In un anno difficile come il 2021 hanno creato un sopporto per bambini e bambine, ragazzi e ragazze, genitori di Reggio Emilia avviando un doposcuola. Oggi quel percorso promosso da Casa Bettola, casa cantoniera autogestita, vuole diventare più robusto dal punto di vista educativo e non solo didattico. Il progetto “si prefigge di riuscire a dar vita a una gestione dei tempi quotidiani più vicina alla dimensione umana del vivere, attenta alla cura di sé e dell’altro, per costruire una comunità solidale e aperta, radicata nel territorio…”
Il doposcuola di Casa Bettola di Reggio Emilia nasce durante il secondo anno di pan-sindemia, in una fase difficile e complessa per tante bambine, bambini, ragazze e ragazzi e le loro famiglie. Una fase in cui si è allargato lo spazio del dibattito sul ruolo e la funzione sociale che ha e che dovrebbero avere la scuola e il welfare pubblico nella sua globalità.
Partire dalla scuola ci permette di evidenziare come la qualità del dibattito pubblico che si è sviluppato nei mesi passati rispecchi un problema più profondo, che vediamo connesso alla incapacità di immaginare un’alternativa concreta al neoliberalismo imperante. Per questo sentiamo il bisogno e il desiderio di attivare un confronto più strutturato nel quartiere con le famiglie e con la comunità educante, partendo dalla necessità di provare a condividere lo shock collettivo che stiamo attraversando e a nominare lo spaesamento in cui sembriamo trovarci. Per noi è importante sostenere che le lotte contro l’attacco progressivo alla scuola, all’educazione e alla socializzazione dovrebbero partire dal fatto che essa è prima di tutto uno spazio pubblico e un bene comune. In tal senso prende forma il doposcuola di Casa Bettola, come luogo e strumento di rivendicazione di un modello di welfare ormai depauperato di socialità, inclusione, mutualismo, cooperazione e sostenibilità condivisa. Un’esperienza pratica che ci permette anche di riflettere, immaginare e progettare insieme.
Quest’anno vogliamo ripartire da dove ci siamo lasciati, dopo un primo anno di sperimentazione, per poter avviare un percorso più definito e strutturato. La finalità rimane la stessa: creare un supporto alle famiglie, le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi del quartiere in alcuni giorni della settimana, un punto di riferimento nel quartiere laddove i genitori, per motivi di lavoro o per altre esigenze, non riescono ad essere presenti, diventando così occasione di aggregazione e di socializzazione. Il progetto si prefigge di riuscire a dar vita ad una gestione dei tempi quotidiani più vicina alla dimensione umana del vivere, attenta alla cura di sé e dell’altro, per costruire una comunità solidale e aperta, radicata nel territorio.
Si tratta, quindi, di cercare di rispondere a un doppio bisogno. Da una parte ci sono le esigenze di genitori che si trovano sempre più in difficoltà nella gestione di equilibri precari, soprattutto ora che ci troviamo nel vortice di un periodo storico complesso contrassegnato dall’inflazione e l’economia di guerra. Dall’altra, si sente la necessità di fornire un supporto non solo didattico, ma soprattutto educativo per bambine e bambini, ragazze e ragazzi, all’interno di contesti inclusivi e valorizzanti, e non esclusivi come vediamo sempre più accadere a causa della privatizzazione e esternalizzazione dei servizi pubblici.
Dopo il primo anno di sperimentazione, il doposcuola di Casa Bettola riparte verso un nuovo anno di incontro, condivisione e mutualismo all’interno del quartiere. Scrivono in un messaggio diffuso in rete: “Cerchiamo volontarie e volontari per le giornate di lunedì e giovedì pomeriggio. Se volete fare parte del progetto contattateci al numero 340 0673238”.