
Il nuovo decreto legge per il contrasto al “disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile”, approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri, è fortemente caratterizzato da misure sanzionatorie e punitive. Da diversi anni in collaborazione con Libera Piemonte, Acmos ha dato vita a Torino al progetto “Anduma”, rivolto ai ragazzi e alla ragazze tra i sedici e vent’anni, sottoposti a procedimento penale da parte dell’Autorità giudiziaria minorile e impegnati in un percorso di riparazione.
Piero Bellino, educatore del progetto, in un’intervista rilasciata a la Repubblica, a proposito del nuovo decreto, ha spiegato come ci sono sempre di più «contesti familiari difficili, povertà, abbandono degli studi», ma che allo stesso tempo si rischia di alimentare uno stereotipo: è vero che alcuni minorenni non hanno una famiglia alle spalle ma tanti altri sì. E non tutti arrivano dalle periferie. «Si tratta di ragazzi accomunati da una profonda sofferenza, che decidono di unirsi in mancanza di alternative… Per crescere adulti sani e offrire loro una vita diversa la soluzione non sta in misure repressive, che creano soltanto ulteriore dolore…».
“Anduma”, che in dialetto piemontese significa “andiamo”, è un progetto diffuso in tutta Italia: i ragazzi e le ragazze che devono scontare il periodo di “messa alla prova”, cioè la sospensione del processo e l’affidamento ai servizi sociali per un cammino di crescita (che se va a buon fine estingue il reato) sono coinvolti in un percorso di antimafia sociale. Acmos, impegnata anche in un importante percorso di scuola aperta partecipata con diverse scuole superiori di Torino, insieme a Libera Piemonte hanno raccontato in un video il progetto “Anduma”.
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