SbarchInPiazza, di seguito semplicemente Sip, è un’iniziativa proposta da Rete delle economie solidali del Mezzogiorno (Ressud) e accolta, finora, da sedici piazze del centro-nord nelle due stagioni trascorse (alcune piazze per due anni consecutivi, l’elenco completo è su http://sbarchinpiazza.ressud.org/).
Gli obiettivi che si pone Sip sono molteplici, tra gli altri: dimostrare che l’economia solidale offre risposte per i problemi prodotti dalla globalizzazione e dall’esasperazione del mercato; diffondere questa consapevolezza e le sue pratiche tra le persone comuni (in particolare a quelle fasce “contigue” al mondo dell’economia solidale, associazioni, comitati, centri sociali…); accrescere il numero dei cittadini consumatori consapevoli e allargare quindi la «torta» del consumo di beni provenienti da reti di produttori solidali; permettere l’accesso a questo mercato a tutti quei produttori (con le caratteristiche adeguate) finora esclusi da questo mercato; favorire la riconversione colturale (verso il bio) e culturale (verso la solidarietà e l’equità) di quei produttori che ancora ignorano questo «mondo»; stimolare quindi i produttori ad operare in reti e agevolare la costruzione della rete sud sud; favorire il ritorno alla terra di molti giovani (e non solo!) disoccupati o insoddisfatti della qualità della propria vita; uscire dall’esempio e cominciare a fare «statistica»; raggiungere quei numeri, quella massa critica che permetta di concretizzare quelli che finora vengono considerate utopie (per esempio il trasporto su rotaia dei prodotti agricoli, non solo arance, dal sud al nord, anche d’Europa).
Documentario
I Sip della primavera 2012 hanno prodotto, mediante libere contribuzioni dei produttori che esponevano nelle piazze e liberi contributi dei visitatori, il documentario antropologico «L’altra faccia dell’arancia» che racconta queste piazze e che gira da otto mesi, contribuendo a diffondere la cultura dell’economia solidale. «L’altra faccia dell’arancia» è liberamente scaricabile da questo link: http://vimeo.com/53209804.
Quest’anno la rete si è posto il problema di intensificare e approfondire la comunicazione verso quelle fasce di popolazione sensibili (o sensibilizzabili) ai temi dell’equità, dell’impatto ambientale, della giustizia sociale, dei diritti, della qualità del cibo, ecc, ma non ancora coinvolti in alcuna rete e quindi ancora non sufficientemente informate e consapevoli del potere politico del consumo.
Sono stati coinvolti alcuni insegnanti appartenenti al mondo dei Gas nel proporre nelle rispettive scuole dei progetti pilota sull’economia solidale. Un gruppo di lavoro composto principalmente da insegnanti di diversi ordini di scuole, ma non solo, provenienti da diverse regioni, si è incontrato su skype ogni settimana da novembre per coordinare il lavoro e scambiare le esperienze e continua ad incontrarsi per tirare le fila del lavoro svolto e progettare il futuro. Su questo link trovate una sintesi del lavoro svolto.
Equità e filiera corta
In alcune scuole superiori di Bergamo e Ravenna si sono svolti, in preparazione dei Sip, dei progetti che hanno coinvolto direttamente i ragazzi nell’organizzare acquisti di gruppo, proponendo loro un percorso di formazione sui temi e sulle pratiche di «altra economia», mettendo al centro la componente lavoro. In un istituto comprensivo di Ferentino, in provincia di Frosinone, ventisette classi di scuola materna ed elementare sono state coinvolte nel progetto, modulato naturalmente per i più piccoli, coltivando un proprio orto e cominciando a masticare concetti quale equità e filiera corta.
Dai Sip di quest’anno sono stati raccolti parte dei fondi necessari a realizzare alcuni corti animati di due minuti ciascuno che illustrino l’economia solidale ai più piccoli e che possano servire come strumenti per le insegnanti (vedi, http://sbarchinpiazza.ressud.org/materiali/arancia_parlante_comics_spiegazza%20(1).pdf). Il resto dei fondi necessari proverrà da una piccola quota sugli acquisti di agrumi nella prossima stagione.
L’idea sulla quale si lavora per il prossimo anno scolastico è di favorire l’ingresso dei progetti nei Pof (Piano dell’offerta formativa) delle singole scuole, per poi, immaginare un progetto nazionale da presentare al ministero per l’anno scolastico 2014/15. E’ da pochissimo in cantiere scuolesip.blogspot.it sul quale far confluire e confrontare tutti i progetti analoghi (per informazione è possibile scrivere a ).
Leggi anche:
Educare alla decrescita (ass. La Strada)
Cassetta degli attrezzi per educatori, genitori, insegnanti, ribelli: imparare-facendo
Uscire dall’economia (intervista a Serge Latouche)
L’affermazione della decrescita non serve e non si propone di acquisire un potere, un po’ come l’esperienza zapatista. Anzi, costituisce un contropotere sociale. Prima di ogni altra cosa, la decrescita è una provocazione, un grido che contesta l’invenzione stessa dell’economia. L’economia, infatti, come la sua controfigura «green» o il lavoro salariato, esiste solo in un orizzonte di senso, quello del capitalismo. È una ragione di speranza in questi tempi? Sì, in alcune città della Grecia e della Spagna, a differenza di quanto accaduto in Argentina dieci anni fa, pezzi di società che subiscono l’austerità hanno cominciato a incontrare gruppi che sperimentano forme di decrescita. Per questo il potere, che teme il cambiamento profondo dice: «Siate seri, non è il momento di parlare di queste cose»
Nelle mani dei contadini
Le imprese transnazionali sono sempre più concentrate verso la conquista della biomassa. Si comportano come veri «bio padroni», dice Pat Mooney, docente universitario canadese, da anni accanto ai movimenti …nella lotta contro la privatizzazione della biodiversità. Con il consenso dei governi, inclusi quelli dei paesi «emergenti», come il Brasile, le imprese lavorano per individuare i metodi scientifici che consentono di trasformare le ultime risorse del pianeta in materiale di consumo. Il fumo creato con la green economy e le nano-tecnologie ha stordito e illuso tanti e arricchito alcuni, non certo i contadini che attraverso il loro lavoro quotidiano e le loro organizzazioni continuano a produrre, anche se nesso uno lo dice, il 70 del cibo che mangiamo. Il loro potere diffuso e la loro ostinazione restano enormi. Per altro, gran parte dei contadini rifiutano di essere al soldo dell’agricoltura industriale e non usano prodotti chimici nei campi per scelta e perché non se li possono permettere. Se vogliamo sopravvivere ai cambiamenti climatici e garantire cibo buono e sano a tutti, dobbiamo soltanto permettere a quei contadini e a quelle contadine di restare i custodi della biodiversità.
I ragazzi-contadini che trasformano la terra in oro (Carlo Petrini)
In questo articolo di Repubblica, Carlo Petrini, fondatore di Slow food, ragiona della riscoperta dell’agricoltura. Scrive Petrini: «Come giustamente titolava un sito di settore qualche giorno fa, è ora di “salire in agricoltura”». Quel sito è Comune-info. In link all’articolo in questione è segnalato in questo articolo
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