È possibile una scuola nella quale bambini e bambine della primaria fanno laboratori con quelli delle medie? È possibile una scuola vissuta soprattutto all’aperto? È possibile a scuola imparare qualcosa di cinema, teatro o giornalismo realizzando un corto, mettendo su uno spettacolo o pubblicando un giornale come avviene in tante scuola aperte? E ancora: i giochi da tavolo possono essere uno strumento di apprendimento per ragazzi e per adulti? Secondo Fiorella Palomba, insegnante ma anche responsabile di percorsi di formazione per insegnanti, sì: si tratta prima di tutto di appassionarsi dei saperi, di intrecciarli e di sperimentare percorsi decisionali collettivi

L’insegnamento e la formazione aziendale sono capitate per caso nella mia vita (ho vinto, mio malgrado, un concorso per insegnare – avrei desiderato fare la giornalista – e sono stata segnalata per la formazione). Ho messo mente e cuore in entrambi i casi, perché la passione e i saperi vanno a braccetto, soprattutto quando sono coinvolte le persone.
La scuola
Detto questo ho sempre cercato nella scuola situazioni di eccellenza e ne sono stata protagonista.
Sono stata coordinatore nella “sperimentazione verticale” alla scuola all’aperto più bella d’Europa, la “Casa del Sole” di Milano. Il progetto didattico “integrato”, autorizzato dal ministero nel 1974/75, intendeva “rompere” la divisione tra i tre ordini di scuola – materna, elementare e media – attraverso Laboratori in cui gli alunni della materna e della prima elementare, quelli di quinta elementare e di prima media partecipavano insieme. Tutto questo accadeva per merito di insegnanti impegnati e preparati e di un parco di 120.000 metri quadri con un patrimonio botanico di rilievo e con aule all’interno di padiglioni di tardo stile liberty: anche il parco insegnava.

Padiglioni della scuola “Casa del sole” di Milano
Progettavo tra l’altro attività cinematografiche e teatrali invitando personaggi come Bruno Bozzetto che, nel teatro della scuola, spiegava agli studenti come si realizza un film di animazione e loro, nel Laboratorio, realizzano un minifilm.

A Roma, nella scuola elementare di via Erminio Spalla, ho dato vita a un Laboratorio di Informatica. Nel 1984 con Giovanni Lariccia, ricercatore del CNR, lavoriamo con il LOGO, un linguaggio di programmazione per bambini sviluppato al MIT di Boston da Seymour Papert, matematico sudafricano che aveva lavorato per due anni a Ginevra con il grande epistemologo Jean Piaget sullo studio dell’intelligenza infantile. L’ambiente Logo consente di sviluppare nei bambini quello che oggi si chiama “pensiero computazionale” portando la programmazione a fondersi con il linguaggio naturale e consente all’intelligenza creativa dei bambini di svilupparsi per gradi partendo da una riflessione sul movimento del proprio corpo sul pavimento.

incontra i bambini della scuola Spalla di Roma
Nei dieci anni successivi abbiamo realizzato giornale Passaparola. Intorno al Laboratorio sono stati coinvolti la Apple, il Messaggero, la RAI, le Università di Roma e Milano, il CNR. Il “Giornale Telematico Passaparola”, scritto, impaginato da bambine e bambini ha suscitato grande interesse anche internazionale: correva l’anno 1985.

Eravamo un’avanguardia con il primo Machintosh dato in comodato e con la catena di rapporti istituzionali che mi hanno permesso di ampliare orizzonti di conoscenza; tra queste istituzioni brilla la collaborazione con la cattedra di Italianistica del professor Francesco Sabatini alla Terza Università di Roma e con il Cnr.
La formazione
Poi vengo coinvolta in un progetto di formazione aziendale organizzato da IFA Scuola (dipartimento dell’Istituto di Formazione Assicurativa), in collaborazione con il pedagogista Aldo Visalberghi, un progetto di ampio respiro in cui coordino nel centro-sud corsi di formazione per docenti, presidi e studenti. Dicevo un progetto di ampio respiro, perché rischio, prevenzione, previdenza e assicurazione trovano cittadinanza. La percezione del rischio e la prevenzione hanno uno spazio prioritario e coinvolgono temi molteplici tra cui il rischio nella strada che diventa rilevante. Questo progetto che viene finanziato da Ania per più di dieci anni. Sono coinvolti decine di formatori, vengono prodotti materiali cartacei, video, giochi, modelli di simulazione, multimediali interattivi di grande interesse.
La formazione-formatori è stato il primo passo di questa avventura che ha segnato la mia vita professionale.

La fotografia si riferisce alla “formazione formatori” a Canzo

Siamo una squadra affiatata che riesce a costruire eccellenze ed è significativo che il responsabile del progetto e i tre coordinatori provengano dalla scuola. In questa squadra il mio ruolo è principalmente la progettazione e il coordinamento.
È così che progetto e realizzo nelle scuole medie nel 1992/93 venticinque (25) itinerari sulla “cultura della sicurezza” con caratteristiche complesse che si intersecano con la storia, l’economia, l’ambiente.

Il gioco da tavolo “Tractator, il rischio del mercante in mare” è la simulazione di un viaggio del mercante veneziano nel 1200 da Venezia a Costantinopoli, un viaggio complesso per i rischi e per la quantità di merci trasportate. Il gioco ha un corredo ampio e significativo e ha riscosso un interesse notevole.
Questi sono solo due esempi: in più di dieci anni di lavoro abbiamo realizzato decine di progetti e prodotti.
Caratteristiche delle due realtà
La progettazione, ovvero, la messa a punto di obiettivi, percorsi, tempi e strumenti è l’anima della scuola e delle sperimentazioni: senza la progettazione non si va da nessuna parte. I Laboratori sono lo strumento più funzionale per realizzare innovazioni pedagogiche.
La gestione dell’aula, ovvero, la comunicazione verbale e non verbale, la disposizione della stessa aula (il ferro di cavallo rompe le gerarchie e consente ai partecipanti eguale grado), i video, la definizione delle aspettative, etc. sono lo specifico della formazione. Insomma la complessità e la sua gestione.
La contaminazione
Si è trattato dunque di due realtà che si incontrano, perché la contaminazione positiva delle metodiche è diventato il mio abito professionale. Su Comune-info scrissi nel 2016 “Il mio modello di conduzione, rodato in tanti anni, si basa sulla condivisione: discussioni con giro tavola, brainstorming. Per lavorare con armonia ho adattato la tecnica Toyota alle esigenze della scuola. II ringi è un processo decisionale collettivo che si realizza con la circolazione di un documento, ringi-sho, un foglio, al cui centro è posto il tema di cui si chiedeva sottoscrizione, gira tra le ragazze e i ragazzi. Il foglio gira più volte e ognuno aggiunge, dopo aver attentamente letto le scelte scritte dagli altri, modificando eventualmente la propria scelta”. Questa citazione si riferisce al Laboratorio di Scrittura che ho condotto per sei anni con l’associazione AltraMente, un’altra esperienza di “contaminazione” pedagogica e comunicativa di notevole interesse.
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Aggiungo per completezza che questa strategia comunicativa ha un retroterra dal nome altisonante metacognizione e un padre John H. Flavell. Nel 1976 mostrò come è possibile pensare il proprio pensiero e gli studenti hanno vissuto questa esperienza.