di Salvatore Iaconesi
Quando Kevin Lynch, nel suo “the Image of the City”, osservava le città, le descriveva come enormi opere sinfoniche, in cui milioni di autori si esprimevano simultaneamente attraverso l’espressione del proprio punto di vista, della propria interpretazione del reale. Era questa, secondo Lynch, la ricchezza delle città: questa incredibile diversità e molteplicità, capace di ospitare differenze radicali e percezioni di ciò che è “reale” simultanee, mutevoli, ricombinanti e capaci di interagire secondo logiche complesse. Questa enorme ricchezza è espressa tramite la quotidianità che, in tal senso, diventa rivoluzionaria.
De Certeau, ad esempio, la identificava nella coesistenza delle strategie e delle tattiche: nel dialogo continuo, emergente e polifonico tra cosa è “stabilito” (amministrativamente e legalmente) e quello che è attuato – performato – dalle persone che, in ogni istante del proprio vivere, si esprimono effettuando scelte, attraversamenti, riprogrammazioni inaspettate. Sono le tattiche, ed esprimono il nostro modo di percepire e interpretare il mondo.
Lynch e De Certeau non avrebbero potuto immaginare, se non in forma seminale, le nuove forme dell’esprimersi sociale attraverso i social network.In ogni istante, migliaia di messaggi vengono pubblicati in ogni luogo delle nostre città. Sono espressioni pubbliche di tipo nuovo, e mettono in continua discussione le definizioni di cui ci dotiamo per definire gli spazi pubblici e privati. Queste espressioni definiscono un infoscape, un paesaggio informazionale. Che non è una cosa distinta da quello fisico. L’infoscape è ormai parte integrante del nostro agire quotidiano, e con la nostra quotidianità si intreccia, fluisce e interagisce.
Abbiamo imparato ad usare l’infoscape per lavorare, per prendere decisioni, per esprimerci e comunicare. Le informazioni che troviamo sui social network e sui servizi disponibili sulla rete cambiano il nostro modo di consumare, di conoscere, di attraversare le città, di esprimere i nostri desideri, le nostre visioni e aspettative.Sono i nostri nuovi spazi pubblici, in un fluire continuo di bit ed atomi.
Cos’é, in questo scenario, l’ecosistema umano delle nostre città? Come forse lo definirebbe Arjun Appadurai è uno spazio pubblico diasporico, in cui ogni singola persona è costantemente connessa attraverso molteplici flussi di informazioni che provengono con continuità dallo spazio fisico e digitale, prendendo parte a dozzine di comunità differenti e ricombinanti, che emergono dalla complessità delle relazioni che stabiliamo sia nel mondo fisico che in quello dei bit.
In questo scenario, la perdita di complessità – e l’impossibilità di osservarla e comprenderla – risulta disastrosa, in quanto abilitante della maggior ricchezza della città stessa: la diversità, la relazionalità, e loro sua capacità di far emergere trasformazione e innovazione. È qui che si può porre una ipotesi per la costruzione di uno strumento di osservazione degli Ecosistemi Umani per le città: strumenti capaci di osservare l’infoscape della città nel suo divenire, senza perdita di complessità.
Questo è quello che presenteremo a Roma, il 28 Settembre alla Casa delle Culture, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del I Municipio della Città di Roma: un Ecosistema in Tempo Reale della Cultura per la Città, capace di catturare, visualizzare e rendere accessibile senza perdita di complessità la vita culturale della città, per come si esprime nell’infoscape pubblico, nella nuova sfera pubblica costituita dai maggiori social network.
E promuovendo in maniera attiva una riappropriazione di questi nuovi spazi pubblici, rendendo disponibile una nuova sorgente di Open Data: la vita culturale della città, in tempo reale.
Video
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=725gWUgziRA[/youtube]
Per info:
http://www.artisopensource.net/2013/09/23/the-real-time-cultural-ecosystem-of-the-city-of-rome/
http://www.artisopensource.net/projects/human-ecosystems.html
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