Nella scuola secondaria di I° grado, la storia viene presentata come la scienza che indaga la vita degli esseri umani attraverso le varie epoche, spesso anche come ricerca che osserva le tracce lasciate dal tempo. Nel migliore dei casi, ragazzi e ragazze diventano protagonisti di quella ricerca e vengono messi nelle condizioni di porre domande al passato. Nel tempo. Storie, idee, società (Lattes ed.) è un testo – curato da Monica Di Bernardo, Diego Guzzi e Filomena Taverniti – di cui c’era bisogno: nell’accompagnare lo studio dall’Impero romano al ‘900, i 3 volumi che lo costituiscono approfondiscono ciò che viene spesso trascurato, cioè la vita di ogni giorno delle persone oppresse e il loro rapporto con il potere, offrendo anche tanti spunti di storia di genere. Nel primo paragrafo, tra l’altro, si legge: “La presenza delle donne, delle bambine e dei bambini è poca nei libri di storia perché chi si occupava di scrivere e registrare la storia erano gli uomini… La ricostruzione del ruolo delle donne nella società è affidata dunque a tipologie di documenti diversi da quelli pubblici: spesso a lettere private, diari, memorie…”
La storia è fatta da tante storie
Ogni persona ha una storia personale da narrare. Niente esiste senza la sua storia. La storia che si studia a scuola è fatta di tante piccole e grandi storie che la compongono. Ma come possiamo definire la disciplina storica?
Un grande storico del secolo scorso, Marc Bloch, ha scritto che la storia è “la scienza degli uomini nel tempo”. Fermiamoci un attimo a ragionare su ogni parola: una scienza, ovvero una disciplina fondata su delle conoscenze e un metodo, il cui compito è indagare la vita degli esseri umani attraverso le varie epoche, cioè la storia del genere umano nel tempo.
Per riuscire a ricostruire gli eventi è necessario osservare e interrogare tutto quello che ci resta del passato. Erodoto, uno storico greco del V secolo a.C., affermava che la storia è ricerca. La ricerca consiste nell’osservare le tracce lasciate dal tempo e ricostruire una narrazione il più possibile vicina alla realtà, riannodando i legami tra le persone, i fatti e i luoghi del passato. Fare storia è saper porre al passato le domande per comprendere il contesto e le relazioni di causa-effetto in cui determinati avvenimenti o fenomeni sociali si sono svolti.
C’è differenza tra storia e memoria
Che differenza c’è tra la storia e la memoria di un fatto, di un evento? Chi fa ricorso alla storia studia le tracce del passato e le mette in relazione tra loro, la memoria, invece, è la narrazione, il ricordo, di fatti vissuti da testimoni diretti, quindi dal loro particolare punto di vista.
Quale utilità ha la storia?
Sapere che cosa è accaduto nel passato e comprenderne le relazioni con il presente fanno parte del percorso di ogni individuo verso la cittadinanza. Serve ad avere strumenti per capire la propria cultura, quelle di altre popolazioni, a riconoscersi come persone e a comprendere gli altri. La storia è infatti la materia principale per comprendere le diversità che compongono il mondo di oggi.
Identificarsi in un personaggio, immedesimarsi attraverso un gioco di ruolo, vestire i panni di una donna o di un uomo dell’antichità ci avvicinano alla conoscenza storica e ci permettono di ricostruirla in maniera attiva ed empatica.
Tanti tipi di storia
Esiste anche la storia sociale
La storia può essere studiata e interrogata da tanti punti di vista diversi: si può dare più attenzione ai grandi eventi della vita pubblica e politica e alle battaglie più importanti, ma accanto a questo si può anche allargare la prospettiva per capire, per esempio, come vivevano donne e uomini in un certo periodo.
In questo libro cercheremo di occuparci del rapporto tra chi deteneva il potere e le classi di persone oppresse ed escluse dal potere stesso, e degli effetti sociali, economici e ambientali delle guerre. Saranno di nostro interesse la vita quotidiana, temi come i rapporti affettivi, la famiglia, i sentimenti, la cura della persona, la salute, la religione.
La storia è fatta solo da uomini?
Sarà capitato anche a te di credere che la storia abbia come protagonisti solo gli uomini. Indagare il ruolo delle donne e il loro rapporto con gli uomini è compito della storia di genere, una prospettiva che troverai in modo continuativo all’interno di questo volume. Scopriremo che esistono tante piccole storie nella storia, che la presenza delle donne, delle bambine e dei bambini è poca nei libri di storia perché chi si occupava di scrivere e registrare la storia erano gli uomini. Il potere era gestito da uomini, e questo vuol dire che lo sguardo, la prospettiva è legata al genere di chi racconta la storia.
La ricostruzione del ruolo delle donne nella società è affidata dunque a tipologie di documenti diversi da quelli pubblici: spesso a lettere private, diari, memorie.
La storia locale e il rapporto con il territorio
Appartenere a una determinata cultura dipendeva dal luogo di nascita e il territorio influiva in maniera determinante nella costruzione dell’identità culturale. La presenza o meno di risorse naturali indispensabili alla vita materiale ha determinato lo sviluppo di civiltà sedentarie o nomadi, aree diverse hanno avuto sviluppi diversi anche in base alla possibilità di venire in contatto con altre civiltà.
La storia è storia di tutti i popoli
La storia che studiamo tende a riguardare maggiormente le vicende dell’area mediterranea e dell’Occidente europeo, trascurando gli eventi degli altri continenti. Questa nostra prospettiva inevitabilmente deforma l’idea che abbiamo delle culture lontane. Oggi la tendenza, che ritroverai in questo libro, è quella di tenere conto delle diverse culture e della complessità degli intrecci e degli scambi culturali, economici e sociali che hanno legato e legano i popoli di tutto il mondo.
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Monica Di Bernardo, insegnante di Lettere nella scuola secondaria di primo grado, si occupa di didattica di genere e storia delle donne.
Filomena Taverniti, docente di Lettere presso la Scuola secondaria di primo grado, si occupa di pari opportunità, educazione alla lettura, didattica laboratoriale e apprendimento digitale.
Diego Guzzi, insegnante di Storia e Filosofia nei licei, è dottore di ricerca in Studi politici all’Università di Torino e si occupa di come si è evoluta la memoria pubblica di alcuni grandi crimini del Novecento.