Una ricerca europea ha seguito per la prima volta dalla gravidanza e fino all’età scolare dei bambini, circa 2.000 donne per arrivare a identificare un complesso sistema di inquinanti associati a un ritardo nello sviluppo del linguaggio nei bambini. Ma per i grandi media e la politica istituzionale, considerando il gigantesco interesse delle corporation, la relazione tra ambiente e infanzia resta un tema molto scomodo. È a livello dei territori che occorre agire per ripensare in profondità quella relazione
![](https://comune-info.net/wp-content/uploads/2022/06/285134646_7509282539143131_4863059968811764601_n.jpg)
Ambiente e infanzia restano argomenti centrali su cui ragionale alla luce delle recenti acquisizioni scientifiche, poco permeabili da un’informazione mediatica generalista e da una politica che li mette sotto traccia o completamente fuori obiettivo. Vengono messi “sotto traccia” e fuori obiettivo a tutto vantaggio delle potenti aziende industriali che con le complicità che discendono da una libertà di obblighi etici e regolamentativi, si garantiscono la loro entrata in ogni sistema sociale/formativo/sanitario/economico, da quello dell’istruzione, al marketing pubblicitario rivolto all’infanzia e all’adolescenza, fino al settore farmaceutico, esponendo bambini e bambine a elevati rischi di salute, sfruttamento e manipolazione.
Proviamo a ragionarne qui – come nel precedente articolo Sulla linea di un cerchio – attraverso la recente ricerca scientifica pubblicata sulla rivista ScienceDaily a seguito dello studio europeo quinquennale EDC-MixRisk (guidato per l’Italia da Giuseppe Testa, professore di biologia molecolare Università degli Studi di Milano e direttore del Centro di Neurogenomica dello Human Technopole presso l’Istituto Europeo di oncologia). Uno studio, finanziato dall’Unione Europea, al quale hanno partecipato anche altri ricercatori della Statale di Milano e che è stato condotto in collaborazione fra università e centri di ricerca svedesi (Università di Uppsala, Università di Karlstad, Università di Göteborg, Karolinska Institutet, Università di Lund, Università di Stoccolma, Università di Örebro), italiani (Università degli Studi di Milano, Istituto Europeo di Oncologia e Human Technopole), francesi (CNRS/Muséum d’histoire Naturelle), finlandesi (Istituto finlandese per la salute e il benessere – THL), tedeschi (Università di Lipsia), greci (Università nazionale capodistriana di Atene), britannici (Università di Edinburgo) e statunitensi (Icahn School of Medicine at Mount Sinai, New York). La scienza ci dimostra che l’Unione Europea quando decide di scegliere e orientare la sua politica verso questioni di urgenza planetaria, riesce anche a raggiungere degli obiettivi.
Sono state seguite dalla gravidanza e fino all’età scolare dei bambini, circa 2.000 donne per arrivare a identificare un complesso sistema di inquinanti (bisfenolo, perfluorurati, ftalati) presenti nel sangue e nelle urine delle gestanti e associati a un ritardo nello sviluppo del linguaggio nei bambini all’età di trenta mesi. I livelli critici di questo mix alterano la regolazione dei circuiti endocrini e dei geni coinvolti nell’autismo e nella disabilità intellettiva. I risultati di questi studi hanno permesso di sviluppare nuovi metodi di valutazione del rischio, specifici per il mix di sostanze ed è emerso come fino al 54 per cento delle gestanti fossero state esposte a un aumentato rischio di ritardo del linguaggio nei nascituri. (Agonb).
Quel ritardo nel linguaggio
L’insieme delle sostanze chimiche ambientali cui siamo continuamente esposti, dunque, interferisce sul nostro sistema endocrino, incrementando il rischio di deficit neurologico nei nascituri, in particolare un ritardo nel linguaggio. Anche questo ulteriore lavoro scientifico contribuisce a dare una radicale revisione delle politiche nazionali e internazionali di valutazione del rischio, finora basate sull’esame di singole sostanze e non sul loro potenziale di pericolosità considerata complessivamente nel loro mix aggregante. Nel 2005 Rowan Holland, bambino di un anno di età, divenne noto per essere testato alla ricerca di agenti chimici industriali. Le ricerche dimostrarono che il livello di agenti chimici industriali presenti nel corpo di Rowan era sette volte superiore a quello dei genitori. I test che seguirono sui bambini dimostrarono che quel risultato era una verità e che generazione dopo generazione, i bambini accumulavano nel corpo quantità più elevate di agenti chimici industriali rispetto ai loro genitori.
Ora se consideriamo che i composti chimici sono presenti in un’ampia quantità di prodotti immessi nel mercato (gli ftalati, ad esempio, si trovano in molti giochi dei bambini, palle, pupazzi, giochi morbidi, zainetti, astucci, portavivande, scarpe per bambini, sandali di plastica, prodotti per l’igiene personale…) non solo di derivazione dalle plastiche, e che entrano nel nostro corpo ordinariamente attraverso ciò che mangiamo e attraverso ciò che respiriamo o ciò che usiamo abitualmente, diventa comprensibile quanto sia alta e ordinaria la nostra esposizione verso un rischio che se pur accertato, rimane non facilmente identificabile, specie se riferito all’infanzia, se non grazie alle ricerche scientifiche che richiedono una storicità temporale prolungata oltre che lo stanziamento di fondi adeguati. Inoltre se nel processo di produzione e commercializzazione il parametro delle sostanze inquinanti è nel limite consentito, non possiamo dire la stessa cosa se valutiamo la somma degli inquinanti a cui siamo esposti, specie se ci riferiamo alla vulnerabilità dello sviluppo dei bambini e ai rischi progressivi, conseguenti sul loro stato di salute.
Lo studio preso in considerazione ha permesso di testare in ambito epidemiologico l’insieme delle sostanze chimiche cui siamo esposti, apportando così una visione più corrispondente ai piani di realtà valutata e analizzata. Era quindi essenziale verificare la possibilità di una strategia alternativa di valutazione del rischio, che consentisse di testare in ambito epidemiologico e sperimentale i mix di sostanze cui siamo di fatto esposti. Il progetto EDC-MixRisk ha dato una risposta a questa esigenza.
![](https://comune-info.net/wp-content/uploads/2022/06/284962943_7509283682476350_6097636399475781300_n.jpg)
Sulla base di questi dati i ricercatori del SELMA hanno poi diviso lo studio in tre fasi e studiando la regolazione neuroendocrina, hanno osservato le alterazioni e i geni responsabili di disabilità intellettiva e autismo per poi fornire una valutazione finale dei rischi.
Il perclorato, ad esempio, che è un perturbatore ormonale, è molto diffuso nell’ambiente e nel latte materno a livelli elevati tanto da determinare effetti sulla tiroide nei bambini, esponendoli a danni permanenti.
Questo lavoro pone quindi le basi scientifiche per una radicale revisione delle politiche nazionali e internazionali di valutazione del rischio, finora basate sull’esame di singole sostanze e non delle loro miscele aggregate.
L’obiettivo delle corporation
Ora mettiamo in relazione le ricerche scientifiche con quel piano di realtà economica industriale che immette sul mercato una quantità incontrollata di sostanze inquinanti e prodotti chimici altamente nocivi e tossici. Pensiamo ad esempio al delivery food e a quanto sia aumentato proprio in questi due anni di pandemia, il consumo di cibo a domicilio. Con l’inevitabile conseguenza di impatti ambientali a catena, come l”uso ordinario che si trasforma in abitudine alimentare di cibo spazzatura e all’incognita di come gli alimenti vengano preparati, cucinati e alla fine impacchettati in imballaggi di plastica pronti per le consegne. Siamo passati dal fast lunch allo street food al delivery food. Quale sarà la prossima mossa di mercato è lasciata alla nostra immaginazione che poggia su dati reali anche storicamente conosciuti e recentemente accertati, dopo i due anni di pandemia: i tassi di insicurezza alimentare erano già alti per le questioni del cambiamento climatico e delle diffuse disuguaglianze. La pandemia ha provocato un picco della denutrizione, sia su scala regionale che su scala globale, legato primariamente alla perdita del lavoro e alla riduzione delle ore lavorate nel lockdown. Queste proiezioni verso il 2030 tenderanno ad aggravarsi.
Per ritornare agli effetti di un mercato industriale e alle sue strategie di profitto, facciamo degli esempi: la Bayer, mentre sosteneva i movimenti di giovani ambientalisti, produceva pesticidi, il bisfenolo A, il fosgene e altre sostanze chimiche tossiche. La Pepsi e Domino’s Pizza pubblicizzavano il riciclo mentre producevano contenitori che rappresentavano le principali fonti di rifiuti ambientali. Mc Donalds promuoveva la difesa di specie animali in via di estinzione mentre abbatteva le foreste. L’elenco sarebbe lungo. Marketing e branding si stringono la mano nell’intercettare le emozioni dei bambini e nell’individuare le strategie più efficaci per raggiungerle. Scompare la distinzione tra venditore e consumatore bambino che diventa direttamente veicolo pubblicitario di sostegno al marketing. Le aziende che fanno grossi investimenti nella ricerca delle scienze sociali e comportamentali, conoscono bene come definire l’identità di un prodotto e di un marchio affinché diventino segni simbolici e funzionali nei quali bambini e adolescenti possano riconoscersi, diventando al contempo fruitori, estensori e diffusori del marchio stesso, una specie di inconsapevole e innocente panopticon vivente.
Inserire il prodotto nel mondo segreto e più intimo del bambino e dell’adolescente, occupando quello spazio attraverso l’esercizio di un potere manipolatorio e pervasivo: questo è l’obiettivo delle corporation. La dipendenza dal consumo e dal marketing come forma persuasiva identitaria e sociale, influenza la crescita evolutiva, il benessere e la salute delle bambine e dei bambini, assimilando il mondo bambino al mondo adulto, mutilandone le autentiche identità culturali e filogenetiche. Da qui la consapevolezza e l’urgenza di mettere in campo ogni azione legislativa, normativa, politica, ma soprattutto culturale e sociale per decommercializzare le scuole di ogni ordine e grado e ogni luogo istituzionale, educativo e formativo rivolto a bambini e adolescenti.
Scrive Fernando Savater in Etica per un figlio:
“non possiamo decidere noi ciò che ci succede, possiamo scegliere cosa fare di fronte a quello che ci succede… la moralità risulta soprattutto caratterizzata come autonomia, capacità di non sottomettersi…”.
PER APPROFONDIRE:
- Rivista “Millennium” marzo 2022.
- Rivista “Le Scienze” maggio 2022.
- Insalutenew.it 17 febbraio 2022 “Deficit dello sviluppo neurologico e ritardo nel linguaggio: sotto accusa le miscele di sostanze chimiche”.
- Joel Bakan “Assalto all’infanzia” prefazione di Chiara Saraceno – serie bianca Feltrinelli, 2011.
- Giovanni Fiorentino “Il sogno dell’immagine” – Meltemi editore 2019.