Chissà se quando si ragiona di dispersione scolastica si ha la consapevolezza di percorsi scolastici interrotti da adolescenti aggravati da condizioni di salute invalidanti che non trovano comunità scolastiche attente. Chissà se la “Settimana di azione contro il razzismo” in corso, appuntamento tradizionale dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a Difesa delle Differenze (UNAR), saprà mettere al centro anche questa realtà. Chissà se la lettera scritta dai genitori di Sofia – una ragazza di 18 anni con una patologia neurodegenerativa, che ha lasciato la scuola al suo ultimo anno per i comportamenti bullizzanti di alcuni adulti – contribuirà a pensare in modo diverso. In coda alcuni incontri a proposito di percorsi educativi di inclusione e solidarietà

Al Dirigente scolastico
Buonasera, ci troviamo con rammarico a scrivere questa lettera con l’unico intento di “ringraziare” la scuola per la bella lezione fornita a nostra figlia.
Nessuno, o comunque molto pochi di voi, hanno voluto tenere in considerazione quale possa essere lo stato emotivo di un adolescente con una diagnosi di malattia neurodegenerativa. “Le malattie neurodegenerative sono condizioni incurabili e debilitanti che comportano la progressiva degenerazione e/o morte delle cellule nervose. Questo provoca problemi di movimento (chiamati atassie) o di funzionamento mentale (chiamate demenze)” (rif. Neurodegenerationresearch.eu”). Questo significa, per un essere umano, non avere mai la certezza di cosa succederà domani al proprio corpo e non avere la certezza, nel caso di nostra figlia, di non sapere, la mattina quando si sveglia in quale stato possano essere le sue gambe e le sue mani.
Avevamo scelto questa scuola in quanto, trattandosi di scuola di quartiere, avevamo la convinzione che il personale docente e non docente potesse essere accogliente, ma purtroppo questo non si è verificato.
Ci siamo trovati soltanto in un’occasione a denunciare un’ingiustizia e una mancanza di rispetto nei confronti di nostra figlia, quando l’insegnante di educazione fisica ci chiese di fare l’esonero per lei durante la sua ora; sarebbe stato carino fotografare il neurologo che ha in cura nostra figlia quando le abbiamo raccontato l’accaduto… voleva scrivere lei alla scuola!
Purtroppo non abbiamo denunciato altre decine di piccole cose che hanno portato nostra figlia a non credere più nell’istituzione scolastica; di seguito solo pochi esempi:
- Durante la gita in Sicilia, l’insegnante accompagnatrice ha chiesto alle ragazze della classe di assistere il ragazzo disabile in quanto lei era sola con gli alunni, le ragazze hanno eseguito quanto richiesto dall’insegnante per ritrovarsi poi in ritardo rispetto al gruppo e sentirsi anche apostrofate dall’insegnante sul ritardo, con tanto di richiesta di essere più veloci (cosa molto complessa con una malattia neurodegenerativa). Ovviamente le ragazze si sono difese da questa richiesta e sono state tacciate di maleducazione. Ci chiediamo: ma l’insegnante lo sa che la responsabilità di tutti gli alunni è la sua quando vanno in gita? Forse la scuola dovrebbe valutare che in una classe con più di una disabilità dovrebbe mandare almeno due insegnanti come accompagnamento in una gita.
- L’insegnante di educazione civica ha sostenuto, durante le lezioni, che le femmine che si vestono in modo succinto attirano su di loro la possibilità di una violenza, questa scuola sta facendo tornare molto indietro il pensiero sociale.
- La collaboratrice scolastica, che ci piace chiamare bidella visto che questa scuola porta indietro nel tempo, ha chiamato la ragazza come “Quella zoppa”. Peccato non aver indicato alla ragazza di girare sempre con un registratore acceso perché ci sono gli estremi per una denuncia.
- Ultima nel tempo: la coordinatrice di classe che il 12/03/2025 ha fatto cadere l’astuccio aperto sul banco di nostra figlia che, con evidente impaccio motorio, non potendo stare chinata per non perdere l’equilibrio, è costretta a sedersi per terra per raccogliere tutte le penne rotolate per la classe. L’insegnante in questione non solo non ha chiesto scusa, cosa che noi insegniamo a nostra figlia di fare sempre, se crea un disagio a qualcun altro, ma non si è neanche proposta di aiutarla nel raccogliere le cose. Questo tipo di comportamento da parte di una insegnante purtroppo fa da lezione a tutti i ragazzi e ragazze e quindi nessuno si è offerto di aiutare in quanto, se non lo fa l’insegnante, loro si sentono legittimati a non farlo. Questi comportamenti da parte degli Educatori fanno solo faticare ancora di più i genitori nell’educazione di base che tutti noi dovremmo avere. Inoltre, come se non bastasse, l’insegnante aveva stampato sul viso un sorrisetto ironico che ci sembra molto inadeguato.
Ci sentiamo frustrati da questi comportamenti umilianti nei confronti di nostra figlia, ma soprattutto siamo arrabbiati e avviliti anche per i ragazzi e le ragazze che continueranno a frequentare questa scuola e che dovranno subire tali comportamenti dalle persone che invece dovrebbero insegnare l’educazione e il rispetto oltre alle materie scolastiche. Vi invitiamo con attenzione a pensare: “E il figlio fosse il mio?”.
Signori, siamo nel 2025, era dell’intelligenza artificiale, seppur in un territorio difficile; per essere Educatori bisogna creare empatia con tutto il gruppo classe, anche e soprattutto con quelli meno fortunati, non basta spiegare la storia e la geografia. Speriamo che il tempo che perderete per leggere questa mail vi sia utile per migliorare voi stessi!
Vi ringraziamo ancora per aver regalato a nostra figlia un’altra bellissima pagina di vita, non bastassero già le difficoltà donate dal fato.
[I genitori di Sofia]

