Lo hanno fatto con uno spettacolo teatrale pensato insieme e dedicato a una città ideale, con un corso di italiano L2 per genitori concluso assaporando dolci di tutto il mondo, con un laboratorio di giochi corporei a ritmo di musica, uno sulla parità di genere e un altro di arti circensi. Lo hanno fatto con serate aperte a tutti, in cui capita di incontrare il collaboratore scolastico che canta stornelli romani, accompagnato al piano da un papà musicista. Insegnanti, genitori e associazioni, ma soprattutto bambini e bambine della Comunità educante de’ Pazzi hanno costruito il loro noi con un anno straordinario di scuola aperta partecipata, che aveva alle spalle già tre anni di iniziative e confronti. Il racconto, scritto da due insegnanti, su quanto vissuto insieme in questo angolo della periferia est di Roma, mostra come un indicatore con il quale verificare la riuscita di un percorso di scuola aperta è incontrare un buon numero di bambini e bambine che, dentro e intorno alla scuola, in orari e giorni improbabili, invece di camminare saltellano, saltellano tanto
20 maggio 2023, Rebibbia, 9 di mattina. L’IC Palombini apre le porte presto, anche se è sabato: un paio di insegnanti delle medie, un paio dell’infanzia, una delle elementari, insieme ad insegnanti e genitori di altri istituti, e un’impiegata del museo di Casal de’ Pazzi si riuniscono per il secondo incontro della formazione Facilitare processi partecipati, tenuta da S. Z. di ABcittà. Sono la Comunità educante de’ Pazzi, costituitasi da ormai quasi tre anni sul territorio, un angolo della periferia est di Roma, per creare collaborazioni educative tra realtà già esistenti e attive in vari ambiti, e cambiare le cose nel quartiere, insieme.
Questa è una giornata importante, non solo di autoformazione: ci saranno le restituzioni finali dei laboratori fatti durante l’anno con il progetto Scuole aperte il pomeriggio, che in effetti un vero cambio educativo per il quartiere lo ha rappresentato.
Danza, teatro, parità di genere, circo, orto in cassetta, sono alcune delle attività che i bambini e le bambine, dell’istituto hanno sperimentato il pomeriggio nel corso del secondo quadrimestre, grazie all’instancabile passione della professoressa L. C. che, non solo lo ha pensato e ha permesso che il tutto si realizzasse, con il supporto della Comunità educante, ma che ha anche fatto in modo di coinvolgere il maggior numero di studenti. Ha raccolto i moduli di iscrizione andando nelle classi fuori orario, rincorrendo i genitori, convincendoli dell’importanza di un’iniziativa del genere, in un quartiere dove queste cose gratuitamente non esistono e in pochi si possono permettere di farle fare ai propri figli e alle proprie figlie, superando le loro diffidenze inevitabili verso il nuovo.
“Il progetto è stato importante e divertente per i nostri figli”, “assolutamente da rifare”, sono alcune delle cose che hanno scritto sui post-it dell’ingresso i genitori. Questo progetto ha visto infatti dei numeri altissimi e una partecipazione inaspettata. Ma chi lo ha davvero apprezzato sono stati i bambini “mia piaciuto molto giocodanza perché abbiamo stato molto tempo in palestra e per le attività che facevamo”, “vorrei ancora un corso il prossimo anno” scrivono.
Tutto questo oggi è manifesto, negli occhi dei primi che arrivano emozionati perché andranno in scena, nella cura che mette Spazio donna San Basilio nell’allestire un tavolo con gli albi illustrati usati lungo il percorso, nella prossimità che si è creata tra tutti gli adulti che hanno collaborato, che non si conoscevano e che ora non vogliono lasciarsi più.
Perché in fondo la scuola dovrebbe fare questo: creare legami, essere veicolo di contaminazione di esperienze positive, farsi portavoce dell’esplorazione dei ragazzi e delle ragazze della scoperta delle proprie passioni e inclinazioni, della creazione di un contesto armonico, dove imparare sia frutto di amore, gioia e vitalità e non della paura e della repressione.
Alle quattro sono arrivati i ragazzi e le ragazze del laboratorio di teatro La città ideale. La regista L. N., dell’associazione A ruota libera, ha facilitato il laboratorio per dodici incontri creando uno spettacolo partecipato, una città ideale a misura del gruppo che la costituiva con i sogni e i desideri dei ragazzi. L’emozione è molta, è la prima volta che salgono sul palcoscenico e ancora devono fare l’ultima prova generale. All’entrata in sala degli spettatori si rompe quell’ultimo indugio e timidezza che ancora aleggiava nell’androne, quella di chi ancora non si fida del tutto, ma lo spettacolo va alla grande, e in poco tempo, tra risate e ringraziamenti ci sentiamo tutti molto più vicini ora. Sarà anche per merito dei banchetti, carichi di cibo per la merenda: ci sono dei dolci tipici dei Paesi di provenienza delle partecipanti al corso di italiano L2, per genitori, anche questo parte di Scuole aperte il pomeriggio. Chi finisce di mangiare va a creare il suo sale aromatizzato con le piante dell’orto, assaggio del laboratorio orto in cassetta, fatto da Insieme per l’Aniene, che porterà a casa in un bicchiere.
Poi è la volta del gioco-danza: un laboratorio tenuto dall’associazione SuperAbile che ha accompagnato i bambini della scuola primaria in un lungo cammino di giochi corporei a ritmo di musica, suscitando entusiasmo e partecipazione. Nonostante la forte emozione di esibirsi senza aver provato e riprovato le mosse, i bambini presenti sabato si muovono seguendo le indicazioni giocose delle educatrici, trasmettendo a chi li guarda ritmo e allegria. Dopo il momento degli inchini di ringraziamento, M., un bambino della terza classe di scuola primaria, ci tiene a prendere la parola per dire a tutti che è stata una bella esperienza e alla sua insegnante presa in disparte dice: “Ti ringrazio per questo progetto, soprattutto perché so che avete lottato molto per farcelo ottenere. L’anno prossimo mi piacerebbe un corso di costruzioni”.
Il laboratorio di parità di genere propone a bambini e adulti un gioco di movimento e riflessione: c’è una corda stesa sul pavimento, da una parte e dall’altra due post-it con scritto “sì”, “no” e il “forse” sulla corda stessa. L’educatrice invita la platea a spostarsi in fondo alla sala e comincia a fare domande: “Una bambina di solito è più brava a scuola di un maschio?” Oppure : “Ci sono lavori che una donna non può fare?”, “Un uomo può sposare un altro uomo?”. Dopo aver riflettuto sulla domanda si prende posizione fisicamente nello spazio suddiviso e chi vuole, argomenta la propria scelta. “Io penso che siamo tutti uguali: maschi e femmine”, dice M., “Ti assicuro che anche tra uomini ci si può sposare!” sostiene A. “Scusate, questa è la mia esperienza, di solito non affrontiamo questi argomenti a casa” dice imbarazzata una mamma. Bambini e adulti si confrontano con delicatezza e rispetto su temi di attualità che allontanano i nostri piccoli, grandi pregiudizi.
L’ultimo laboratorio a presentare la sua attività è quello dei “Corpi Pazzi” della palestra popolare della Torre, un centro sociale di zona che da anni offre diverse attività dedicate all’infanzia. All’interno del progetto “Scuole Aperte” loro hanno organizzato attività dedicate alle arti circensi, e oggi bambini e adulti si ritrovano tutti insieme nell’atrio della scuola a provare giochi di equilibrio e a traballare sui trampoli, aiutati anche dai ragazzi della scuola media che hanno frequentato il laboratorio con grande entusiasmo.
La serata si chiude con G. C., il collaboratore scolastico, che canta stornelli romani, accompagnato al piano da un papà musicista.
Tutti e tutte cantano e ballano nell’aula teatro e i sorrisi sono distesi e veri, perché in fondo la scuola dovrebbe essere anche questo un sorriso, grazie all’apertura di strade che spesso non ci sono: richiede fatica, superare le reciproche diffidenze, amore e pazienza. E quanto è bello quando si riesce per un attimo a sospendere il giudizio e a ridere.
Non ci sono più genitori, studenti, professori, io, tu, ci siamo noi e quello che abbiamo creato stando insieme, sono cadute tutte le barriere, e forse è quello che dovrebbe fare veramente la scuola: creare la terra per costruire un noi.
Nessuno vorrebbe tornare più a casa e come al solito sono i bambini e le bambine quelle che poi manifestano ciò che gli adulti non hanno il coraggio di fare.
“Professoressa può dire a mio padre che rimaniamo un altro po’?” mi chiede M. e un gruppo misto di primaria e secondaria cammina saltellando verso il Museo. Vederli allontanarsi così presi è una grande soddisfazione e forse è anche questo il compito della scuola: cercare di rimuovere il più possibile gli ostacoli e aprire porte affinché entri luce e aria, si creino nuove amicizie, amori e passioni e si saltelli, si saltelli tanto.