La de-finanziarizzazione delle economie di comunità è un pasaggio fondamentale per sottrarsi dalle logiche speculative dei processi di finanziarizzazione globale che stanno mettendo in ginocchio le economie locali di molti territori. Occorre praticare una rinascita del legame tra l’economia locale e i suoi bisogni di risparmio e finanziamento. L’iniziativa lanciata in questi giorni per fronteggiare la crisi economica nel Sannio, denominata ValutaCorta, va in questa direzione: promuovere un baratto valutario tra cittadini consumatori e piccoli esercenti locali.
L’idea è stata pensata per una reciproca convenienza, consente al consumatore di fruire di un ulteriore sconto presso gli esercizi coinvolti, fino a quando, in termini di baratto, lascerà presso l’esercente una quota di cento euro in acconto. Questo metodo, mira a rafforzare coesione territoriale e resistenza alla crisi, ed è stato promosso dal Distretto di EcoVicinanza, Gasb Arcobaleno Benevento, Art’Empori.it, cooperativa Lentamente, associazione Corpo spirito anima.
A causa del rallentamento degli scambi economici sul territorio, spiegano i promotori, le aziende si ritrovano con problemi di liquidità e, sempre più, devono ricorrere alle banche. Ma queste non sono in grado di finanziare ulteriormente le piccole aziende locali e, anche quando assecondano le richieste dei piccoli esercenti, devono pretendere interessi e spese che vanno a incidere ulteriormente sulle perdite delle aziende locali e, in un circolo vizioso, erodono maggiormente i redditi presenti sul territorio. A questo punto, diventa necessaria una finanza dal basso che coinvolga il cittadino.
D’altra parte, il cittadino, per i suoi risparmi depositati in banca, ottiene mediamente l’interesse dell’1 per cento annuo: quegli stessi risparmi, la banca li presta alle aziende locali ottenendo in media 9 per cento di interessi annui. Si pensi al beneficio per l’intera l’economia territoriale, se molte famiglie sannite, potendo permetterselo, invece di depositarli in banca, utilizzassero mille euro per anticipare cento euro a dieci concittadini, loro fornitori abituali e indipendenti (salumieri, fruttivendoli, ristoratori, librai, edicolanti, profumieri, parrucchieri, estetisti, palestre…), ottenendo, in cambio, come baratto, di fruire di un ulteriore sconto del 3 per cento sugli acquisti.
Considerando che i cento euro in acconto fruttano il 3 per cento per ogni cento euro spesi, se il consumatore acquista presso l’esercizio quattrocento euro all’anno, la cifra lasciata in acconto frutta il 12 per cento annuo. Invece, all’esercente ogni quota da cento euro costa il 3 per cento in merce a favore del consumatore locale e non il 9 per cento in denaro che, a favore delle banche, lascerebbe il territorio.
Ma anche le filiali locali degli istituti di credito si avvantaggerebbero, visto che il baratto valutario consentirebbe alle piccole aziende locali di restare in vita e di essere solventi con le banche loro creditrici. In pratica, il rischio creditizio non sarà solo a carico delle banche locali ma spalmato anche sul territorio tramite le famiglie aderenti al baratto valutario. Ma il risparmiatore, a differenza delle banche, non rischia perdite: quando vorrà, senza preavviso, potrà recuperare in merce i cento euro anticipati in acconto. Quindi, resistere alla crisi economica, tramite il baratto valutario, agevolerebbe anche una cittadinanza economica non delegata e un’inclusione del vicino esercente, insomma un benessere diffuso.
Questa iniziativa di economia solidale, in via sperimentale, è stata attivata presso alcune piccole aziende locali, tra cui Libreria Indipendente Masone Alisei (Benevento), Caff’Emporio (biobar-bioemporio, Benevento), Natura Amica (bioemporio ed erboristeria, Benevento), Oro del Sannio (azienda agro erboristica, Santa Croce del Sannio).
Fonte: artempori.it
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