Lunedì 14 settembre abbiamo ospitato la scrittrice Dieirdre Mask nel cortile di Casa Bettola, spazio autogestito di Reggio Emilia, per la presentazione del libro Le vie che orientano – sottotitolo Storia identità e potere dietro ai nomi delle strade -, edito da Bollati Boringhieri. Mask ha parlato di come il progetto di numerare è nominare le strade e ha spiegato come negli indirizzi ci sia una questione di identità, ricchezza, classe e soprattutto di potere. Abbiamo affrontato anche un altro tema: cosa significa non avere un indirizzo per le persone che vengono marginalizzate e a cui viene sottratto il diritto alla casa.
L’autrice ha raccontato di alcuni slum di Calcutta, luoghi fantasma la cui nascita avviene non a caso durante il colonialismo inglese e quanto la collocazione nello spazio possa servire a far emergere dall’anonimato sociale i suoi abitanti. Ci siamo confrontati a lungo su quanto nominare le strade sia un atto politico. Parlando degli Usa, abbiamo approfondito quanto sia importante, per un nuovo approccio politico, riportare al centro dell’analisi storica lo schiavismo e lo sterminio degli indigeni e quanto questo si riflette nelle città statunitensi e nei luoghi pubblici. A proposito di ciò, una delle pratiche del movimento Black Lives Matter, il movimento antirazzista andato oltre la comunità afroamericana, è quello di abbattere alcune statue dei confederali: ci siamo confrontati su come questa pratica spesso viene contestata come furia teppistica da una parte della stampa e non solo, e come invece possa essere un modo per cominciare a fare il conto con la storia e attivare processi di cambiamento.
Pensiamo, infatti, che i nomi degli edifici non siano soltanto tracce della storia ma segni intenzionali con i quali il potere afferma il suo diritto di definire il tempo storico e dello spazio pubblico. Insomma, non servono tanto a ricordare che delle persone siano esistite ma a celebrarĺe e proporle come modelli normativi, ideali a cui ispirarsi.
Alla luce di ciò, l’azione contro una statua, cambiare il nome di una strada, o ancora integrare con cartelli il vero significato di quei nomi possono essere definiti nuovi modi di interpretare la storia, oltretutto modi collettivi pubblici, incentivati dal basso, per riappropriarsi dei territori e costruire nuove relazioni sociali. Per questo il percorso degli Arbegnuoc Urbani di Reggio Emilia continua, nelle strade, nelle piazze e nei momenti di studio e approfondimento.