“Perché organizziamo feste in strada? Per tanti motivi. Prima di tutto per incontrarci con le famiglie e con il territorio, spiegare perché l’orto che abbiamo aperto al quartiere è ora chiuso, per raccontare cosa abbiamo fatto in quasi dieci anni di attività, per intessere insieme i sogni da realizzare domani, per dipingere con i bambini sulla strada la voglia di pace nel mondo, per chiedere che Via Mondovì diventi la prima strada scolastica del Municipio VII, per resistere con fantasia, per difendere l’allegria, per dire, e ripetere ancora una volta, che c’è bisogno – un bisogno impellente – di avere in città spazi di incontro e di gioia, senza prezzo, senza contagocce…”. Sembrano le parole di un manifesto delle scuole aperte e delle strade scolastiche. Invece è il racconto di Valentina Pescetti dell’associazione genitori ANITA Garibaldi di Roma, straordinaria esperienza che non vuole smettere di prendersi cura gratuitamente del Bene Comune Scuola

Venerdì 21 ottobre l’associazione di genitori ANITA Garibaldi (fb) ha realizzato un’altra giornata di festa in strada, davanti al plesso delle scuole primaria e dell’infanzia di Via Mondovì, a Roma (grazie anche al contributo della Regione Lazio e al sostegno del Municipio VII), come molte altre associazioni che hanno aderito #StreetsforKids in città di tutta Europa.
Perché organizziamo feste in strada? Per tanti motivi. Prima di tutto per incontrarci con le famiglie e con il territorio, spiegare perché l’orto che abbiamo aperto al quartiere è ora chiuso, per raccontare cosa abbiamo fatto in quasi dieci anni di attività, per intessere insieme i sogni da realizzare domani, per dipingere con i bambini sulla strada la voglia di pace nel mondo, per chiedere che Via Mondovì diventi la prima strada scolastica del Municipio VII, per resistere con fantasia, per difendere l’allegria, per dire, e ripetere ancora una volta, che c’è bisogno – un bisogno impellente – di avere in città spazi di incontro e di gioia, senza prezzo, senza contagocce.
Perché la costruzione della cittadinanza attiva, della consapevolezza, della partecipazione, dell’impegno attivo per la pace, per il clima, per crescere insieme, passa necessariamente per avere degli spazi.
Nella mia vita sono stata migrante economica. Privilegiata, in quanto lavoravo come cooperante all’estero, per contrastare la prostituzione minorile, per sostenere i sindacati di insegnanti e contadini, per costruire alternative insieme alle persone che vivono nelle e delle discariche. Vivevo insieme ad Andrea, architetto, che mi raccontava che le bidonville delle città dei paesi sfruttati (non poveri, bensì sfruttati) sono disegnate a tavolino per non avere spazi di incontro. “Niente strade e piazze con giochi e panchine”, si raccomandano sempre i governi dei paesi sfruttati, altrimenti la gente si incontra, si organizza, chiede una vita diversa, sogna un mondo migliore.
Noi, però, in Italia, anche se ora il presente è nero, abbiamo alle radici una storia e una consapevolezza che hanno generato il cambiamento. Se gli operai, le donne, gli studenti non fossero scesi in piazza, non avremmo i diritti che abbiamo ora, sul lavoro, sui corpi, sull’educazione.
Giorgio Gaber, del resto, ce l’ha cantato:
“C’è solo la strada
su cui puoi contare
la strada è l’unica salvezza
c’è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada e nella piazza”.
ANITA, dopo quasi dieci anni di impegno, dai primi di ottobre ha dovuto sospendere le attività nelle pertinenze della scuola. In questo mese abbiamo fatto una miriade di riunioni, incontri, comunicati, raccolte firme… tutto per poter continuare a prenderci cura gratuitamente del Bene Comune Scuola, che – è importante ricordarlo – non è fatto solo di muri, ma soprattutto di proposte educative e di relazioni, per tutti e tutte, non solo per i bambini e le bambine.
Venerdì 21 ottobre abbiamo provato anche a prenderci, per qualche ora, una strada, con fantasia e allegria, insieme alla cooperativa “Comici Camici” e grazie al sostegno di tantissime famiglie e realtà locali, inclusi i commercianti di zona.
Speriamo che presto il Consiglio di Istituto scelga di togliere la sospensione per le attività di ANITA e anzi firmare al più presto un Patto Educativo di Comunità insieme anche al Municipio (che è d’accordo). Presenteremo, nel frattempo, al Municipio, una richiesta di assegnazione di spazi, come se fossimo un’associazione esterna alla scuola, come se offrissimo servizi senza prenderci cura degli spazi, senza investirci tempo e risorse raccolte con fatica. Va bene, rinunciare a una questione di principio e pagare un affitto per costruire partecipazione è il “prezzo” per ottenere, nel nostro piccolo, la pace. Va bene. Attendiamo però con grande speranza la firma del Patto Educativo di Comunità, e poi l’approvazione del Regolamento Comunale per l’amministrazione condivisa dei Beni Comuni, sostenuto dagli assessori Andrea Catarci e Sabrina Alfonsi. Un grande passo di civiltà e valorizzazione dell’impegno dei cittadini. Intanto che aspettiamo, però, ci diamo da fare, con fantasia, collegando la nostra piccola esperienza ai bisogni di tutta l’umanità – la Pace innanzitutto – e del nostro caro vecchio pianeta.