Ogni mattina migliaia di bambini e bambine che hanno cominciato la prima elementare indossano la mascherina ed entrano in aula. Restano lì otto ore, per lo più seduti: non possono andare in mensa, non possono andare in palestra, pochissimi fortunati vanno per qualche minuto in cortile ma sempre con la mascherina. Non possono neanche condividere una matita con il compagno accanto, con il quale del resto non è facile comunicare con la mascherina. E anche per la merenda restano seduti al banco. Eppure gli insegnanti hanno il vincolo vaccinale. Eppure i dati dimostrano che l’apertura della scuola non incide nell’aumento della diffusione del contagio, per altro in evidente riduzione da alcune settimane. Eppure è noto che i bambini e le bambine si ammalano molto meno e veicolano meno degli adulti il Covid. Un appello
Il premier Draghi ha giustamente ricordato, pochissimi giorni fa, che la situazione è fortemente migliorata, che possiamo incominciare a sperare che la fine sia finalmente in vista. Resta però da capire come mai queste considerazioni non creino alcuna ricaduta sulla scuola. Le restrizioni persistono nello stesso modo rispetto alla fine dello scorso anno scolastico. È perlomeno una condizione strana visto che gli insegnanti sono sottoposti al vincolo vaccinale esattamente come il personale sanitario. Anche la vaccinazione fra i minori della fascia 12-18 anni ha raggiunto l’80 per cento, una cifra considerevole e inaspettata.
L’opinione pubblica ha scarsissima consapevolezza delle restrizioni a cui gli alunni e i loro genitori sono sottoposti a scuola.
Provo a farne un elenco, benché puramente esemplificativo essendo tantissime:
- Nonostante la continua igienizzazione delle mani, il materiale didattico non può essere condiviso né fra i bambini, né fra i ragazzi, creando situazioni grottesche dove addirittura gli insegnanti non possono consegnare materiale didattico ai propri alunni.
- Onde evitare contatti le scuole sono state spogliate di ogni sorta di mobilio e materiale scolastico. Gli alunni non possono lasciare nulla a scuola pertanto si ritrovano a dover portare avanti e indietro, casa-scuola e scuola-casa, i loro pesantissimi zaini. Un peso che ha raggiunto – sia per i bambini delle Primarie sia per gli studenti delle Secondarie – una misura davvero significativa che va dai 10 ai 15 chili.
- Per poterle utilizzare, le palestre andrebbero costantemente sanificate, ma questo avviene molto raramente col risultato che in palestra non ci si va negando quindi agli alunni il diritto all’esercizio fisico che è indispensabile per poter vivere la scuola con motivazione
- L’intervallo ha restrizioni particolarmente curiose: nel caso in cui lo si faccia in aula – cosa imminente visto l’arrivo dell’inverno -, occorre tenere la mascherina; nel caso in cui si possa uscire – come succede in alcune Regioni che hanno sempre un clima tiepido, basta pensare alla città di Roma – gli alunni dovranno tenere la mascherina nel momento in cui si avvicinano. Pertanto, in cortile non sarà possibile giocare avvicinandosi perché in quel momento la mascherina va mantenuta. Risultato: anche fuori si dovrà tenere la mascherina, indicazione che non esiste neanche più nelle disposizioni generali. Si crea pertanto a scuola una sorta di bolla che fa riferimento a norme che nel resto della popolazione risultano superate.
- I colloqui con le famiglie sono un altro capitolo piuttosto originale, occorre farli a distanza. Abbiamo in Italia un buon 20 per cento di bambini stranieri e, in alcune Regioni, un 40 per cento. Immaginiamo la difficoltà di tante famiglie di potersi collegare con le maestre. Non solo: lasciando i colloqui sul monitor viene meno quella dimensione relazionale che aiuta tantissimo a spiegarsi, ad avere uno sguardo sull’alunno che non sia freddo e distaccato. Lo smartworking è stato sospeso negli uffici pubblici, nei colloqui con i genitori no.
- Le mascherine sono un argomento quasi intoccabile, ma resta il mistero della prima elementare. Come mai alla Scuola dell’Infanzia i bambini di 6 anni non devono – giustamente – indossare le mascherine che compaiono invece due mesi dopo, quando questi stessi bambini si ritrovano in prima elementare? Senz’altro, il contatto fisico è molto più promiscuo alla Scuola dell’Infanzia che non alla Scuola Elementare dove i banchi consentono di mantenere una buona distanza. Il buonsenso dovrebbe prevedere di abbassare la mascherina quando sono al banco dove le distanze sono stabilite da ferree regole, spesso anche più rigide di quelle che si usano al ristorante o al bar. La scuola non consente ai bambini di 6 anni di rimanere senza e anche la merenda va consumata al banco togliendo la mascherina giusto il tempo di mangiare.
- L’anno scorso poteva avere senso mantenere le mascherine per le maestre dell’Asilo Nido ma quest’anno tutto il personale scolastico è vaccinato. È pericoloso che un neonato di sei mesi – che rimane al Nido anche 6-8 ore, se non 10 – non possa disporre del volto della sua maestra in una fase così importante della vita sotto il profilo dell’attaccamento affettivo, educativo e di crescita. Si tratta di danni che attualmente non sono esattamente né registrabili né monitorabili, ma che resteranno nella vita di questi bambini.
Mi appello pertanto al primo ministro e al ministro dell’istruzione, ai tecnici delle varie commissioni governative ad avere uno sguardo benevolo verso i nostri bambini e ragazzi, gli alunni e le loro famiglie. Come in tutta la società si stanno allentando le restrizioni occorre che avvenga anche nella scuola, gradualmente e progressivamente. Non c’è bisogno di togliere tutto, ma appare originale non togliere nulla. La scuola è l’unica Istituzione che mantiene restrizioni così ferree che ricordano non certo una comunità scolastica di persone in carne e ossa, ma ricordano, senza mezzi termini, le stesse prescrizioni presenti negli ospedali, se non di più.
Mi permetto di ricordare che il concetto di salute, specialmente in età evolutiva, non può essere circoscritto alla protezione da un singolo virus, ma soppesato sull’integrità complessiva della crescita. Rischiamo di trovarci una generazione protetta dal virus, ma colpita da più gravi conseguenze sul piano mentale, sul piano emotivo e sul piano educativo. La scuola non è un focolaio. Questa constatazione non appartiene a scienziati di minoranza, ma alla considerazione scientifica generale acquisita e riconosciuta. Quali sono i motivi che fanno persistere il governo nelle restrizioni sui più piccoli e sulle scuole, creando condizioni di malessere che rischiano davvero di andare oltre la pandemia e la sua fine? I bambini, i ragazzi, le scuole, le famiglie, gli insegnanti meritano ben altra attenzione.
Pubblicato sul Corriere.it e qui con l’autorizzazione dell’autore. Altri articoli di Daniele Novara, pedagogista e fondatore del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti, sono leggibili qui