. Vogliamo affermare che in Turchia e nel Kurdistan HDP, PYD, PKK, insieme ai movimenti sociali esplosi negli ultimi anni, sono gli unici garanti della democrazia e dei valori umani.
Per la fine dei bombardamenti e la pace in Kurdistan e in tutta l’area medio-orientale.
Per il rilascio immediato di tutti gli oppositori al regime autoritario turco.
Per l’eliminazione del PKK, unico fronte all’avanzata dell’ISIS e unico garante possibile per un processo di pace nell’area, dalle liste del terrorismo internazionale.
Per il riconoscimento del confederalismo democratico del Rojava, per una possibilità di pace e libertà per i popoli del Medio Oriente.
Roma per il Kurdistan
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