Avete pensato ad eventi estivi partecipati dalla comunità del vostro territorio per coinvolgere i giovani? Avete cominciato a promuovere l’apertura di una scuola o di uno spazio alternativo nella vostra città per iniziative educative e culturali questa estate? Siete pronti a mettere su un centro estivo contro la dispersione scolastica per non lasciare per strada bambini e bambine, ragazzi e ragazze più poveri e con meno occasioni? Allora aderite alla promozione della “Scuola aperta partecipata” questa estate e, a partire dalla seconda metà di giugno e per tutta l’estate organizzate un piccolo o grande evento partecipativo: può essere una singola iniziativa per mostrare e ragionare sulla strada da percorrere anche nella vostra città oppure un evento più articolato che promuove le iniziative estive da voi programmate.
PREMESSA
Da giorni il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi sottolinea la necessità di tenere aperte le scuole d’estate per recuperare, almeno in parte, le relazioni e dare occasioni educative ai giovani che tanto hanno sofferto nell’ultimo anno. Certamente le parole del ministro non si riferivano al prolungamento del servizio scolastico ma alla realizzazione di “Patti Educativi di Comunità” dove è la comunità di un territorio a prendersi cura dei propri giovani e a mettere in atto iniziative educative (centri estivi, sportivi, musicali, iniziative culturali, di cittadinanza attiva, di cura dei beni comuni) che possono e devono avere al centro la Scuola come infrastruttura e luogo di riferimento educativo del territorio. Insomma, un “Polo Civico” oltre che il luogo del servizio pubblico scolastico.
Per chi, come noi, chiama tutto questo Scuola aperta partecipata è chiaro che la Scuola aperta d’estate è un altra cosa rispetto all’avviso pubblico del Miur del 27 aprile 2021 “PON Scuola” che invita a presentare proposte per fare “scuola d’estate”. Si tratta di un avviso pubblico che per molti aspetti purtroppo va in direzione contraria alla proposta dei Patti educativi di comunità e non possiamo che prendere atto di un conflitto interno allo stesso mondo della scuola dove su questi temi vi sono almeno due culture: una che cerca di mantenere la scuola in un ambito chiuso e autoreferenziale e una che cerca di aprirsi al territorio cercando il proprio futuro nelle trasformazioni della società civile.
Questa CALL vuole sostenere la visione di una Scuola aperta partecipata dalla comunità educante tutta di un territorio.
PROPOSTA
Da alcuni mesi abbiamo iniziato a mettere in rete organizzazioni che si riconoscono attorno al ruolo fondamentale e costituzionale della scuola per generare comunità, che si fa Repubblica democratica di cittadini sovrani. Si tratta di organizzazioni che dall’inizio della pandemia chiedono l’apertura della scuola pubblica in presenza, nel rispetto delle norme anti-Covid, che si spendono in prima persona nei territori per promuovere l’apertura e sperimentare forme nuove di partecipazione.
Questa rete propone da metà giugno in poi in diverse città di promuovere testimonianze ed esperienze di scuola aperta e si impegna a raccogliere quante più adesioni per mostrare, qui e ora, differenti strade alternative.
L’Italia è ricca di esperienze generative che nascono proprio nelle comunità educanti dei territori, da gruppi informali, comitati, associazioni culturali e di volontariato, enti del terzo settore, istituzioni lungimiranti.
La cultura che vogliamo promuovere è quella della partecipazione della comunità educante.
ESPERIENZA DI RIFERIMENTO
Siamo rimasti colpiti da una esperienza che ci sembra ben rappresenta in concreto la proposta a cui abbiamo legato il periodo dell’iniziativa e che può fornire diversi spunti. Dal 14 al 24 giugno a Torino il Liceo Einstein si apre a due settimane a una iniziativa che hanno chiamato scuola di quartiere (leggi Scuola di quartiere e il link di Acmos).
Ecco alcune motivazioni che hanno spinto la scuola di quartiere:
1) la scuola pubblica deve essere il primo presidio contro la povertà educativa e per questo deve essere una priorità politica e sociale tenerla aperta anche oltre l’orario scolastico, per garantire a tutti gli studenti un’esperienza di crescita e sviluppo delle competenze, delle conoscenze, delle capacità relazionali, della conoscenza del proprio corpo;
2) l’emergenza sanitaria ripropone un tema fondamentale per la democrazia: alla cieca obbedienza che si garantisce solo con la repressione bisogna contrapporre l’educazione alla responsabilità e la scuola ha un ruolo centrale su questo aspetto;
3) il distanziamento fisico e sociale richiede un recupero di socialità e prossimità, riflettendo su quanto l’epidemia di Covid abbia influito sul nostro modo di relazionarci con l’altro;
4) la scuola deve essere anche esperienza di democrazia, ovvero un luogo dove confrontarsi e formare un libero pensiero affinando la capacità di argomentare le proprie opinioni e ascoltare quelle degli altri, di abituarsi alla mediazione del conflitto senza rifiutarlo o interiorizzarlo.
La cooperazione tra studenti, genitori, dirigenti, professori e territori sarà fondamentale per affermare che si può fare.
Progetto Scuole Aperte Partecipate in Rete
Per adesioni e contatti:
Per informazioni: 333 60 44 791
Format da compilare per aderire
Tutte le iniziative saranno segnalate su Territorieducativi.it