Educazione all’aperto, giornali murali, relazioni con attori del territorio (ad esempio chi si prende cura degli animali). Mentre a Modena e in Romagna nei giorni scorsi pioveva e succedevano i noti disastri, alcuni bambini e bambine di otto anni nel cortile della scuola vivevano impreviste esperienze di crescita

Con il cosiddetto cattivo tempo si poteva pensare di dover restare chiusi in aula. Invece approfittando di una breve spiovuta siamo riusciti ad andare a fare un giro in cortile più o meno scansando le divertentissime pozzanghere. È impossibile stare otto ore in classe… Non solo pozzanghere ma anche tanto fango e rami più o meno corti caduti dagli alberi. Nel nostro cortile ce ne sono abbastanza, qualche volta li annusiamo, li abbracciamo. Alcuni dei nostri provavano a sturare un tombino, come è già capitato, con la soddisfazione di veder defluire tutta l’acqua. Altrə passeggiavano e anche io con loro e proprio a me è capitato di accorgermi di un uccellino tutto inzuppato e tremolante.
Pronto Soccorso
Mi rivolgo alla classe e dico di andare a procurarci una scatola. Alcune maestre ci aiutano e Nicla viene con noi a soccorrere il volatile. Mentre usciamo di nuovo vediamo che ce n’è anche un altro e persino uno che purtroppo è morto. Per badare alle ghiandaie velocemente raccolgo quella morta e la butto nel pattume. Portiamo in classe la scatola, al sicuro. Devono mangiare. I bambini e le bambine osservano gli uccellini e fanno ipotesi sulla loro avventura, dicono che hanno fame, vorrebbero dargli da mangiare, io non sono dello stesso avviso. Pensiamo di chiamare il centro faunistico locale e chiediamo se è il caso dargli da mangiare e come dobbiamo tenerle. Ci accordiamo di lasciarle senza cibo e di portarle al centro appena possibile. Propongo alla classe di disegnarli, provare a scrivere quello che sta succedendo per farlo conoscere anche alle altre classi.
Non lo abbiamo seppellito
Una bambina mi si avvicina e mi dice che è dispiaciuta perché non abbiamo seppellito l’uccellino morto. Mi fermo e le chiedo scusa e la ringrazio. Ha ragione, sono stata troppo frettolosa. Grazie alla sua osservazione dico che starò più attenta. Continuo a pensarci, non mi sembra il caso di recuperare la piccola carcassa dal cestino.
È ricominciato a piovere. Continua tutto il giorno e la notte…
Il secondo giorno di pioggia: dove sono gli uccellini?
Appena arrivatə in aula mi chiedono delle ghiandaie. Racconto che dal centro faunistico mi era stato suggerito di mettere i piccoli fuori che poteva tornare la mamma e così ho fatto. Più tardi avremmo controllato se c’erano.
All’intervallo è stato possibile uscire.
Sono morte
In cortile andiamo in cerca delle ghiandaie e ce n’era un’altra caduta dal nido, si vedeva anche la mamma in alto intorno all’albero che cinguettava disperata. Sapevamo già cosa fare. Purtroppo poco più in là verso l’orto della scuola abbiamo trovato due carcasse. Non sappiamo se erano quelle del giorno prima o altre ma il dispiacere è stato intenso. Questa volta non ero impreparata. Dopo aver riposto nella scatola quella viva, ho detto ai bambini e alle bambine che avremmo scavato una buca e seppellito gli uccellini. Li abbiamo ricoperti e fotografato il punto della sepoltura.
La tomba
In classe l’attenzione va a quelle morte, abbiamo il dubbio ma soprattutto la speranza che non fossero le nostre ghiandaie. Non lo sappiamo, però è probabile. Questa volta c’è la consolazione che le abbiamo seppellite.
Chiedo ai bambini e alle bambine se hanno mai visto una tomba e qualcuna dice che in Tunisia si mettono i sassi sulle tombe, qualcun’altra che nel cimitero che ha visto si mettono le croci. Ci mettiamo d’accordo che il giorno dopo gli avrei portato dei sassolini e ognun@ lo avrebbe depositato sul terreno. Mi suggeriscono che potrebbero scrivere RIP sul loro sasso.
Ovviamente lo potranno fare.

Il giornale murale
Si rimettono a scrivere e disegnare: prepariamo un’altra edizione straordinaria del giornale murale per raccontare i fatti che abbiamo vissuto. Il titolo è: Sono morti.
Un bello spavento!
Quando portiamo fuori il foglio, Bianca la nostra bidella un po’ si spaventa, aveva temuto che si trattasse di qualche persona. Si dispiace lo stesso per le ghiandaie ma fa un bel sospiro di sollievo.
La piccola sopravvissuta questa volta viene portata al “Pettirosso” centro faunistico. Operatori e operatrici sono impegnati nelle zone colpite dalle alluvioni però accolgono volentieri la piccolina e le danno subito il cibo adatto a lei. La terranno lì fin quando non sarà capace di volare bene.
Giovedì non piove a Modena, il cielo si è schiarito. Il cortile è già un po’ più asciutto. Per fortuna non ci sono altri uccellini caduti dagli alberi. Per la 2° B è il giorno per allestire la tomba degli uccellini. Tutti e tutte prendono un sassolino di quelli che ho portato e ci rechiamo verso l’orto dove anche quelli di un’altra classe chiedono di poter averne uno da deporre sul terreno. Su un sasso più grande scriviamo RIP con il puntino come suggeritomi da un bambino perché, mi spiega, vuol dire riposa in pace. Chiediamo ad ognun@ di esprimere un silenzioso pensiero per questi uccellini e poi si scioglie il gruppo e si va a giocare.
Speriamo che vivano
Tornando in classe, alla fine dell’intervallo, mi avvicinano due bambine.
Una mi dice che ha pensato: “Speriamo che resuscitino”. Un’altra che spera che vivano. “E tu maestra?”, mi chiedono. Io? Sono rimasta in silenzio. Io vi ringrazio per avermi confidato i vostri pensieri! È stata la mia risposta.
Perché lo racconto
Non lo racconto per autocompiacermi ma solo perché in cortile eravamo da solə e a tutti e a tutte le bambine spetta di prendere una boccata d’aria soprattutto quando spiove. Si può vedere la meraviglia delle creature.
Carla Fedele, insegnante