Quando ci sono esperienze che nei piani bassi della società cominciano a trasformare i territori e a ricostruire le relazioni sociali, coinvolgendo tante persone comuni, ci si chiede come farle germogliare in altri contesti. Qualcuno di quelle esperienze deve girare come una trottola per spiegare come si fa? Si delega alle istituzioni quel compito? Si devono inseguire i grandi media per avere visibilità? Si costruiscono reti? In realtà spesso quei percorsi sono di ispirazione per altri (alcuni preferiscono l’espressione “sono generativi”) prima di tutto in modo imprevisto e leggero e proprio per questo capace di portare buoni frutti. Accade ad esempio con l’esperienza Scuola Aperta Partecipata nata del quartiere Sant’Elia di Brindisi – da un gruppo di genitori, la cooperativa Legami di comunità e l’IC Sant’Elia-Commenda -, chiamata sempre più spesso a raccontarsi in altri territori della città. Gustavo Esteva, richiamando Foucault, qualche anno fa spiegava come in tutto il mondo ci sono pezzi di società in movimento che hanno imparato a «commuovere»: «Con-muovere è una bella parola, suppone di muoversi con l’altro, come in una danza, e farlo con tutto, con il cuore e con lo stomaco, cioè con l’intero essere, non solo con la testa. La conmocion agisce per contagio…»
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Due incontri diversi promossi nell’arco di pochi giorni con uno stesso obiettivo: conoscere meglio e promuovere i principi e le pratiche delle Scuole Aperte Partecipate in due quartieri di Brindisi, quello che circonda l’istituto comprensivo Paradiso Tuturano e quello dove ha sede l’istituto comprensivo Santa Chiara. Genitori e insegnanti delle due scuole hanno ospitato i genitori di Scuole Aperte Partecipate del quartiere Sant’Elia (percorso in rete con altre tredici città). Scuola e comunità si muovono per dare vita a nuovi modi di vivere e condividere.
Paola Meo di Legami di comunità, la cooperativa che accompagna l’esperienza dei genitori di Sant’Elia, ha raccolto alcuni punti di vista alla conclusione di uno di questi importanti appuntamenti.
[Claudia] È stato un incontro molto interessante, stimolante dal punto di vista umano, in grado di favorire lo scambio di idee e interessi. In realtà è stato soprattutto un incontro tra donne attive e caparbie, capaci di fare grandi cose.
[Teresa] L’erba del vicino è sempre più verde. Lo pensano in tanti a Brindisi quando scoprono le vicende del progetto Scuole Aperte Partecipate promosso a Sant’Elia. Di sicuro oggi è un’esperienza “verde”, florida, con i fiorellini che spuntano qua e là, con quel bell’albero a fare ombra a quella panchina, ma pochi sanno come fosse prima. C’erano chiazze di erbacce e quella panchina era un rudere… Nasce allora una domanda: per cominciare a cambiare lo stato delle cose è necessario affidarsi a degli esperti? Nel nostro caso possiamo rispondere con un sì e con un no: noi ci siamo prima di tutto guardate attorno e anche dentro, ognuna di noi – siamo per lo più donne ad alimentare questo progetto – aveva doti che sottovalutava e con il supporto di chi ci è passato prima di noi per esperienze analoghe ci siamo messe all’opera… Per questo qualsiasi altro “giardino” ha delle possibilità: nel preciso momento in cui un gruppo di persone decide di prendersene cura, di riconoscere e proteggere la sua unicità, di impegnarsi “anima e core”, sta offrendo una grandissima possibilità di cambiamento, in quel momento ha già cominciato a vivere il territorio e la scuola in modo diverso.
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[Valentina] A volte sembra impossibile che il progetto Scuole Aperte Partecipare abbia già fatto tanta strada in così poco tempo. Certo, è stato difficile, a volte ostacolato, quasi sempre in salita. Tuttavia presentare ciò che siamo e quello che facciamo oggi è facile: si tratta di raccontare nient’altro che un’opportunità colta, una storia di protagonismo e di riscatto importante: il sogno di una comunità che agisce, si sostiene e prima di tutto ascolta.
[Florinda] “Costruire ricordi”: è questo quello che rispondo quando mi si chiede di spiegare cosa sia il progetto Scuole Aperte Partecipate. Noi adulti tendiamo sempre ad essere pratici, razionali ma alle volte anche tanto superficiali. I bambini no: loro vivono sempre i dettagli, respirano le sfumature e quando i genitori riescono a comprendere la magia di condividere il tempo lasciandosi guidare dall’entusiasmo dei propri figli, insieme danno vita alle favole. È così che si costruiscono i ricordi. Sulla base di queste percezioni vissute all’interno di un laboratorio nascono le mie idee e arrivano gli stimoli necessari per l’incontro successivo. Osservo tanto, ascolto con attenzione, mi confronto con chi può essere d’aiuto a sviluppare e realizzare l’idea al massimo in modo tale da avere l’impatto emotivo corretto. Imparo da chi è migliore e ho la fortuna di collaborare con persone con diverse competenze che si rapportano a me “alla pari”. Non sono mai protagonista unica di ciò che mi frulla per la testa, lascio spazio ai genitori e ai bambini di prendere l’idea e renderla propria: questo passaggio per me è fondamentale.
[Emanuela] Le opportunità di fare grandi cose nascono quando insieme ci si confronta in profondità su nuovi modelli educativi e su nuovi modi di condivisione. È sempre una bella esperienza conoscere nuove persone e scoprire competenze e capacità, ti senti carica, motivata a fare grandi cose.