Non è vero che non ci sono alternative agli spot repressivi come il decreto Caivano. E non è vero che la creazione di territori diversi dipende dall’alto oppure da eroi. «L’utopia per le strade: i carnevali del Gridas», meritoriamente tornato nelle librerie in questi giorni, capovolge quella narrazione ricostruendo una storia meravigliosa cominciata a Scampia quarant’anni fa con i murales di Felice Pignataro, con il carnevale popolare che coinvolge scuole e associazioni del territorio e che nel tempo si è legato ad altri carnevali di quartiere di Napoli, con le murgas di molte città che portano il mondo e la musica nelle strade. Un testo straordinario ricco di interventi e fotografie nel quale si parla dei senza potere e della loro imprevista gioia di vivere, ma anche di comunità pensate “non più sull’accumulazione del denaro ma sulla condivisione, non più sulla sopraffazione ma sulla fratellanza…”. L’introduzione alla ristampa scritta da Mirella La Magna, promotrice insieme a Felice Pignataro, Franco Vicario e altri del Gridas
Era il 16 novembre 1998 quando Felice presentò il suo libro sui Carnevali del Gridas (Gruppo risveglio dal sonno) L’Utopia per le strade. I Carnevali del Gridas: come e perché mascherarsi all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici nello storico palazzo Serra di Cassano a Napoli. Allora non esistevano le produzioni dal basso. Il libro lo avevamo stampato in proprio senza sottoporci alla snervante ricerca di un editore, come era successo per il primo libro sui murales: L’Utopia sui muri. I murales del Gridas: come e perché fare murales, nel 1993. Evidentemente le nostre utopie non erano condivise nel mondo della carta stampata. Non avevano trovato nessun editore disposto a “rischiare”.
E invece quel libro la comunità di amici e compagni della nostra avventura di vita lo aspettava con ansia per ritrovarcisi, provare con fotografie, disegni, parole che esistevamo e a dispetto di tutto riuscivamo a raccontarle quelle utopie e a trasformarle giorno dopo giorno in possibili realtà.
Da quel giorno sono passati quasi venticinque anni. Tante cose sono cambiate.
C’è stato quel 16 marzo 2004 in cui abbiamo dovuto congedarci da Felice, accettare che da quel momento avremmo dovuto scoprire un nuovo modo di sentircelo vicino ed era quello di continuare a percorrere la stessa strada intrapresa con lui perché era lì che lo avremmo trovato. Sempre. E abbiamo continuato. Tutti. Io, i figli, gli amici di sempre.
Abbiamo continuato a ritrovarci agli appuntamenti importanti, quelli che riguardano i destini del mondo, non delle singole persone o delle singole famiglie. A cominciare da quella prima manifestazione a Roma il 20 marzo 2004, l’anniversario dell’inizio della II Guerra del Golfo con tutti gli amici raccolti intorno allo striscione “Il rullante di Felice continua a scandire i ritmi delle lotte per la libertà”.
Abbiamo continuato.
Il Gridas ha mantenuto la sua sede storica difesa strenuamente contro chi pensava di poterne fare altro uso, ora che era venuta a mancare la colonna portante. Non avevano capito che quella colonna manteneva tutta la sua forza propulsiva e che le associazioni nate, alcune, alla sua ombra, stavano assumendo una forza nuova, quella del figlio che sa di poter contare solo sulle sue forze e riesce a trovarle in sé, perché è là che chi ha coltivato ha riposto il seme che diventerà albero forte e ricco di frutti.
E abbiamo continuato i Carnevali, perché lui ci aveva insegnato non solo l’uso delle mani, ma anche la tenacia e l’urgenza di non mollare e di mantenere gli impegni, perché siamo tutti pietre indispensabili a renderne stabile la costruzione.
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Così quest’anno siamo arrivati al 40° carnevale. Non ci siamo fermati mai. Nemmeno il Covid ci ha bloccati: nel 2020 siamo riusciti a fare il nostro corteo giusto prima dei divieti di libera circolazione e nel 2021 ci siamo inventati il cad (Carnevale a distanza) con ogni gruppo che si è fatto un video, messo poi in rete. E il titolo, quanto mai appropriato, era: “È obbligatorio l’uso della maschera”.
Ma quello che è ancora più straordinario è che siamo cresciuti. Tanto. Il Carnevale del Gridas è diventato Carnevale di Scampia e sono nati carnevali di quartiere in altre zone di Napoli, con i quali ci colleghiamo in un unico grande carnevale sociale.
La nostra banda striminzita (rullante, grancassa e piatti) nata “per far rumore” si è arricchita di un’infinità di murgas arrivate da varie città italiane ed estere grazie alla contagiosità della nostra banda locale – la BandaBaleno (fb) – che ha saputo creare contatti con altre realtà simili venute a Scampia una volta e tornate ancora e ancora …
E allora l’idea. Ristampiamo L’Utopia per le strade ampliandolo col racconto di questo ultimo ventennio, diciamolo a tutti che insieme si può e
si cresce e si è felici. Sempre. E soprattutto non si muore. Mai.
DOVE ACQUISTARE IL LIBRO:
«L’utopia per le strade: i carnevali del Gridas, come e perché mascherarsi. 40 anni di Corteo di Carnevale di Scampia» è edito da Marotta&Cafiero e si può acquistare in qualsiasi libreria di tutta Italia. “Noi consigliamo sempre il rapporto diretto con le librerie di zona – scrivono quelli del Gridas – A Napoli, i libri sono disponibili presso La Scugnizzeria, la Bottega del mondo Cooperativa ‘E Pappeci e l’Officina Flegrea. Alcune copie sono disponibili anche ai banchetti di SMK Factory, nostri compagni di viaggio”. Sul sito del Gridas è anche possibile scaricare il pdf del libro ristampato (35 MB), è anche presente in alta definizione sulla piattaforma indipendente Openddb.it.
“Ci sono libri più seri del nostro sul carnevale, le sue origini, le tradizioni popolari… Noi vogliamo proporre un carnevale con un particolare significato: ipotizziamo un cambiamento della società attraverso le maschere e i simboli… continuando nella festa la lotta politica di ogni giorno: di quelli senza potere contro chi usa il potere per opprimere… Restituiamo a tutti il coraggio e la gioia di vivere, per stimolarli a lavorare insieme, a rifondare la società su nuove basi: non più sull’accumulazione del denaro ma sulla condivisione, non più sulla sopraffazione ma sulla fratellanza, non più sulla diffidenza ma sulla solidarietà…” (dal capitolo “Perché questo libro” estratto da L’Utopia per le strade)