Da diversi anni Acmos entra in molte scuole di Torino per mettersi a disposizione di chi vive la scuola ogni giorno, tra esperienze di costruzione del gruppo classe e mediazione dei conflitti, per promuovere incontri di approfondimento preparati con i ragazzi e le ragazze (su disagio e benessere, antimafia sociale, giustizia climatica…) ma anche per aprire la scuola al territorio e per fare del territorio un luogo educativo. Il progetto Scu.ter (Scuola e Territorio) è una delle più importanti esperienze di scuola aperta partecipata realizzata in Italia nelle scuole superiori (in rete con altre città), portata avanti con quell'”animazione d’ambiente” che deve molto al pensiero di Freire, Dolci e Don Milani e che significa prima di tutto “stare con”
Questo articolo da parte dell’inchiesta Prendere in mano la propria scuola
Da più di venticinque anni ACMOS lavora nella scuola pubblica, nelle case popolari, nei beni confiscati alle mafie con l’obiettivo di non lasciare nessunə indietro, con la consapevolezza che insieme si possa alleviare il dolore e la solitudine, che organizzandosi democraticamente si possa essere sovrani generando un miglioramento nella società di cui tuttɜ possano goderne. Il minimo comune denominatore delle attività e dei nostri progetti è la metodologia con cui opera: l’animazione d’ambiente. Un metodo che sta sotto il cappello dell’educazione informale, estrapolato dallo studio di educatori e intellettuali, imprescindibili per il nostro lavoro, come Paulo Freire, Augusto Boal, Danilo Dolci, Don Milani. L’animazione significa prima di tutto “stare con”, calarsi in un contesto, farsi riconoscere e riconoscere l’altrə all’interno dello spazio pubblico, dare nome alle persone e dare valore agli individui con le loro storie, passioni e sofferenze, costruire relazioni che possano spalancare porte attraverso cui far passare amore e fiducia.
Senza amore e senza fiducia non c’è cambiamento possibile. Anche l’amore non basta però, ci ricorda un grande maestro e punto di riferimento come Don Luigi Ciotti nel titolo del suo ultimo libro. Dall’amore e dalla voglia di prendersi cura devono venire fuori desideri e volontà che rispecchino un altro mondo possibile, con la consapevolezza di poterlo costruire insieme.
Oggi sembrano però prevalere la disillusione e la disaffezione, un enorme sentimento di paura che genera mostri e fa regredire il nostro modo di intendere la società. Il futuro è sempre più opaco mentre assistiamo al riemergere di guerre sanguinose, al collasso climatico, dove povertà e diseguaglianza sovrastano il panorama mentre in primo piano lɜ pochɜ arricchitɜ ostentano la bella vita in faccia a chi mai potrà averla. La mancanza di una credibile idea alternativa di felicità, il credo sedimentato per cui il benessere di alcunə per forza si basa sul malessere di altrɜ, la competizione e l’ansia di venire schiacciatɜ, generano spaesamento e confusione, fino ad arrivare a veri e propri episodi di criminalità per riuscire a imporsi con la forza e la violenza. Chi ha poco vuole di più, con l’illusione di poterlo ottenere attraverso scorciatoie e furbizie. In una società in cui l’accesso ai beni e alle risorse non è regolato ed equamente distribuito, in una società in cui le persone soffrono, si innesca automaticamente un circolo vizioso di odio e rancore. L’attuale governo non solo non riconosce le reali cause degli episodi di violenza, nella maggior parte dei casi derivate da situazioni di marginalità e invisibilità, ma pensa addirittura di poter risolvere la situazione solo ed esclusivamente con il braccio di ferro: punizione, sanzione, umiliazione. Pura follia.
Prossimità e relazione
Oggi più che mai si deve ripartire dall’educazione informale e dall’animazione d’ambiente, consapevoli che i problemi sociali che vengono riscontrati sono frutto di decine di anni di scelte politiche e culturali tossiche, figlie di un modo di intendere la vita prettamente economicista ed egoista, che non possono essere contrastate e risolte con la bacchetta magica. Oggi più che mai serve prossimità e relazione. Non servono più progetti a spot, slogan, soluzioni digitali, pagine social, campagne pubblicitarie moraliste. Serve calarsi nelle realtà e costruire relazioni autentiche con le persone, capirne i bisogni e i desideri, e soprattutto dare voce e opportunità a coloro che si sentono invisibili. Si pensi a tuttɜ coloro che ancora non hanno diritto a un documento nonostante lavorino anche dieci ore al giorno, senza permessi di soggiorno o diritto di voto per assurde decisioni politiche e per una vergognosa lentezza burocratica che perpetrano disuguaglianze e discriminazioni.
Stare nella scuola pubblica con il progetto SCUTER permette agli animatori di ACMOS di avere una continuità durante l’anno, presenti nello spazio scolastico una mattina a settimana. La prima cosa è mettersi a disposizione di una comunità scolastica che nonostante i fondi PNRR e tante promesse sta soffrendo. Non certo per l’incapacità o la mancanza di coraggio degli insegnanti, ma soffre sotto i colpi della precarietà, dell’eccessiva burocratizzazione e della confusione che si respira nell’ambiente circostante: la scuola che ha l’obiettivo di generare cittadinɜ e teste pensanti collide con la società del profitto e dell’ordine. Mettersi a disposizione significa proporre incontri di costruzione del gruppo classe, mediazione dei conflitti, sostegno al singolo, accoglienza delle classi prime.
Significa fare rete con dirigenti, insegnanti, educatorɜ, psicolgɜ e con lɜ studentɜ stessɜ per capire quali sono i problemi, costruire attività partecipate e condivise, essere parte di una comunità che si conosce e si muove verso un orizzonte comune. Oltre agli incontri in classe e alle assemblee svolte attraverso giochi, momenti teatrali, musica, pezzi di serie tv per parlare anche di disagio e benessere, antimafia sociale, giustizia climatica, Unione Europea e tanti altri temi, generando dibattito e discussioni profonde, i momenti più importanti sono gli intervalli e i pomeriggi.
Con lo Scuter nel territorio
Viene scelto un punto visibile della scuola dove costruire il “Punto Scuter”, come può essere l’atrio o un corridoio molto frequentato, viene colorato e abbellito, vengono posizionate sedie e divani, una bacheca con curiosità, articoli di giornale e informazioni / opportunità presenti sul territorio. Quando suona la campanella viene messa la musica scelta dallɜ ragazzɜ stessɜ, ci sono tavolini con carte e giochi di società, viene scelta la domanda del giorno a cui tuttɜ possono rispondere, vengono preparate attività per far conoscere le ricorrenze civiche più importanti, si accolgono le riflessioni, i pensieri e gli stati d’animo di coloro che abitano la scuola costantemente. Insomma la comunità scolastica prende vita generando un modo di stare insieme divertente fuori dalle dinamiche di consumo, fuori dall’ansia e dalla paura.
Un’altra parte fondamentale dello SCUTER sono le esperienze sul territorio per toccare con mano storie, iniziative, musei, scelte di vita. Le esperienze e gli incontri di vita formano le persone più di ogni altra cosa. Un intervallo dopo l’altro, un incontro in classe dopo una chiacchierata all’uscita, passo dopo passo, le persone si parlano, si ascoltano, si conoscono e provano a riflettere sul mondo circostante.
Questi progetti se non sono sono sostenuti, politicamente ed economicamente, se non sono implementati e modellati a seconda dei contesti e delle esigenze, se non entrano in un ragionamento di sistema che coinvolga tutti i principali attori del territorio su come si possa generare cambiamento sociale, rischiano di diventare delle bellissime oasi nel deserto dell’indifferenza. Strade alternative ci sono, serve la volontà di percorrerle insieme.